Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea A “le monde” batte un cuore langarolo

A “le monde” batte un cuore langarolo

Il direttore del noto quotidiano francese Jérôme Fenoglio racconta il suo forte legame con le colline dell’Alta Langa

0
292

Una lunga e piacevole chiacchierata quel­la che Jérôme Fe­­no­glio ha rilasciato a IDEA, concedendosi una piccola pau­sa dal suo bellissimo ma impegnativo ruolo di di­ret­tore del quotidiano francese Le Monde. Dal 2015, infatti, “Mon­sieur” Fenoglio, classe 1966, è alla guida del noto giornale la cui diffusione nel 2019 è aumentata addirittura del­l’11,5%. Fe­no­glio è un cognome carico di “piemontesità” ed è inevitabile partire dalle sue origini. Per conoscere le radici langarole di cui va fiero dobbiamo risalire ai suoi bi­snonni: lui nativo di Cor­temilia, lei di Gorrino, un borgo a una dozzina di chilometri dalla “capitale della nocciola”, nel co­mune di Pezzolo Valle Uzzone. Ma non è questa la sorpresa. I due, cresciuti a così breve distanza, si conobbero in realtà solo a La Seyne-sur-Mer, dove erano en­trambi emigrati. La cittadina, vicino a Tolone, sulla costa meridionale francese, è stata per anni sinonimo di cantieri navali, chiusi poi nel 1987. L’arco di pietra bianca e mattoni rossi della grande “porta degli operai” spicca tuttora come monumento storico, emblema di un’epoca scomparsa. Le imbarcazioni lì costruite venivano ultimate e collaudate sulla via della destinazione. «Mio bisnonno era calderaio e arrivò sino a San Pietroburgo per una consegna; poi, per rientrare a casa, prese il treno, affrontando un viaggio lungo e avventuroso». Siamo negli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale, quelli in cui molti italiani cercano lavoro all’estero, come testimonia bene il Museo dell’Emigrazione di Ge­nova che Fenoglio non ha mancato di visitare, ritrovando storie simili a quelle della sua famiglia. «Altri lontani parenti si sono imbarcati per l’Argentina o per gli Stati Uniti: ri­cordo, nell’infanzia, di aver anche mantenuto rapporti con alcuni di loro che si era­no trasferiti a Chicago». Il non­no si dedicò al­l’inse­gna­men­to e il padre di­venne dentista: trasferitisi ormai in pianta stabile a To­lo­ne, i legami con l’Italia si stem­pe­rano nei ri­cordi. Ed è sulla ba­se del desiderio di mantenere viva questa me­moria che il giornalista, per ben due volte negli ultimi anni, è stato in visita a Cortemilia e dintorni, anche se non è a conoscenza di possibili legami di parentela ancora esistenti. «È una zona che mi piace molto. Tre anni fa, durante la Fiera del Tartufo di Alba, con la mia famiglia, ci siamo fermati alcuni giorni pernottando a Cor­temilia e siamo ripartiti con una bella provvista di nocciole! Con l’età si ha voglia di “riallacciare” con la propria storia familiare, anche se dopo la morte di mio padre tutto appare più complicato». Un tratto piemontese, comunque, Fe­noglio lo mostra già nel suo garbato carattere, misurato, concreto e riservato. Prova un po’ di rammarico per il fatto di non saper parlare italiano: «A scuola non ho avuto modo di studiarlo, se lo leggo lo capisco abbastanza, però, purtroppo, non lo so parl­a­re». Oltre alle Langhe dimostra di conoscere bene la città di Torino e anche i luoghi che la circondano, dalla Sacra di San Michele a Cavour, alle varie residenze sa­baude. E, guardando fuori regione, conosce anche Napoli e Sorrento, città, quest’ultima, in cui, nel 2018, è stato insignito del Premio Internazionale Biagio Agnes, nell’ambito della manifestazione che valorizza le eccellenze giornalistiche che meglio sanno coniugare la tradizione con le sfide delle nuove frontiere dell’informazione.
