Secondo la definizione della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, l’alimentazione sostenibile è quella che ha un ridotto impatto ambientale e al tempo stesso soddisfa le linee guida nutrizionali, è economica, accessibile e culturalmente accettabile. Ma quali cambiamenti bisogna apportare per raggiungere questo obiettivo? Sperimentare, testare e analizzare queste varianti è la passione, nonché il lavoro, di Lisa Casali, scienziata ambientale, “blogger”, scrittrice e prima donna responsabile del Pool Ambiente (Consorzio per l’Assicurazione e la Riassicurazione della Responsabilità per Danni all’Ambiente). Autrice di sette libri (l’ultimo è “Il grande libro delle bucce” edito da Gribaudo), da diversi anni è anche ambasciatrice Wwf per l’alimentazione sana e sostenibile. Inoltre, a partire da dicembre 2019, Lisa è portavoce della campagna di sensibilizzazione #iocambiomenu, iniziativa congiunta con Wwf e rivolta principalmente alla cucina stellata, che ha come obiettivo la tutela dei mari e in particolare le risorse ittiche. Non è certo un volto nuovo neanche per la televisione: da metà 2015 a inizio 2016, ha condotto “The CooKing Show”, il primo programma di cucina di Rai3 dedicato all’esplorazione nell’alta cucina di cultura, scienza, salute e sostenibilità ambientale. Sempre sul terzo canale della Rai, tra il 2013 e il 2014 è stata spesso ospite di Geo nella rubrica Ecocucina, che prende il nome proprio dal suo blog.
Com’è nato questo interesse che è poi diventato la missione della sua vita?
«Fin da bambina ho sempre avuto una passione, o meglio una curiosità, verso tutto ciò che erano gli animali, gli alberi, le rocce e i fenomeni naturali. Negli anni l’interesse si è trasformato nella volontà di preservare queste risorse. Di grande ispirazione sono stati i primi documentari sulle specie sovrasfruttate e molti altri. Ricordo che proprio guardando il dottor Mainardi su “Superquark”, decisi che da grande avrei voluto fare la scienziata ambientale».
Qual è stato il motivo che l’ha spinta ad aprire il suo Blog?
«Quando ho aperto il mio blog “Ecocucina” nel 2009 erano già un paio d’anni che avevo iniziato a fare esperimenti sulle parti degli alimenti che solitamente si scartano in cucina. Mi ero resa conto che non c’era praticamente nulla di letteratura sull’argomento, si parlava solo di avanzi che è cosa diversa rispetto a bucce, gambi e foglie. Questo mi ha portata a dedicarmi al tema, che tuttavia negli anni ho ampliato sempre di più. Tutti gli avvenimenti della mia vita, da più di 10 anni a questa parte, sono stati vissuti scegliendo le modalità più “green” possibili per realizzarli. Il blog è quindi diventato una sorta di “diario”, ma anche “laboratorio” dove raccontare questo mio continuo sperimentare. Sicuramente in questi anni, sia sul blog che sui miei canali social (Instagram e Facebook) da un argomento principale, sono passata a occuparmi di ambiente a 360 gradi».
Si occupa lei direttamente di tutti i contenuti pubblicati sul blog e sui canali social?
«Assolutamente sì! Non sono portata per la fotografia, ma mi piace molto disegnare e quindi tutte le illustrazioni presenti sui miei portali sono di mia produzione. Vorrei fare molto di più, ma la direzione del Consorzio “Pool Ambiente”, è un lavoro a tempo pieno. Infatti i libri pubblicati li ho scritti nel mio tempo libero, nei weekend, durante le vacanze e di notte. Sono riuscita a gestire il tutto fino alla nascita del mio bambino, ora lui ha la priorità e anche il libro che sto scrivendo sulla “Famiglia green”, procede più lentamente rispetto ai precedenti».
Com’è avvenuto il passaggio da una “community” più ristretta sul blog ai quasi 46mila “follower” solo su Instagram di oggi?
«Quando ho iniziato a occuparmi di questi temi, interessavano una nicchia di pubblico, mentre oggi, sebbene il “green” mantenga un certo tipo di coinvolgimento, comincia a essere un argomento leggermente più “pop”. C’è quindi stato uno sdoganamento, non è più solo l’ambientalista sfegatato ad approcciarsi. Oggi ho indubbiamente un pubblico più ampio, una community che si interessa, sperimenta, ma rappresenta un target più generalista rispetto agli inizi».
Una curiosità presente nella sua ultima pubblicazione, “Il grande libro delle bucce”?
«Tra le analisi fatte insieme ad “Altro consumo”, abbiamo messo a confronto gli scarti con le parti ritenute nobili. Da queste indagini è emerso che nelle bucce, nelle foglie e nei gambi si concentra il maggior quantitativo di vitamine, fitocomposti in generale, polifenoli, betacarotene e fibre. Quindi l’abitudine di acquistare prodotti già nettati degli scarti, ci priva delle parti che in realtà sono più ricche».
Lei ha partecipato all’ultima edizione online di “Scrittori in città”, proprio con il suo ultimo libro. Che esperienza è stata?
«È stato molto carino, mi ha fatto davvero piacere partecipare. Una bellissima iniziativa con un grande lavoro di organizzazione».