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«Sentiva il peso e l’orgoglio del suo compito»

Pietro Ferrero nel ricordo di Ferruccio De Bortoli che lo conosceva bene: «Era prima di tutto una persona gentile e solare»

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Dieci anni da un evento doloroso. Dieci anni da quella notizia che fece il giro del mondo, partendo dal Sudafrica per arrivare fino ad Alba. Ab­biamo chiesto un pensiero su Pietro Ferrero a un giornalista autorevole come Fer­ruccio De Bortoli che aveva avuto l’occasione di conoscerlo e di incontrarlo in diverse occasioni, ad Alba e non solo.

«Il mio ricordo di Pietro Ferrero è quello di una persona gentile», ci ha detto l’ex direttore del Corriere della Sera. «Una persona solare e per carattere schiva, con quella educazione tutta piemontese nei modi e sincera nell’espressione. Era destinato ad essere l’erede del padre Michele e nelle poche conversazioni che abbiamo avuto (eravamo insieme nel consiglio Ras Allianz) si coglieva che ne avvertiva il peso ma soprattutto l’orgoglio. Rimasi colpito e addolorato dalla sua scomparsa avvenuta coltivando la sua grande passione per la bicicletta che immagino fosse anche un modo per evadere, andando a correre molto lontano, dal fardello delle grandi responsabilità dalle quali tuttavia credo non si sarebbe mai sottratto. Il successo è anche nella disciplina. Sono sicuro che avrebbe raccolto benissimo il testimone del padre, così come lo ha ereditato il fratello Gio­vanni che guida con mani sicure la Ferrero. Una multinazionale cresciuta ancora di più e profondamente innovata nella tradizionale riservatezza».

De Bortoli aveva testimoniato la sua vicinanza al Gruppo Ferrero anche nel 2016, in occasione del settantesimo anniversario della fondazione. «Parliamo di una realtà diversa dalle altre», le sue parole, «con un legame identitario fortissimo che contraddistingue tutti i “ferreriani”. E in questa categoria metto anche noi consumatori, perché riconosciamo la stessa passione e arriviamo a invidiare chi lavora in Fer­rero. Sono sentimenti testimoniati anche negli spot televisivi, si riconosce l’autenticità del messaggio. Ecco perché la Nutella è diventata un simbolo condiviso in tutto il mondo. Pietro Ferrero? Era una persona di rara umanità e gentilezza».

In occasione dell’anniversario numero 60 della Ferrero, invece, c’era stata l’inaugurazione del Master in Scienze Alimentari, oltre a quella della nuova sede del Centro di Ricerca nell’ex Filanda Pellisseri. L’evento per celebrare i nuovi traguardi raggiunti aveva sviluppato un dialogo attorno a temi importanti come economia, nutrizione, sociologia e consumi. A moderare gli interventi era stato proprio De Bortoli, al tempo direttore del Sole 24 Ore, seduto al fianco di Pietro Ferrero: «Come giornalista e come direttore di un quotidiano economico finanziario è un privilegio, un onore essere qua. E soprattutto poter vedere e descrivere una storia di successo italiana nel mondo, che rappresenta anche uno specchio fedele di quanto possono essere profonde e vive le virtù delle imprese e delle idee italiane. Anche la soddisfazione di vedere che, quando nel nostro Paese si collabora seriamente fra istituzioni private e pubbliche, il risultato è quasi sempre degno di nota».

L’analisi di De Bortoli era andata in profondità, per sottolineare quanto l’attività della Ferrero fosse entrata nella vita di ognuno di noi: «Ha cambiato in profondità le nostre abitudini, non soltanto i nostri gusti, ma parte del nostro costume ed è entrata a pieno titolo, con i propri prodotti, la propria qualità, ma anche con le proprie idee di marketing nel costume e nella cultura del nostro Paese. Questo, se volete è un valore intangibile, che però noi tocchiamo con mano quotidianamente».

E ancora, nel discorso di De Bortoli, un’altra sottolineatura per definire le peculiarità del colosso dolciario albese: «La responsabilità sociale è molto importante per questo Gruppo ed è contenuta nello slogan “Lavorare, creare, donare” della Fondazione Ferrero. Non è qualcosa di acquisito perché a un certo punto è diventata un’esigenza della società o una moda… Piuttosto faceva parte, in qualche modo, della cultura di base e dell’elemento costitutivo, e se volete statutario, dell’impresa».