Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea «Già a sei anni vinceva partite contro di me»

«Già a sei anni vinceva partite contro di me»

Mauro Costalonga parla del figlio Riccardo, il “principe degli scacchi” cresciuto a Cuneo

0
618

Dopo il grande successo mondiale e la recente incoronazione ai Gol­den Globe della miniserie Net­flix “La Regina degli scacchi” (“The Queen’s Gambit”), l’interesse verso il “nobil giuoco” è cresciuto molto e ha dato visibilità a una realtà che conta oltre un miliardo di giocatori al mondo.
A Cuneo l’associazione scacchistica Sd Cuneese è la più antica della provincia (ancora in attività) ed è proprio dalla “scuola” cuneese che è emerso il giovane “principe degli scacchi”, Riccardo Costalonga. Nove anni compiuti lo scorso 9 marzo, stesso giorno di Bobby Fischer (celebre scacchista e finora l’unico statunitense campione del mondo di scacchi), vanta già moltissimi titoli regionali, nazionali e internazionali.
Una passione, quella per la scacchiera, che si tramanda di generazione in generazione nella famiglia Costalonga, come spiega il papà di Riccardo, Mauro Costalonga.

La passione per gli scacchi è quasi genetica in famiglia…

«Direi proprio di sì: io ho imparato a giocare a otto anni da mio padre Mario. Era un musicista con una vera passione per gli scacchi, sviluppata nel periodo in cui viveva e lavorava nelle Filippine, quando quasi ogni sera giocava con il Presidente Marcos (Ferdinand Emmanuel Edralin Marcos), personaggio politicamente molto controverso. A pensarci, una delle cose più affascinanti del gioco degli scacchi è che riesce a unire personalità molto differenti: musicisti, pittori, dittatori, generali, delinquenti…».

A Riccardo sono piaciuti fin da subito gli scacchi?
« Sì, Ricky è stato anche più precoce di me. Gli ho insegnato a muovere i pezzi a tre anni e fu subito amore. Gli scacchi, per lui, credo non siano mai stati solo gioco, ma anche un modo per passare del tempo con me, che in quegli anni ero continuamente in viaggio per lavoro».

Come si è avvicinato agli scacchi e alla Scacchistica Cuneese?
«Ho conosciuto la Scacchistica Cuneese un po’ per caso, durante un evento realizzato per promuovere il gioco. Ne è nata subito un’amicizia con gli organizzatori, Enzo Medaglia e Antonio Ciaramella. Di lì, è stato un attimo coinvolgere Riccardo in uno dei numerosi corsi indirizzati a piccoli studenti della primaria. Ricky all’epoca frequentava ancora la materna, ma Enzo e Antonio fecero un’eccezione e di questo gliene sono ancora grato».

Quando vi siete accorti che aveva talento?

« Ha cominciato a battermi a sei anni e da allora le vittorie contro giocatori di categoria nazionale (terza nazionale, seconda, ma anche prima) sono state sempre più frequenti. A sette anni ha vinto i Campionati Regionali Under 8, destando l’interesse di istruttori e dirigenti sportivi».

Com’è crescere un piccolo campione?
«Ci vuole molto equilibrio. La scuola e la famiglia vengono prima di tutto, questi sono i valori che cerchiamo da sempre di trasferire a Riccardo, ma gli scacchi ormai sono la sua passione o almeno quella che, tra molteplici interessi, gli restituisce più soddisfazioni, per cui hanno trovato, nel tempo, sempre più spazio nella sua “agenda”. Due volte alla settimana fa lezioni collettive con il Circolo e altre due è seguito da due istruttori: il maestro Enrico Pepino e il maestro internazionale Giulio Borgo. Inoltre, ci sono momenti di formazione extra con gli altri istruttori del Circolo. Poi ci sono i tornei online e in presenza».

A tal proposito, giocare online toglie fascino degli scacchi?
«Oggi giocare online è una necessità. Del resto se ci limitiamo a considerare la partita in sé, si vince e si perde online o in presenza più o meno per gli stessi motivi. Guardando invece a tutto quello che ruota attorno ad una partita a scacchi, è chiaro che l’online non è, e non potrà mai essere, la stessa cosa. Ricky lo scorso dicembre ha giocato e vinto il Cam­pionato Italiano Online Under 8, ma non è stato come vincere un torneo in presenza. L’im­possibilità di guardare il proprio avversario negli occhi mentre si gioca fa scomparire quasi del tutto la dimensione psicologica del gioco, che finisce per ridursi a un fatto esclusivamente tecnico».

Ora vi siete trasferiti a Torino…
«A Cuneo c’è un bel movimento e ci siamo trovati bene. Torino però, insieme a Milano, Roma, Bologna e Palermo, è una delle città scacchisticamente più importanti d’Italia, con uno dei Circoli più importanti e gloriosi d’Italia, la Scacchistica Torinese che è anche l’attuale circolo di Riccardo. Quando si comincia a praticare una disciplina sono importantissimi gli stimoli, la possibilità di confrontarsi con “quelli bravi”. A Torino “quelli bravi” ci sono o quantomeno passano. Poi Ri­cky oramai quando può va a giocare tornei anche a Milano».

Quali prospettive avete voi e Riccardo per il futuro?

«Se parlate con Riccardo la sua ambizione è quella di diventare bravo, sempre più bravo. Il suo sogno? Entrare nella “top ten” mondiale, quelli che riescono a vivere (e anche bene) di scacchi. Per noi genitori il discorso è diverso. Ricky è in un’età in cui è giusto e legittimo lasciare che i figli vivano fino in fondo il proprio sogno, poi verso i tredici/quattordici anni, quando anche la scuola diventerà più impegnativa, sarà giusto fare un po’ il punto e operare delle scelte consapevoli. Magari a quel punto gli scacchi ci saranno sempre, ma saranno poco più che un hobby o magari saranno ancora molto presenti perché nel frattempo Ricky avrà confermato di avere un talento per il gioco che neppure il genitore più pragmatico soffocherebbe».

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial