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L’addio di Domenico Quaranta nella lettera scritta ai suoi cari

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Tra i messaggi lasciati dai 4 sottotenenti fucilati da un drappello na­zi-fascista a Cairo Montenotte c’è la lettera che il 24enne Domenico Quaranta ha scritto per la famiglia. La riportiamo qui sotto.

Carissimi,
Sono morto, credo facendo il mio dovere fino all’ultimo. Avrei desiderato continuare a servire la mia Patria ed il mio Re, ma se Dio così ha voluto è segno che il mio sacrificio valeva più della mia opera futura. Sono quindi contento di aver donato alla Grande Madre il mio corpo, come donai a te Mamma fin dal primo vagito, la mia anima immacolata acciocché Tu la custodissi così come Essa da oggi custodirà in eterno i miei resti mortali. Sono fiero di aver lottato con le armi in pugno per la gloria del mio Re, come lottai sui libri per dare a Te, mio amatissimo Babbo, quelle soddisfazioni che avrebbero dovuto ricompensare le amarezze ed i sacrifici patiti per me.
A Te Mamma resta il mio spirito che in Te vivrà, fin che Tu vivrai; a Te Babbo ho dato la più grande soddisfazione: l’orgoglio di poter dire mio figlio è caduto per la libertà della Patria.
Il dolore che avete provato per la mia fine è stato inenarrabile.
Io no: sono stato il vostro unico figlio, l’unico scopo della vostra vita! Avete spiati i miei primi passi, mi avete guidato, mi avete sorretto; e di ciò vi ho espressa sempre la mia gratitudine sconfinata, vi ho sempre ammirati, vi ho sempre adorati. Consolate però questo dolore al pensiero che vostro figlio ha mantenuto il suo giuramento di fedeltà. Nella vita si giura una volta sola. Io giurai di essere fedele al Re e di combattere per il bene della Patria. Ciò ho fatto e ne sono fierissimo.
I miei ultimi pensieri sono stati per la Patria, per il Re e per Voi.
I miei ultimi baci sono stati per il santo Tricolore e per Voi. Addio. Mimmo