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«Una carriera in radio nata per gioco»

In 9 anni a Monte Carlo Gabriella Giordano ha intervistato personaggi memorabili

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A sentire la sua voce allegra, l’empatia grazie alla quale entra immediatamente in relazione con l’interlocutore e la risata che sembra scoppiare all’improvviso ma che, a ben vedere, ha sempre tempi giusti per risultate efficace, non si fa fatica a credere che per nove anni Gabriella Gior­da­no sia stata una delle voci di Ra­dio Monte Carlo. Dal 1976 al 1985, infatti, la cuneese è stata “speaker” dell’emittente che a lungo ha rappresentato l’unica alternativa alla più paludata Ra­dio Rai. Lo scorso 6 marzo Gabriella Giordano, insieme a uno stuolo di ex colleghi (tra i quali la fossanese Patrizia Farchetto e Mau­ro Pellegrino che vive a Pe­ve­ragno), ha partecipato alla celebrazione dei 55 anni dell’emittente nata in terra monegasca, con una di­ret­ta no stop di 12 ore in cui o­gnuno ha avuto spazio.

Nata a Saluzzo, dove ha vissuto i primi anni di vita, Gabriella si è presto trasferita a Cuneo, al seguito del padre, diventato uno dei due direttori generali di una banca privata del tempo. Nel capoluogo di provincia ha concluso il percorso di studi di scuola secondaria superiore, diplomandosi al liceo, prima di andre all’università, a Torino, Quindi il trasferimento a Bra e qualche anno più tardi l’approdo a Radio Monte Carlo, grazie a una vacanza a Sanremo, come spiega lei stessa.

Gabriella, come è riuscita ad approdare a una delle radio più ambite, per giunta nel periodo di suo maggior successo?

«Ci sono arrivata per puro caso, quasi per gioco. Un mio amico mi aveva sentito in una trasmissione che facevo su Radio Alba, la quale all’epoca era una “radio pirata” abbarbicata sulle colline di Langa per non farsi chiudere. Quando ci vedemmo a Sanremo, mi disse che a Radio Monte Carlo cercano voci femminili. Io gli dissi: “Figurati, mi pigliano a pedate”. Poi dovendo io pagare penitenza al termine di un gioco sulla spiaggia, fui “co­stretta” a fare quel provino. Mi accompagnò proprio lui nel Prin­cipato. Lì feci un’ora al microfono in cui ero rilassatissima, perché per me era evidente che la cosa sarebbe finita lì. Vedevo il direttore Pierdomenico Pen­nac­­chioli che mi guardava con la faccia un po’ perplessa e un po’ incuriosita. Alla fine mi disse che sarebbe stato interessato a iniziare una collaborazione con me. E così cominciò la mia esperienza a Radio Monte Carlo. I primi tre mesi in prova, poi un contratto da un anno in cui facevo il “jolly”, in seguito ho avuto trasmissioni mie, rimanendo nove anni in tutto».

Viveva a Monte Carlo?
«In realtà stavo a Sanremo. Per un po’ avevo provato a vivere nel Principato, ma con un bambino piccolo era più complicato. A Sanremo mio figlio ha frequentato elementari e medie, poi, finita l’avventura, siamo rientrati su Cuneo».

Parlare a milioni di persone ogni gior­no non le metteva un po’ di soggezione?
«Io sono fortunata perché di carattere sono curiosissima, del mondo e delle persone, sempre con la bocca aperta per lo stupore. Il rapporto con gli altri, anche con gli ascoltatori, è molto semplificato da questa mia capacità di entrare in relazione, di ascoltarli e di farmi ascoltare».

Oggi i personaggi radiofonici vanno anche in video e sono sui social, quindi hanno una loro riconoscibilità. Allora come era la situazione?
«A quell’epoca avevamo le foto autografate che giravano, ma non c’era altro. Questo faceva sì, per esempio, che tanti mi immaginavano alta e bruna, mentre io sono minuta e bionda. Si vede che la mia voce viene spontaneo associarla a una donna più “giunonica”. In effetti la mia voce risulta piuttosto particolare perché, pur essendo roca e bassa, suona allegra; c’è un connubio strano non facile da replicare; è caratteristica, per così dire».

Il che significa che in giro le capita di essere riconosciuta?
«È capitato spesso che mi riconoscessero dalla voce. In Toscana avevo prenotato un albergo . Arrivo con mia madre, lasciamo i documenti e prima ancora di aprirli l’uomo della reception mi dice, con accento toscano: “ma che l’è lei la Ga­briella Giordano di Radio Monte Carlo?”, Mi è successo anche di recente a Cuneo, con un ambulante del mercato…».

Quale soddisfazione si è potuta togliere lavorando in radio?
«Nella mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare e intervistare personaggi memorabili. Feci l’intervista al professor Christiaan Barnard, il chirurgo assurto a fama mondiale per aver praticato il primo trapianto di cuore della storia della medicina. In quella sua trasferta a Montecarlo, Barnard venne in radio e assistettero all’intervista i giornalisti Ansa. Fu così che la mia intervista venne condivisa su tutte le testate giornalistiche d’Italia. Conobbi e intervistai anche Alberto Sordi, Franco Zeffirelli e altri grandi nomi dello spettacolo, dello sport e della cultura. Essendo Rmc la prima radio alternativa alle reti Rai, noi “speaker” spaziavamo con i nostri dialoghi in tutti i campi: dal palcoscenico dei teatri e del cinema agli ambiti culturali e scientifici. Ricordo un’intervista a Vasco Rossi magrolino e timido a inizio anni ’80. Ma anche Loredana Berté, Riccardo Cocciante e tanti altri. Pensi che sono quella che ha fatto conoscere Paolo Conte a Radio Monte Carlo. Loro lo conoscevano come autore, ma non sapevano che cantasse. Un giorno arrivai con i suoi dischi sotto braccio e in radio rimasero tutti basiti. Poi venne diverse molte in radio, fece interviste. Paolo mi ha riconosciuto più volte il merito di aver contribuito a farlo conoscere in Francia. Io so benissimo che avrebbe fatto la sua strada ugualmente, perché è un poeta e un grande artista, però mi fa piacere pensare, nel mio piccolissimo, di aver dato un mio contributo alla causa».

Ascolta ancora la radio?
«Dopo aver terminato di lavorarci, per un periodo non l’ho ascoltata, perché mi faceva male sentirla senza farne parte. Poi ho ricominciato, ma ora non sono fedele a una stazione soltanto: spazio tra un’emittente e l’altra».