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«Siamo diventati troppo mentali. L’idea parte sempre da una sensazione»

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«Nei miei romanzi hanno grande rilevanza gli elementi fisici, tutto passa attraverso i sensi», racconta Davide Longo. «Se i miei libri fossero dei quadri, sarebbero costituiti da pennellate grasse e spesse, come le opere di Jackson Pollock o di Emilio Vedova, dove il colore addirittura sporge fuori dalla tela. Questo modo di scrivere riflette la mia formazione, il mio modo di stare al mondo: prima che un pensiero si trasformi in un’idea, cioè in qualcosa di astratto, deve fare un lungo apprendistato attraverso i sensi. Non sono un amante dei ragionamenti troppo filosofici. Nel tempo ho scoperto che il benessere delle persone passa proprio attraverso il loro corpo, e non parlo soltanto della salute fisica o dei piaceri che si possono provare, ma di trovare un modo armonico di abitarlo e di muoverlo nel mondo e nelle interazioni con gli altri. I miei personaggi si esprimono più che con le parole proprio attraverso ciò che combinano con il loro corpo, come succede a noi tutti, in realtà. Questo è anche il motivo per cui nei miei libri compaiono spesso degli animali, soprattutto i cani, che comunicano senza il supporto del dialogo e capiscono subito, dal tuo odore, da uno sguardo o da come ti muovi, con quale versione di te hanno a che fare. Anche i protagonisti dei miei romanzi, più che osservare il mondo con gli occhi, preferiscono annusarlo, ascoltarlo e toccarlo».
«Siamo diventati troppo mentali». ha aggiunto lo scrittore originario di Carmagnola, che poi ha concluso: «Si è pensato, sbagliando, che la cultura prevedesse lo staccarsi dalla nostra realtà fisica per occuparsi dei concetti astratti. La letteratura, al contrario, costringe a costruire mondi estremamente concreti. Quando un personaggio entra in un bar, ad esempio, deve trattarsi di un luogo specifico, con quell’odore inconfondibile, con quei rumori che arrivano dalla strada, con quel tavolo che, se toccato, rimanda a quella esatta sensazione fisica. Al lettore non interessa trovarsi davanti a una fotografia, vuole essere catapultato dentro a quel bar».