«Pericoloso farsi bello se non sai gestirti»

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­Caro Davide, lei menziona Noemi e io le rispondo con Ligabue, citando un passaggio di una sua canzone, non tra le più note, dal titolo “Atto di fede”, che dice: «Ho visto belle donne/spesso da lon­tano/ ognuno ha il proprio modo/di tirarsele vicino/e ho visto che l’amore/cambia il modo di guardare». L’omaggio al cantautore di Correggio non è fine a se stesso, perché le parole della canzone calzano a pennello per il suo caso.
Le donne, ognuno ha il proprio modo di tirarsele vicino ed è piuttosto raro che sia solo una questione estetica. Come dice lei, il “fuori” ha fatto sì che emergesse con più evidenza il bello del suo “dentro”, permettendole di diventare più attraente. Lei per quel che è nel complesso, non solo per il suo aspetto.
L’amore cambia il modo di guardare. Vero: agli occhi di un innamorato la propria metà appare (quasi) sempre più bella di quanto non lo sia oggettivamente, ma il principio vale anche quando si tratta dell’amore verso se stesso.
Ha imparato ad amarsi di più, a vedersi migliore, ad attivarsi per esserlo sempre di più.
Fin qui, il bello della storia. Il brutto è che, tra a­ma­re se stessi e diventare “adonista” (neologismo testé creato per sottolineare il bieco e sterile piacere nel sentirsi un adone), il passo è spesso breve.
Essere lusingato dalle lusinghe è un conto, un atteggiamento comprensibile, lasciarsi tentare dalle tentazioni, invece… Si finisce con il perdere di vista ciò che conta, in bilico tra il rimpianto o il rimorso.
Scrive Alessandro Baricco: «Accadono co­se che sono co­me domande; passa un minuto oppure anni, e poi la vita ri­sponde». Nel suo caso, la do­manda è già stata formulata e lei ha ben interpretato la risposta, scegliendo quello che ha (il suo matrimonio), rispetto a quello che appare (la voglia di cogliere le nuove occasioni). Non che sia facile resistere, lo capisco. Al limite, può sempre ritornare grasso e sgraziato e piacere solo a sua moglie (si scherza, eh)…