Un anno dopo, ma nulla è cambiato: con la spada di Damocle del Covid-19 che, anche in occasione della Pasqua 2021, obbligherà a ridisegnare il rito del “suonare le conchiglie” al Castel Verde di Castagnito. E’ una consuetudine singolare, ma che nel corso degli anni ha trovato vari epigoni nei confratelli di Castellinaldo (dal colle di San Servasio), a Guarene, a Magliano Alfieri: ed è il senso di una tradizione dalle radici remote, unita ad elementi che ogni volta si aggiungono per dare un tocco di modernità che non intacca però il significato originario.
La prassi vorrebbe che il Sabato santo, quando ogni campana tace in attesa della Pasqua di resurrezione, a Castagnito ci si ritrovi in stato semi-festoso: per soffiare dentro le proprie coclee marine e colmare il temporaneo silenzio dei rintocchi del “ciochè” parrocchiale.
Ciò è accaduto per anni e anni, sino ad un anno fa: quando tutto cambiò con l’ideale colpo di ramazza dato dalle restrizioni date dall’emergenza sanitaria, all’epoca così ignota alla radice. E viene in mente quella paura che ora sfuma nell’insofferenza del tanto aspettare un ritorno alla normalità che pare sempre di più come un pacco di sale, senza scadenza.
Le regole di allora, che avevano portato a quella serrata totale e assoluta volta a impedire ogni contatto esterno: e quella voglia di dire “sono vivo, e lo voglio far sapere a tutti” che aveva prevalso: pur nel rispetto delle disposizioni di allora. Di adesso, pardon: per colpe diverse, anche un po’ nostre, ma più per frustrazione che non per dolo.
Un anno dopo: di nuovo le “nuove conchiglie”, e così sarà, sabato 3 aprile a mezzogiorno: ognuno suonando, dal proprio cortile, da quei balconi divenuti per alcuni giorni nuovi palcoscenici. Il tutto, prima che subentrasse la consapevolezza che quello slogan “distanti oggi per riabbracciarsi domani”, con quel “domani” sottolineato nella voce sarebbe echeggiato poi come il monologo del MacBeth.
Troppo truce per essere vero: perché lo scorso anno, il rinnovato rito delle conchiglie “in smartplaying” (se così vi pare: o in “suono agile”) fu un modo per alzare la testa dal buio: ora -si spera- un modo per dire “una volta sola ancora, poi basta”. Per ritrovarsi davvero, alla prossima vigilia di Pasqua, di nuovo nella pace del colle che domina il centro castagnitese: e inseguire i suoni delle conchiglie “altre”, di paesi vicini e fratelli.
«Perchè interrompere la tradizione -dice Ezio Allerino della Pro Loco, che cura storicamente le sorti di questo evento nato come spontaneo- sarebbe la peggiore delle cose». Ed è già speranza, nella partecipazione.
Paolo Destefanis