Home Articoli Rivista Idea Quello stile controverso che ha portato al successo “La zanzara”

Quello stile controverso che ha portato al successo “La zanzara”

«Anche per Draghi è questione di soldi. Macché “green”, l’economia riparte con la forza dei fatturati»

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All’inizio era diverso. Cruciani era provocatore ma al punto giusto. Così il suo programma di attualità “La Zanzara” è cresciuto in autorevolezza puntata dopo puntata, commentando ogni giorno i fatti più attuali assieme a politici, opinionisti e anche radioascoltatori. Un confronto schietto, verace. È stato proprio questo il dettaglio fondamentale che ha generato consensi e seguito alla trasmissione di Radio 24. Anche se poi i limiti sono stati ampiamente superati e lui ci ha preso gusto, a stupire e oltraggiare.
Cruciani, nel suo compito dissacratore, si è sempre giovato della presenza di un suo alter ego alla conduzione. Prima è stato Corrado Formigli (dal 2006), in seguito (due anni dopo) Luca Telese e infine, a partire dal 2010, l’inseparabile David Parenzo. Tutti dotati di maggior equilibrio rispetto al provocatore Cruciani, con simpatici siparietti che negli anni sono diventati sempre più coloriti, fino a sfociare anche nella volgarità. Così il suo alter ego è diventato quasi una macchietta, un personaggio d’avanspettacolo più che un collega. E poi alcuni malcapitati ascoltatori, intervenuti in diretta, si sono visti chiudere la linea dopo agitate discussioni e qualche insulto.
Però la formula ha funzionato e ha portato Cruciani a compiere il grande passo, dalla radio alla tv, per misurarsi sullo stesso campo di battaglia di altri fini dicitori come ad esempio Vittorio Sgarbi. Dalla politica allo sport. Ideale il teatro calcistico, specie quello del tifo che si mescola all’opinione. Alla Mughini, per citare un altro interprete illustre. Una specialità tipicamente italiana, una formula che nonostante tutto sembra resistere nel tempo. Perché l’importante è difendere una posizione, sventolare un vessillo. Contro tutti. E trovare consensi. Una volta accadeva al bar, poi in tv, infine online. La formula ha funzionato sempre, almeno fino all’era Covid. Come diceva Sabrina Ferilli in un vecchio spot: «Quanto ci piace chiacchierare!».