Didattica a Distanza, l’esempio del Roero Orientale: un patto rinnovato tra scuola e famiglie

“Ogni didattica proposta non perda mai di vista la relazione che nasce nelle aule, e cresce in altri luoghi anche virtuali”

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(foto di repertorio da Orizzontescuola - copytight free)

In giorni e settimane in cui si sono spesso fatti acri, nell’Albese e nel Roero, i sentimenti di alcuni genitori riguardo la sospensione della didattica in presenza, è doveroso dare voce anche a chi si è trovato a gestire in modo diretto e quotidiano tutti i problemi legati alla gestione della scuola “dal di dentro”.

I dirigenti scolastici, in particolare: cui le differenti disposizioni nazionali e regionali hanno pur lasciato limitatissimi margini di discrezionalità. E, soprattutto, il dover rivedere il sistema dell’insegnamento nel segno delle esperienze più recenti (la cosiddetta “DaD” è diventata un’espressione comune solo da un anno: ma non per tutti) e di quelle risalenti ad epoche in cui pareva impensabile dover gestire “da lontano”, in remoto, il rapporto tra scuola e alunni.

Non è un fare i “primi della classe”, ora, quello dell’istituto comprensivo di Govone: la cui dirigente Gabriella Benzi, in questo periodo, si è trovata spesso al centro dei confronti con colleghi e colleghe della zona. Per capire sul da farsi, per una nuova chiusura dei cancelli che -è un dato obiettivo, almeno alla data odierna- ancora non conosce esattamente la parola “fine”: per gestire un sistema-scuola che per ora prevede la sola attività in presenza per gli allievi portatori di handicap e per i “Bes”, ragazzi con bisogni educativi speciali. Con tutte le valutazioni pedagogiche del caso, nell’eterna dicotomia tra inclusione e divisione.

La dirigente ha preso carta e penna: per spiegare bene “cosa succede” alle famiglie degli alunni distribuiti sui 12 plessi tra scuola dell’infanzia, primaria e medie nei cinque paesi di Govone, Castagnito, Castellinaldo d’Alba, Magliano Alfieri e Priocca. Ma, idealmente, anche a tutto il territorio.

La Benzi si è così espressa: «Esisteva un tempo in cui solo le aule situate negli edifici scolastici rappresentavano il luogo esclusivo in cui doveva prendere forma l’azione dell’insegnare e il conseguente atto dell’imparare. Ormai le nostre abitazioni sono estensioni degli ambienti di apprendimento, ma qualsiasi tipo di didattica venga proposta non deve mai perdere di vista la relazione che si genera tra le mura delle aule e che cresce anche in altri luoghi virtuali, grazie ai valori e ai principi che sostengono l’agire degli insegnanti».

E un appello: «Vi pregherei di cooperare con noi, ristabilendo quel patto di collaborazione tra scuola e famiglia siglato all’inizio dell’anno scolastico, per rendere efficace l’azione educativa e formativa messa in campo dai docenti».

Si tratta di un’evoluzione, un atto di comprensione per una realtà che cambia nell’emergenza e che convive con essa: «Si superano dunque gli spazi fisici, si riattivano quelli virtuali e si attua quella didattica che ha il ruolo di mantenere vivo il legame tra docenti ed alunni, mediando forme nuove che valorizzino le esperienze e le conoscenze degli allievi, favorendo la loro voglia di esplorare, scoprire, realizzare prodotti autentici per rafforzare lo sviluppo del pensiero critico, del senso di responsabilità personale e di cittadinanza».

Infine, una citazione del filosofo Zygmunt Bauman: «“L’incertezza, le insicurezze, gli squilibri della società post moderna, sono alla base di un rinnovato bisogno di comunità, di un luogo amico che protegge e difende”. Ecco perché la scuola deve offrire un luogo di incontro, fondato sull’apprendimento collaborativo e sullo scambio di conoscenze ed esperienze tra pari e la comunità educante tutta deve favorire la costruzione di questo ambiente».

Paolo Destefanis