L’annuncio di una nuova avventura editoriale o anche soltanto di una rivisitazione grafica e di contenuti, come nel caso del Sole 24 Ore, merita sempre un’attenzione speciale perché in controtendenza. La crisi attuale si è aggiunta a quella che esisteva già e che aveva da tempo cominciato a ridisegnare il ruolo dei quotidiani su carta, in un ambiente sempre più digitalizzato. Non ci sono certezze per chi immagina nuovi scenari dell’informazione. Eppure, una cosa è certa. Se non esiste un modello vincente, la soluzione è restare in movimento. Assecondare il cambiamento. In questo, allora, l’operazione annunciata e realizzata dal direttore del quotidiano di Con­fin­dustria, Fabio Tambu­rini, merita un approfondimento.

Direttore, perché la scelta di presentare un nuovo formato e un diverso approccio del Sole 24 Ore in un momento di grande difficoltà come quello attuale?
«Perché, prima di tutto, il vecchio formato era ormai da archeologia editoriale e quindi ampiamente superato. La nuova veste è finalmente più agile, il giornale appare un po’ più verticale di un tabloid, un po’ più corto. In sostanza, diverso. Credo che la scelta che è stata fatta abbia un valore importante in questo periodo di crisi. Perché ogni giorno diciamo che c’è bisogno di innovazione e sviluppo, poi però sono pochi quelli che ci provano. E allora siamo stati coerenti, questo progetto dovrà essere un acceleratore per tutto il gruppo del Sole 24 Ore, un esempio concreto per dire quanto sia urgente in questa fase il concetto di passare dalle parole ai fatti».

In genere un cambiamento dell’aspetto grafico di un giornale si porta dietro una nuova e inevitabile impostazione dei contenuti. È così anche nel caso del vostro quotidiano?
«Parliamo certamente anche di un rinnovamento dei contenuti che passa da una nuova attenzione estetica. Sul piano pratico ci sarà, ad esempio, maggiore attenzione per le foto, molti primi piani. Una maggiore ricerca dei protagonisti affiancata a uno spazio più importante destinato alla politica, per capire meglio anche che cosa accade in economia e finanza. Perché il nostro non è un giornale generalista, questo aspetto non cambia, ma ora proponiamo al lettore anche la giornata politica, così come diamo due pagine agli esteri. Noi italiani siamo abituati a ragionare considerandoci l’ombelico del mondo, ma ormai, e lo stiamo sperimentando, tutto ciò che accade è collegato agli aventi che si verificano in Europa e nel resto del mondo».

Il giornale su carta e quello su web: quali differenze?

«La priorità va data al digitale, ma è dalla carta che ricaviamo ancora la maggior parte dei ricavi. Ecco perché questo restyling. Il lettore si aspetta sempre notizie in esclusiva e cerchiamo di dargliele utilizzando il canale digitale, aumentando lo spazio di analisi e approfondimento con grande attenzione al territorio, questo è ciò che rappresenta la spina dorsale del giornale. Poi ci sono tutti i canali verticali, come “Nova” per le tecnologie. Oppure “Finanza e Mercati” che è dedicato al risparmio, ovvero quello che resta un argomento molto forte in Italia. Ogni lunedì esce inoltre “Arredo e Design”, inserto che chiudiamo il venerdì, dedicato alla casa, altro tema attuale. E alla domenica, il consueto spazio di lettura tra viaggi, “hi-tech” e cultura».

Il presidente Sergio Mattarella le ha inviato una lettera sottolineando «il ruolo innovativo di progetti lungimiranti» come il vostro per uscire dai mesi terribili dell’emergenza.
«È stato un momento significativo, abbiamo letto il testo in apertura del convegno per il nuovo formato del giornale e per presentare altre novità editoriali del Gruppo e abbiamo avuto diecimila utenti collegati. È stato un enorme successo e quelle parole rappresentano un grande stimolo».

Può cambiare in qualche modo anche il rapporto tra il quotidiano e il primo azionista, Con­fin­du­stria?

«Confindustria resta il punto di riferimento, ma il nostro resta essenzialmente un giornale che si occupa di economia e finanza, non è un “house organ” di nessuna azienda. Abbiamo ben chiaro il nostro compito».

Davvero la crisi è un’opportunità per rendere questa nostra società migliore?
«Si deve cambiare, ma servono le idee giuste e la volontà di abbracciare davvero il cambiamento. In questo modo anche il Sole 24 Ore vuol dare un contributo per incentivare le riforme e l’evoluzione del nostro sistema».

Qual è il suo giudizio sulle politiche di Draghi in questa prima fase?

«Rispetto al Governo precedente questo nuovo Esecutivo ha avuto l’occasione di basare il suo lavoro su un vantaggio non da poco: si ispira infatti al principio delle competenze, un valore che in Italia è stato trascurato per troppo tempo. Una condizione essenziale. Non tutti possono fare tutto. Quindi il punto di partenza di Draghi promette sviluppi concreti e interessanti. Poi, bisogna dare tempo al tempo, aspettiamo verifiche».

La questione vaccini quanto inciderà?
«Incide subito, ora è fondamentale gestire l’emergenza sanitaria dopo i disastri dei precedenti responsabili. La sostituzione del commissario è stata una scelta importante, sono cambiati gli uomini degli apparati statali e sono stati fatti passi avanti. Bisognerà però evitare ulteriori perdite di tempo».

Le chiediamo, per concludere, un’impressione sul territorio legato a IDEA: nella ripartenza dopo l’emergenza quale sarà il ruolo delle aziende piemontesi?
«Ogni periodo di crisi richiede nuove iniziative di sviluppo. E su questo tema credo che il Piemonte abbia tutte le carte in regola per svolgere un ruolo guida. Quello delle Langhe, in particolare, è un territorio dove da sempre gli investimenti maggiori sono stati fatti pensando al cambiamento e rendendolo pos­­sibile. Quindi: buon lavoro, Piemonte».