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La nobilità d’animo

Allegra Agnelli ha imboccato il sentiero della ricerca contro il cancro circa quarant’anni fa e, a maggior ragione, continua a seguirlo oggi che il Covid rischia di far passare in secondo piano la lotta per sconfiggere le malattie oncologiche

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«La nostra lotta contro il cancro non si ferma, anche con un nemico in più come il coronavirus. Questo è il momento di credere nella ricerca». È il messaggio rivolto dalla presidente Allegra Agnelli ai sostenitori della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, un appello a quanti sognano la vittoria della medicina sulle patologie oncologiche e finanziano con generosità, ognuno come può, lo studio della malattia, la ricerca di cure nuove, lo sviluppo di un istituto diventato riferimento ben oltre i confini regionali.
Hanno contribuito e contribuiscono in tanti, ma al vertice della piramide c’è lei, donna Allegra, elegante e semplice, austera e gentile, orgogliosa del cammino fatto, dei progressi compiuti, delle speranze accarezzate, delle promesse di serenità. Filantropa, la definiscono. È molto di più. È anima, è esempio, è esperienza dolorosa e fiducia nel futuro. «A chi ha un familiare ammalato di cancro, dico che so cosa vuol dire. Ma che bisogna continuare a sperare perché l’uomo vincerà anche questa battaglia. Il cancro è una malattia che muta, che sa adattarsi. Per questo è difficile da sconfiggere. Però nessuno sforzo è vano e, grazie alla ricerca, il cancro è sempre più curabile». Parole sempre attualissime, che pronunciò a margine del premio StellaRe destinato a “donne che con il loro lavoro, le loro idee, il loro impegno hanno tracciato nuovi sentire in campi diversi del sapere”. Il sentiero della ricerca, lei, Allegra Agnelli Caracciolo di Castagneto, l’ha imboccato circa quarant’anni fa, costituendo il comitato Piemonte-Valle d’Aosta dell’Airc, associazione per la ricerca sul cancro. La voglia di dare una mano si trasformò in missione visitando un giorno alcuni laboratori dell’università di Torino. Erano ricavati in delle soffitte, c’erano travi a terra per attraversare le stanze, e lei sentì di dover fare qualcosa per consentire ai ricercatori di operare in condizioni migliori. La Fondazione è nata nell’86, undici anni dopo l’istituto di Candiolo ha visto la luce, è diventato un polo tecnologico all’avanguardia, per la sua realizzazione come per la ricerca e l’assistenza sono stati raccolti e investiti centinaia di milioni di euro. Passi avanti importanti, e non è finita: «Rimaniamo in trincea contro una malattia infida. Finché non sarà sconfitta, ci siamo. Andiamo avanti come bulldozer». Altra frase d’archivio, altre parole senza tempo, simbolo della dedizione di una donna che alla battaglia ha dedicato la vita. Non s’è tirata indietro quando aveva i bambini piccoli, e trovare tempo era più difficile, non ha mai esitato a sacrificarsi, a spendersi per stimolare la generosità popolare. E non s’è fermata durante la pandemia, come non si è fermato l’istituto: sono stati attrezzati, anzi, reparti per accogliere pazienti da altri ospedali ed è stato allestito un laboratorio per l’analisi dei tamponi. Di donna Allegra, riservatissima, non si sa molto: che è legatissima alla famiglia, che ama la natura, che pratica il golf con disincanto sorridendo degli errori e non esaltandosi per le vittorie, che adora gli animali, che è tifosissima della Juventus, che non ama i riflettori eppure fa tendenza con il suo stile. Basta però guardare Candiolo, ricostruire il suo impegno, per capire a fondo che donna è: generosa, tenace, amorevole, instancabile. Donna con la maiuscola, per nobiltà d’animo e non solo per blasone.

BaNNER
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