«Sarai per sempre i punti cardinali del nostro spazio»

In occasione dei funerali celebrati nel Duomo di Alba dal cardinale Bertone, Giovanni Ferrero ricordò il fratello con un discorso che emoziona ancora

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L’improvvisa scomparsa di Pie­­­tro Fer­rero è stata vis­­suta con dolore e incredulità non so­lo nel­l’Albese, ma in tutta Italia e nel mondo intero. Si è trattato di uno di quegli eventi che, per la sua drammaticità, ha segnato un po’ tutti, a ogni livello, tanto che oggi, a dieci anni di distanza dalla tragedia, non c’è persona che non ricordi dove si trovava nel preciso momento in cui si diffuse la terribile notizia. È an­che per questo che le esequie, celebrate il 27 aprile 2011 nel Duomo di Alba, si sono trasformate in un grande rito collettivo, a cui hanno preso parte le massime cariche del­lo Stato, a partire dal­l’al­lora premier Silvio Ber­lu­sconi, e autorità di primo pia­no, come la regina del Bel­gio, Paola Ruffo di Ca­la­bria.
Resterà per sempre impresso nella memoria di chi ha partecipato ai funerali il discorso pronunciato dal fratello di Pietro Ferrero, Giovanni, og­gi alla guida del colosso dolciario albese. Nelle sue parole, prima di tutto, tanta incredulità: «Sembravi troppo for­te per morire, troppo vivo per abbandonarci, troppo proiettato in avanti per non avere un domani», disse Gio­vanni Ferrero, aggiungendo: «Non dimenticherò mai il momento in cui l’ho saputo. Come descrivere la vertigine da cui è colta la mente nell’irruzione di quell’assurdo, il senso di precipitare nel vuo­to, come se si fosse oltrepassato il cornicione di un palazzo e, nella caduta, ci si ag­grap­pas­se a sottili ramoscelli». In parallelo, la certezza che proseguire senza Pietro sarebbe stato difficile: «Nien­te è e niente sarà più come prima. Certo non per la nostra famiglia», affermò Gio­vanni, ri­mar­cando però che il ricordo del fratello sarebbe rimasto vivo e, soprattutto, sarebbe servito per non perdere la strada maestra. Così ancora Gio­van­ni: «Per noi, sarai sempre i quattro punti cardinali dello spazio, la prima aurora del mattino e l’ultimo bagliore di stella della sera, le nostre radici più profonde e il no­stro cielo più alto».
Giovanni tratteggiò poi un commovente ricordo umano del fratello: «Ti rivediamo con la tua fermezza, ma anche con la tua dolcezza, con la tua saggezza, ma anche con il tuo candore, con la tua convinzione, l’amabilità del tuo sguardo, il tuo sorriso, la luce dei tuoi occhi. Abbiamo sempre ammirato la tua capacità di giudizio, il tuo sdegno per la disonestà e la banalità, la tua lungimiranza. Ma so­prat­tutto l’audacia della speranza, la forza del volgere lo sguardo sempre in avanti, l’andare oltre, il vedere al di là». Infine, la chiusura con un pensiero di speranza: «Alla presenza di tuo padre, che da sempre ci ha guidati per mez­zo della sua visione creativa, dell’amore infinito e del so­stegno di tua madre, della tua fedele e dedita consorte, Lui­sa, dei tuoi tre te­neri figli, e alla presenza dei tuoi collaboratori, con orgoglio di tutti noi ti promettiamo qui di continuare a scrivere ancora pa­gine di successo di questa no­stra ope­ra. Tu ce lo ricordavi spesso: lavorare per creare e donare. A ogni pagina scritta ci sorriderai e indicherai la strada». E così è stato.