Dopo la “Traversata delle Alpi-da Trieste a Montecarlo” (2.200 chilometri, 55 passi alpini e 68.000 metri di dislivello) e la “Traversata degli Appennini-dall’Etna al Monviso” (2.956 chilometri, 92 salite e 58.000 metri di dislivello) Giovanni Panzera prosegue il progetto “Pedalando tra le Aquile” arricchendolo di un nuovo capitolo che inizierà a luglio e partirà dall’Oceano Atlantico e raggiungerà le Alpi del Mare, attraverso la catena dei Pirenei e le montagne del Massiccio Centrale. Saranno i 2.700 chilometri da percorrere, durante i quali verranno affrontate 100 salite, per un dislivello positivo di 67.000 metri.
Spiega il documentarista, viaggiatore e titolare dello studio di produzioni video-televisive Panzera Communications di Cuneo: «Partirò per questa traversata da Cabo Higuer il punto più orientale del Mar Cantabrico, dove inizia la catena pirenaica, tra le più suggestive e affascinanti d’Europa. Una barriera naturale dominata da valli incantate e strade che conducono a borghi e villaggi medioevali, monasteri isolati e santuari conosciuti in tutto il mondo. Su queste strade al confine tra Francia e Spagna scalerò i mitici colli pirenaici, diventati famosi grazie alle imprese dei più grandi campioni di ciclismo. Non mancheranno le salite al Cirque de la Gavarnie e al Cirque du Trumouse, un’enorme muraglia circolare con pareti alte ben 1.700 metri e una circonferenza di 14 chilometri. Salita dopo salita proseguirò verso nord dove inizierà la seconda parte del viaggio: il Massiccio centrale. Questo gruppo montuoso è caratterizzato dai Puy, il più impressionante gruppo vulcanico d’Europa con crateri risalenti a trenta milioni di anni fa. Continuerò attraverso il canyon delle Gorges de l’Ardeche e salirò sul “gigante di Provenza” il Mont Ventoux. Entrato in Italia percorrerò le Valli Stura e Gesso fin quando le due ruote arriveranno nella città di Cuneo “capitale delle Alpi del Mare” dove terminerà questa lunga avventura».
Anche questa traversata, come le precedenti, verrà effettuata in completa autonomia, trasportando tutto il materiale (tenda, materiale da campeggio, abbigliamento, attrezzatura video-fotografica ) all’interno di un carrello al fine di poter affrontare gli oltre 2.700 chilometri da un punto di vista diverso: quello del viaggiatore lento. Un viaggiatore “green” che non inquina, non fa rumore, ma entra in sintonia con la natura, la storia, le tradizioni e le genti che vivono in questi territori. Verrà così aggiunto un altro tassello al grande progetto “Pedalando tra le aquile” che vede unire in un abbraccio ideale le grandi montagne e porterà Giovanni Panzera a percorrere quasi 8.000 chilometri in bici in tre anni. Già da ragazzino Panzera sognava le salite da affrontare in bicicletta, una passione che con gli anni è diventata realtà. Nelle valli alpine in cui è nato ha mosso i primi passi in montagna e iniziato a scalare con la sua inseparabile bicicletta i numerosi passi alpini nelle ‘’sue montagne’’, imparando che nella vita quando la strada sale non bisogna mai nascondersi. Nel tempo è nata l’idea di attraversare le catene montuose più significative, che si è concretizzata nel progetto ‘’Pedalando tra le aquile’’ un sogno che in ogni viaggio si trasforma in splendide avventure. Ciò che caratterizza le grandi catene montuose è la fitta rete di strade che da secoli collegano villaggi, paesi e vallate e il progetto di Giovanni Panzera ha come obiettivo quello di conoscere e raccontare la montagna attraverso la sua gente, le tradizioni, la storia, la cultura, le leggende. La bicicletta è il mezzo ideale per immergersi nella natura, il mezzo “green” per eccellenza, che non inquina, non fa rumore, è lento ma allo stesso tempo più veloce di una camminata a piedi. Migliaia di chilometri che hanno visto transitare viaggiatori, mercanti, pellegrini e ripercorrerli in bicicletta è molto di più di una semplice attività sportiva, è una esperienza di vita.
«Amo la vita che ho scelto. Per me la montagna è il luogo in cui capisco di cosa sono fatto, di cosa ho bisogno per essere felice e la bicicletta mi offre la possibilità di cambiare di continuo il mio sguardo. Quando la strada sale e la fatica si fa sentire il respiro si fa più intenso e mi svuota da tutto ciò che non è essenziale, così ritorno a essere una semplice creatura, bisognosa d’aria, di calore, di bellezza. Goethe diceva: “la montagna è una maestra muta che crea discepoli silenziosi”. Per questo in bicicletta ci vado da solo, non per egoismo, ma per ascoltare in silenzio la voce della natura e arrendermi alla grandezza di ciò che mi circonda».
«In montagna capisco di cosa sono fatto»
Il viaggiatore e documentarista cuneese Giovanni Panzera è pronto per il terzo capitolo del progetto “Pedalando tra le aquile”