Ma torniamo a Fenoglio, che na­sce a Tolone e si sposta al Nord per completare gli studi, frequentando la Scuola Superiore di Giornalismo di Lilla. Subito do­po, grazie a uno stage, ha l’occasione di entrare nell’ambiente di Le Monde, dove praticamente ha vissuto tutta la sua carriera fino ad ora. «Sì, è il solo giornale per il quale abbia lavorato, lo sognavo dal tempo della scuola. A luglio festeggerò i miei 30 anni di carriera a Le Monde: sono entrato occupandomi di sport, che non era neppure il mio campo preferito, poi ho ricoperto ruoli diversi». L’attività del suo lavoro che predilige è il “gran reportage”: «A differenza di chi preferisce specializzarsi in un settore, io amo esplorare con inchieste e analisi nuovi ambiti e poi trasmettere e raccontare sorprese e scoperte ai miei lettori». “Monsieur Le Monde”, in effetti, ha dato veramente spazio alla sua curiosità, con un’ascesa professionale ricca di esperienze che da semplice reporter lo ha portato fino al vertice, con la nomina a direttore, mandato che scadrà il prossimo giugno.
Alla domanda se si vedrà ancora al timone del quotidiano visti i buoni risultati ottenuti, risponde francamente: «In effetti, gli azionisti mi hanno chiesto se fossi stato disponibile per un secondo incarico; io sarei motivato a continuare, ma le procedure all’interno del Gruppo sono complesse, un iter che serve a proteggere l’indipendenza della testata. La proposta degli azionisti viene sottoposta all’approvazione della redazione ed è necessario il 60% dei consensi. Il bilancio del lavoro fatto è buono, ma in sei anni bisogna tener conto che si possono anche compiere degli errori».
Tra i risultati più evidenti, la cura inappuntabile di un sito Internet vincente e la crescita del numero di lettori soprattutto in termini di abbonati. «Sommando edizione cartacea ed edizione digitale sia­mo sui 500mila lettori. Sono soprattutto i giovani la nuo­va fascia di potenziali abbonati, fidelizzati grazie ad articoli e video facilmente reperibili sui social, su YouTube, con le “newsletter”».
A questo proposito, vale la pena citare le in­numerevoli “newsletter” gratuite, dal “fil good”, una selezione di notizie confortanti, o alle brevi dal mon­do o, ancora, al “Campus” dedicato alla formazione studentesca.
«Il digitale oggi è una risorsa fondamentale su cui è giusto investire molto. Ci sarà comunque sempre un pubblico che preferirà la forma cartacea ed è giusto così; quello che conta, in fon­do, sono i contenuti che si propongono. È la qualità che salverà la stampa».
Gli chiediamo un commento su un’e­spressione molto in voga in questo momento: “infobesità”, ov­vero la sindrome da sovraccarico di informazioni; informazioni che, peraltro, spesso non sono verificate. «Il problema non è fare me­no informazione, perché le cose da raccontare sono tante, bensì assicurare un’informazione puntuale e originale, ma sempre fedele, proponendo articoli che escano da quanto già tutti scrivono; occorre approfondire le notizie con inchieste e reportage che il lettore possa apprezzare in modo che poi abbia voglia e bisogno di leggerci ancora. Non è la quantità deg­li articoli che conta, quanto piuttosto poter contare su tanti bravi giornalisti». E in pandemia di giornalisti bravi e rigorosi ce n’è sicuramente bisogno. «Si devono fornire informazioni solide dando al lettore gli strumenti per interpretarle. Tut­to ciò av­va­lendosi di esperti sia in campo medico che politico, capaci di illustrare le mi­sure prese in un momento in cui tutto è stato completamente stravolto. Pur sapendo che la verità è complicata, bisogna affrontarla con un approccio ad ampio raggio, con calma, senza ag­giungere an­goscia o esasperare i toni. Si sono visti troppi dibattiti contraddittori che rischiano di disorientare».
In tutta la conversazione traspare l’enorme passione per il proprio mestiere; una passione condivisa con la moglie, anche lei giornalista, incontrata ai tempi della scuola di Lilla, oggi redattrice di successo di programmi tv oltre che madre dei loro tre figli.
Arriva il momento di salutarci, ma è un arrivederci. «La Confraternita del­la Nocciola di Cortemilia mi ha già invitato due anni fa ma una volta per impegni di lavoro e l’altra per l’emergenza sanitaria ho dovuto rinunciare», afferma Feno­glio, «Sarò felice di accettare appena la situazione sarà migliorata. Si fanno percorsi diversi, la mia famiglia ha lasciato l’Italia, ma il Pie­monte è una regione magnifica in cui spero di tornare sempre più spesso». Allora, a presto, Direttore!

Articolo a cura di Ada Corneri

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial