Nei giorni scorsi sono stati denunciati i rischi ambientali che corre il torrente Gesso, nel Comune di Boves, a causa dell’affioramento dei rifiuti di una discarica, utilizzata a partire dagli anni settanta dello scorso secolo e riportata alla luce dall’evento alluvionale dell’ottobre scorso. Si tratta di un annoso problema non risolto e, purtroppo, molto diffuso.
Come se non bastassero i gravi danni arrecati in Gesso e Vermenagna dall’enorme quantità di sedimenti e detriti trasportati dalla furia dell’acqua durante l’ultima alluvione, si corre l’ulteriore rischio che i rifiuti vengano, nel caso di piogge abbondanti, trasportati più a valle con effetti sull’ambiente fluviale e sui canali irrigui.
La pratica sconsiderata di trasformare gli argini e gli alvei dei fiumi e torrenti in discariche abusive, o più o meno autorizzate e tollerate, è stata ed è molto diffusa, come se l’ambiente fluviale fosse in grado di rendere inoffensivi i rifiuti.
Le iniziative di “Puliamo il mondo” e “Puliamo il Parco fluviale” con i ragazzi e le ragazze delle scuole cuneesi, che Legambiente ha sostenuto sino all’arrivo della pandemia, hanno messo in evidenza come i cittadini abbandonino rifiuti anche pericolosi per l’ambiente e per la salute pubblica negli alvei fluviali o li nascondano nelle rive e sulle sponde, nonostante siano presenti sul territorio numerose ed efficienti piattaforme pubbliche destinate ad accoglierli e a smaltirli correttamente.
Queste pratiche negli ultimi tempi, soprattutto nelle zone destinate a Parco, sono per fortuna di molto diminuite ma, purtroppo, non è così nelle altre zone.
E’ sufficiente una rapida ricerca sugli organi di informazione locali per ottenere un elenco impressionante di episodi sconcertanti. Ricordiamo solo le ultime discariche abusive segnalate dalle cronache: nel torrente Varaita a Costigliole di Saluzzo in frazione Sant’Anna, nel torrente Maira a Dronero, nei pressi del Tanaro a Neive, lungo la Stura a Centallo, ecc.
Queste pratiche dannose per l’ambiente ed in particolare per il delicatissimo ecosistema fluviale devono essere perseguite a norma di legge.
I cittadini cuneesi si ricorderanno che la nostra città aveva a Sant’Anselmo, praticamente a ridosso dell’alveo e sopra la falda acquifera, una sua discarica, ora tenuta sotto osservazione rispetto ai rischi di inquinamento idrico, ma non del tutto in sicurezza per quanto riguarda le piene fluviali, come risulta da segnalazioni recenti.
Anche il sito dell’attuale impianto di San Nicolao a Borgo San Dalmazzo, anni fa, era usato come discarica nelle rive che portavano al fiume Stura, con i rifiuti periodicamente incendiati. Lo stesso succedeva, sempre a Cuneo, in zona Madonna delle Grazie sul torrente Gesso con la discarica cuneese precedente a quella di Sant’ Anselmo. Qui, negli anni Novanta del secolo scorso, nel corso di una alluvione, parte dei rifiuti emersero e furono asportati dalla piena. Per di più, queste vecchie discariche, oggi dismesse, erano usate anche per smaltire, senza regole, rifiuti pericolosi.
Quindi, è fondamentale l’impegno delle Amministrazioni Pubbliche competenti a trovare rapidamente le risorse economiche necessarie per la messa in sicurezza di tutti i depositi, recenti o antichi, di rifiuti, al fine di evitare ulteriori, gravi conseguenze sugli ecosistemi fluviali. Una buona opportunità da cogliere potrebbe essere quella dei fondi del Recovery Plan, destinati, come dovrebbe essere chiaro e vincolante, sostanzialmente alla tutela e miglioramento dell’ambiente. Invece, purtroppo, assistiamo in questi giorni ad una corsa all’accaparramento di questi fondi per progetti che di sostenibile hanno poco o nulla.
Bruno Piacenza – presidente Legambiente Cuneo
Domenico Sanino – presidente Pro Natura Cuneo
Silvio Galfré – presidente Lipu Cuneo
Albino Gosmar – presidente Cuneo Birding
Alberto Collidà – presidente Italia Nostra Cuneo
c.s.