Fra i momenti selezionati da Ideawebtv.it a formare le dieci imprese sportive del ventennio cuneese 2000-2020, per eleggere la più grande di tutte, premiata nell’edizione speciale degli Idea Awards 2021, non poteva di certo mancare l’Oro olimpico di Stefania Belmondo nel 2002 a Salt Lake City, storia nel mondo dello sci di fondo e non solo!
Il 9 febbraio 2002, a 10 anni esatti dalla sua prima medaglia d’oro alle Olimpiadi, la campionessa cuneese saliva per l’ultima volta sul gradino più alto del podio a 5 cerchi e lo faceva a Salt Lake City, dove nell’89 vinse la sua prima gara di Coppa del mondo.
La fondista piemontese, soprannominata “scricciolo” per il suo essere minuta, schierata per la 15 km in tecnica libera con partenza in linea, aveva un solo timore, quello di rimanere “imbottigliata” in mezzo alle altre atlete che rispetto a lei sembravano colossi. Tuttavia Stefania si divincola a dovere, ma le difficoltà non son certo finite. Dopo quasi mezz’ora, a circa 5 km dalla fine della gara, la Belmondo con la pettorina n.3 rompe un bastoncino e inevitabilmente perde posizioni prima di effettuarne il cambio. La cuneese è determinata e si riporta in testa alla corsa, al 13° km nella salita stacca le russe, l’unica a tenerle testa è Larisa Lazutina. Le due combatteranno fino alla fine, staccate ormai dal resto del gruppo. Proprio al termine della curva, al fondo dell’ultima discesa, Stefania Belmondo effettua l’impresa, apre sulla sinistra e aumenta le frequenze. A pochi metri dal traguardo, il sorpasso e la volata finale. Con il tempo di 39:54:4 Stefania Belmondo fu così il primo Oro della XIX edizione dei Giochi olimpici invernali.
“Mi sembra tutto un sogno, ho finalmente battuto anche la sfortuna. Quando mi si è rotto il bastoncino a tre quarti di gara credevo che la mia gara fosse finita“, disse la Belmondo alla fine della gara. “A 100 metri dal traguardo – aggiunse – mi sono detta: non posso perdere, questa è l’occasione della mia vita, sono stata troppe volte seconda. Sapeste quante volte ho provato l’arrivo, quando non mi vedeva nessuno, immaginando quanto avrei gioito se fossi stata prima“.
Sempre nella medesima Olimpiade, la pluricampionessa cuneese di sci nordico, porterà a casa anche l’argento nella 30 km a tecnica classica e il bronzo nella 10 km, sempre a tecnica classica, ripetendo così la tripletta di 10 anni prima. Quest’ultima medaglia le fu consegnata un anno e mezzo dopo la gara, a seguito della squalifica per doping della 2^ classificata, la russa Ol’ga Danilova, e della 4^ classificata Larisa Lazutina.
Una performance strabiliante, che porterà Stefania Belmondo ad appendere sci, scarponi e bastoncini da competizione al chiodo, con la consapevolezza di aver dato il 1000%.
Buona parte del fondo moderno è stato scolpito da un’atleta minuta e delicata, che in pista si trasformava e come una sorta di Davide latino riusciva ad imporre a ‘Golia’ (russe e scandinave) la forza della propria carica agonistica. “Una fondista pane e acqua – si definiva Stefania – capace di confermare che anche in questo sport, sempre più macchiato da casi di doping, si può vincere solo basandosi sulle proprie capacità se abbinate ad una forza di volontà quasi smisurata”.
A Salt Lake tutto questo viene ampiamente ribadito, con la conquista di un altro oro, un’altra medaglia storica, per un’atleta che ha fatto la storia dello sci nordico.