Al Corriere di Saluzzo manca soltanto la parola, anche se, a ben guardare, le sue pagine parlano eccome. Presente, in maniera tangibile, nella vita della “città del Marchesato” dal lontano 1897, il settimanale cattolico di informazione locale ha assunto ormai le sembianze di un cittadino in carne e ossa, capace di seguire da vicino, raccontare e far riflettere l’opinione pubblica sulle piccole e grandi questioni saluzzesi. Ne abbiamo parlato con il direttore, il giornalista Alberto Gedda.
Direttore, come state affrontando la pandemia?
«Ci siamo trovati a fare i conti con l’emergenza coronavirus con una grande carica di energia. Questo perché abbiamo appena trascorso un periodo caratterizzato da grandi novità. Nel settembre del 2019, infatti, abbiamo rinnovato in maniera significativa l’aspetto del giornale, dandogli la forma del tabloid, cambiando gli stili dei caratteri, incrementando il numero di pagine e ridefinendo l’ordine secondo cui proporre i singoli argomenti».
Il restyling ha dato i risultati sperati?
«Sì. Gli abbonamenti “tengono” e, nel documentare le varie fasi della pandemia, ci siamo resi conto che il desiderio dei lettori di interagire con noi era significativamente aumentato. Da quando c’è il Covid, la gente vuole dire la sua con maggiore frequenza: ci scrivono, ci telefonano…».
Le tematiche più dibattute?
«Molti ci contattano per poter rivolgere un ringraziamento al personale medico o, comunque, per partecipare al dibattito, sempre molto vivace, sui temi sanitari. Proprio in questi giorni, è tornata di assoluta attualità la questione del nuovo ospedale; nel periodo della raccolta della frutta, invece, il focus è orientato sulla gestione dei lavoratori stagionali stranieri: si tratta di una problematica che si ripete annosamente e che solo un intervento dello Stato può risolvere in via definitiva».
E il Covid?
«Ci sono due livelli di dibattito. Il primo riguarda gli effetti economici della pandemia, che ha messo in ginocchio settori interi, a partire dai commercianti, dagli albergatori e dai ristoratori. Comune e Ascom sono al lavoro per cercare di rendere meno pesanti le conseguenze: in questo senso, siamo convinti che l’offerta turistica della nostra area e, in particolare, la candidatura delle Terre del Monviso a Capitale Italiana della Cultura 2024 saranno carte importantissime per la ripresa. Il secondo livello è relativo alle informazioni sull’emergenza: il coronavirus ha determinato anche la cosiddetta infodemia, ovvero il proliferare incontrollato di notizie che, spesso, risultano essere fasulle. Il nostro compito, specie su Internet e sui social, è quello di aiutare il lettore a districarsi in questa “giungla”: di recente, sul tema, abbiamo realizzato un video che è stato ripreso anche dalla Rai».
Insomma, non vi limitate a raccontare i fatti…
«Utilizzando tutti i canali di comunicazione che ci mette a disposizione la tecnologia, cerchiamo di fungere da pungolo e di spingere i saluzzesi a riflettere. Lo impone la nostra tradizione ultracentenaria. Vanno in questa direzione l’inchiesta a puntate sulle case di riposo e quella che proporremo prossimamente sul disagio giovanile».
Sembra entusiasta…
«Come il primo giorno! E dire che ero anche già andato in pensione…».
Poi cosa è successo?
«Nel 2019 il Vescovo mi ha contattato proponendomi la direzione del giornale: ho accettato subito, con emozione. Si tratta della chiusura del cerchio, perché la mia carriera giornalistica è proprio partita dal Corriere di Saluzzo. La sfida è entusiasmante anche perché il mondo dell’informazione è nel bel mezzo di una trasformazione epocale. E poi ci sono i miei nipotini, ormai maggiorenni a dire il vero, che mi spingono a fare sempre meglio… (ride, nda)».
Il ruolo del Corriere di Saluzzo nella nuova era digitale.
«Vogliamo continuare a essere presenti, su ogni fronte, in maniera propositiva e attiva. Proprio come abbiamo fatto due anni fa in occasione del rinnovamento grafico, che è stato salutato con il grande concerto di Giorgio Conte e dei Polifonici del Marchesato in un “Magda Olivero” al completo oppure l’evento promosso per ringraziare chi ha lottato in prima linea contro il coronavirus e, in generale, tutti gli appuntamenti artistico-culturali proposti online durante la pandemia. In tutte queste iniziative è risultata fondamentale la sinergia con le altre realtà del territorio. È questa l’arma in più che può fare la differenza».