Il cartello all’ingresso del nosocomio ormai semi abbandonato è stato di buon auspicio: la Casa della Salute di Alba sorgerà al posto dell’ala più “moderna” del San Lazzaro.
La convergenza di intenti c’è: «Deve diventare la Casa della Salute», sostiene il presidente della Regione Alberto Cirio, «La scelta di costruire e fondere nell’ospedale di Verduno la sanità di Langhe e Roero è stata lungimirante, per dare al territorio una struttura ospedaliera moderna e all’avanguardia relativamente agli interventi più importanti, alle degenze e alle cure. Ma serve anche una sanità “sotto casa”, con servizi ambulatoriali che devono essere nel centro di una città come Alba. Io vedo questo come futuro utilizzo dell’Ospedale San Lazzaro e in tale direzione si impegnerà la Regione».
La svolta verso la soluzione condivisa da Regione, Asl Cn2 e Comune, e caldeggiata dall’Associazione Commercianti Albesi, è avvenuta ai primi di marzo in seguito all’apertura da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo a sostenerla economicamente.
Adesso sembra quasi cosa fatta: «Non dovrebbero esserci più dubbi», afferma il sindaco di Alba Carlo Bo, «È un risultato importante per la città, perché andremo a dare nuova linfa all’area che si trova in pieno centro storico, a due passi da via Maestra. È una grossa opportunità, cui abbiamo lavorato in sinergia col Presidente della Regione, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi e il Presidente della Fondazione Crc, per trovare una formula tecnico-giuridica che ci permetta di iniziare nel più breve tempo possibile un’operazione che sarebbe per noi di vitale importanza».
Anche l’opposizione albese dà il suo avallo all’operazione: «Abbiamo accolto positivamente la disponibilità della Regione ad abbandonare il proposito di vendere l’ex ospedale e della Fondazione Crc a finanziare l’opera», commenta il capogruppo del Pd Alberto Gatto, «Rimangono alcuni dubbi sul progetto che, a oggi, ci risulta sia inesistente, oltre alla quantificazione economica e ai tempi di realizzazione».
Il piano, in effetti, per ora si limita all’essenziale: abbattimento dell’ala, per così dire, nuova del San Lazzaro e costruzione al suo posto della nuova Casa della Salute, con relativa riqualificazione di tutta l’area. Quanto ai tempi e ai costi, precisa il presidente della Fondazione Crc Giandomenico Genta, «si tratta di valutazioni complesse». E aggiunge: «Confermiamo la nostra disponibilità a sostenere l’iniziativa, perché sarebbe un’operazione molto importante per la città, valida sotto tanti aspetti e che consentirebbe di rivitalizzare un quartiere che si sta spegnendo. Ma è importante che tutti gli attori coinvolti, ovvero Regione, Città di Alba, Asl, siano coscienti che non si può prescindere dalla remunerazione dell’investimento. È necessario capire quanto si può costruire e con quale destinazione: per questo motivo abbiamo coinvolto Ream».
Ream, che sta per Real Estate Asset Management, con sede a Torino, è una società di gestione del risparmio specializzata nell’istituzione e gestione di fondi immobiliari, i cui azionisti sono le fondazioni bancarie piemontesi. Il presidente del Consiglio di Amministrazione è Giovanni Quaglia, già presidente della Provincia di Cuneo, oggi al timone della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. L’ultimo tassello del puzzle che si deve incastrare è quindi il rapporto di sostenibilità che sarà preparato da Ream.
Si tratterà in ogni caso di un’operazione da svariati milioni di euro. Un parametro: 25 milioni erano i proventi attesi dalla vendita congiunta dei presidi ospedalieri di Alba e Bra e degli ambulatori braidesi di via Goito, già anticipati dalla Regione Piemonte e previsti nel piano finanziario dell’ospedale di Verduno. La cifra era stata rivista al ribasso, a poco più di 21, di cui 13 per il San Lazzaro, ma le due aste per la vendita sono andate deserte.
Ma se il nodo è economico, le dinamiche in gioco sono numerose: «La logica vorrebbe che a fronte di un bisogno ci si metta insieme e si trovi la soluzione migliore, che dal punto di vista degli stanziamenti necessari non è adattare un edificio a un bisogno diverso», spiega il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio, «Bisogna però effettuare una valutazione costo-opportunità, che non tenga conto solo del budget ma di quale sia la soluzione migliore in assoluto. Costruire ex novo in un prato costerebbe meno di sicuro, ma significherebbe portare la Casa della Salute fuori dalla città e rimanere comunque con un edificio vuoto da gestire. Allora, meglio abbattere ciò che si può e creare un campo all’interno di Alba: buttare giù la parte meno vecchia e costruire lì la nuova Casa della Salute, adattando l’ala monumentale che di certo non potrà ospitare degli ambulatori ma, ad esempio, sale convegni, uffici, una parte commerciale. Ci sono tante belle ristrutturazioni di edifici antichi per esigenze moderne».
In tempi così cupi una buona notizia, ma attesa a lungo. Il quartiere è cambiato: c’è il buio sotto le luci spente del vecchio ospedale. Anche se di mezzo c’è stata la pandemia, del resto, la chiusura dei nosocomi di Alba e Bra era prevista da anni. «Da ben prima del trasferimento a Verduno abbiamo iniziato a occuparci del problema della diminuzione delle persone che avrebbero frequentato non solo la zona dell’ospedale ma l’intero centro storico», chiosa Giuliano Viglione, presidente dell’Aca, «Si era creata una microeconomia che si reggeva sull’ospedale, venuta meno l’anno scorso accentuando il calo di passaggi nel cuore della città già verificatosi con la chiusura del tribunale. In via Belli c’è chi ha abbassato la serranda in modo definitivo». Ecco perché l’Aca si è spesa tanto per favorire le relazioni tra i soggetti coinvolti e adesso non nasconde la soddisfazione: «Dal punto di vista commerciale, l’area potrà guadagnare in dinamismo e vivacità e restituire anche a livello economico quanto perso negli ultimi anni. L’obiettivo non secondario è recuperare alla vita e ai flussi una zona in pieno centro, altrimenti destinata a essere preda del degrado, con temibili ripercussioni sulla sicurezza e sull’ordine pubblico».
Articolo a cura di Adriana Riccomagno