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L’opinione di Piero Angela

«capisco la situazione, ma quando ero ragazzo c’era la guerra e non si usciva perché ci cadevano le bombe in testa»

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IL FATTO
un nuovo “lockdown” per rispondere all’avanzata del virus e delle sue varianti: attività lavorative e scuole chiuse, giovani a casa. è giusto?

Divulgatore scientifico, Piero Angela ha sicuramente anticipato i tempi.
Con la sua trasmissione “Quark”, fin dagli anni ’80, ha spiegato in tv fenomeni scientifici con un garbo e una competenza di cui oggi si sente la mancanza in tempi di pandemia e sfilate mediatiche di virologi e opinionisti. A questo proposito, in una recente intervista, ha posto l’accento su un dettaglio particolarmente importante. Ha affermato: «Ho imparato una cosa da quando ho cominciato a occuparmi di scienza, gli scienziati qualche volta dicono: non lo so». E se pensiamo alla situazione attuale, si nota che qualcosa non va. Molti virologi avrebbero fatto bene a dire: non lo so, piuttosto che alimentare il caos di informazioni, ovvero la “infodemia” che ha accompagnato fin dall’inizio la pandemia.
Angela si è anche espresso a proposito delle conseguenze psicologiche del virus, gli effetti che ricadono e ricadranno sulla nostra società e, in particolare, sui giovani. E qui il suo pensiero può aprire un dibattito: «Quando ero giovane, c’era la guerra. Non solo non avevamo da mangiare, ma cadevano le bombe in testa. Non si usciva certo di casa facilmente. Capisco che oggi i giovani abbiano voglia di vedersi e ritrovarsi, ma ricordiamoci anche che stare sotto le bombe e su un sofà sono due cose diverse». Talmente diverse che non andrebbero messe in relazione, verrebbe da dire.
Certo, si tratta di una considerazione in grado di solleticare reazioni di pancia, ma ragionando con equilibrio viene da dire che, in ogni caso, i giovani stanno subendo tutto questo oggi così come lo subivano allora.
Era ingiusto ciò che capitava all’epoca (la guerra), è strano ciò che capita oggi (una pandemia di cui ancora non si conoscono troppi dettagli). Non era quello il mondo migliore in cui vivere, così come non lo è questo. Purtroppo. Ma la responsabilità, oggi come ieri, non è certo dei giovani.
Allora la lezione forse è: bisogna cambiare. I giovani di allora ricostruirono un mondo fatto a pezzi dalle bombe.
Oggi dovrà esserci la stessa chance per i nostri giovani: ricostruire sulle macerie dei troppi errori. Riedificare su fondamenta nuove.
«La vera preoccupazione per il futuro dei giovani», ha detto Angela, «è legata al fatto che senza energia con ci sarebbe innovazione. Si tratta di una contraddizione catastrofica, perché abbiamo sempre più bisogno di energia, ma se questa non è pulita, crea disastri ambientali».
E allora? Serve un nuovo paradigma, in tutti i cam­pi: nuovi valori per nuove prospettive.