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Sono passati 77 anni da quel 16 aprile

Ricorre l’anniversario della fuciliazione dei 4 sottotenenti a Cairo Montenotte

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Sono le prime luci dell’alba del 16 aprile 1944, la “domenica in albis”, la pri­ma dopo Pasqua, quando da una porta secondaria del Re­gio Riformatorio di Cairo Mon­tenotte, sede della gendarmeria tedesca e carcere locale, escono quattro uomini bendati e incatenati. Vengono condotti in località Buglio, do­ve saranno fucilati dal drappello nazi-fascista che li scorta.
Sono quattro sottotenenti: Domenico Quaranta, 24 an­ni, di Napoli, è incatenato a In­nocenzo Contini “Enzo”, 22 anni, di Torino e Pier Augusto Dacomo “Pier Da­miani”, 23 anni, di Mon­ticello d’Alba, è incatenato a Ettore Ruocco, 24 anni, nato a Napoli ma residente a To­rino. Quaranta, ferito, cammina scalzo ed è coperto solo da un lenzuolo insanguinato.
Il drappello nazi-fascista è composto dal maresciallo ca­po Giuseppe Senft, dal maresciallo Landwerch, dai sergenti Otto Erik e Karl, dal caporale William Peusser e dal capitano medico Helm. Con loro ci sono i collaborazionisti Mario Tuzzi e Giorgio Del Monego, le interpreti Berta e Melania Wobbe, madre e figlia. Completano il drappello alcuni soldati semplici, un appuntato della Fel­d­gendarmerie e un ufficiale del tribunale militare tedesco.
Giunti al Buglio, i quattro prigionieri vengono schierati mentre Del Monego comunica loro che sono condannati a morte. Improvvisamente, sen­za attendere indicazioni da parte dei superiori, il maresciallo Landwerch ordina di fare fuoco sui prigionieri. Tre muoiono sul colpo e il quarto, ferito, viene barbaramente ucciso dal sergente Otto Erik con due colpi di pistola alla nuca.

Subito dopo i quattro cadaveri vengono caricati su un carro della raccolta rifiuti, precettato precedentemente, e portati al cimitero dove vengono gettati in una fossa comune nella nuda terra.

Ai cairesi, a cui era stato vietato assistere alla fucilazione, viene non solo proibito di assicurare la presenza di un prete per la benedizione della salme, ma anche di recuperare qualsiasi oggetto da poter consegnare ai familiari.
Ma non tutti obbediscono.

Al Buglio, vicino al luogo dell’esecuzione, c’era, e c’è tuttora, una casetta. Ad una delle finestre è affacciata una donna a cui i tedeschi intimano, armi in pugno, di ritirarsi e di chiudere le ante. La don­na esegue, ma rimane a spiare da dietro le persiane. Quando il mesto corteo si dirige al camposanto, lei scende e raccoglie in quattro sacchetti la terra intrisa del sangue dei partigiani appena uccisi. Quella terra è stata poi sistemata in quattro cofanetti consegnati ai famigliari in occasione dei funerali solenni del 15 maggio 1945.
Per lo spavento e l’orrore di quanto visto, la donna si ritrova in pochi giorni con i capelli completamente bianchi.

I quattro ufficiali italiani erano stati fatti prigionieri il 15 marzo 1944 in Val Casotto durante un massiccio rastrellamento tedesco. Quaranta viene trovato, ferito a un polmone, in un cascinale a Montezemolo, mentre gli altri tre erano in missione con le loro squadre.
Vengono dapprima portati a Ceva quindi al Regio Rifor­matorio di Cairo Montenotte mentre numerosi partigiani vengono fucilati sul posto o nel campo di Ceva.
In realtà gli ufficiali catturati erano cinque. Il quinto, il cui nome era noto, ma è rimasto sempre celato, fu rilasciato grazie all’interessamento del generale Callà di Alessandria.

I quattro detenuti per 31 giorni subiscono, durante i continui interrogatori a cui sono sottoposti, torture, maltrattamenti, pestaggi e fustigazioni. Tuttavia dalle labbra di questi eroi non trapela nulla. Non dicono nemmeno il loro vero nome. Solo Ruocco lo scriverà sulle pareti della sua cella il giorno prima di essere fucilato. E proprio le scritte lasciate da questi quattro martiri sulle pareti delle loro celle, al pari della lettera che Quaranta è riuscito in qualche modo a far pervenire ai genitori, sono una magnifica, imperitura testimonianza della loro fede in Dio e negli ideali della famiglia e della patria.

Domenico Quaranta, Inno­cenzo Contini, Pier Augusto Dacomo e Ettore Ruocco sono stati insigniti di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il loro sacrificio è ricordato con un monumento al Buglio di Cairo Montenotte, con due cenotafi al sacrario di Bastia Mondovì, con una lapide a Pamparato oltre che nei loro luoghi di provenienza.

Domani, venerdì 16 aprile alle 11,30 a Monticello d’Al­ba, in piazza Martiri della Libertà davanti al monumento che lo ricorda, si terrà la commemorazione della Me­daglia d’Oro al Valor Militare Pier Augusto Dacomo. L’oc­casione è una duplice ricorrenza: quella della nascita, il 6 aprile 1921 a Mon­ticello d’Alba, e quella della morte, il 16 aprile 1944 a Cairo Montenotte, insieme ai tre compagni di lotta partigiana e di prigionia.

Articolo a cura di Elio Stona