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Fondamentale l’opera di Michele Colombino

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Buenos Aires, Cordoba, Mar del Plata, Rosario, Santa Fe in Ar­gentina, ma anche Rio in Brasile o Montevideo in Uruguay. Sono alcune delle località da cui provengono, indirizzate all’Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Cuneo, le sempre più numerose richieste di atti di nascita, certificati di matrimonio e stato civile degli antenati cuneesi in modo da poter dimostrare la discendenza italiana ed avviare così la procedura per ottenere la cittadinanza. Soltanto negli ultimi mesi ne sono giunte 135, soprattutto dall’Argentina. La Granda è stata terra di emigrazione verso il Sud America, soprattutto verso l’Argentina, che ha attratto moltissimi piemontesi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Sono state anche la fame e la miseria a spingere tanti contadini cuneesi ad andarsene, prima verso la Francia e poi verso la “pampa”; e così è arrivato il grande esodo e, di conseguenza, il progressivo spopolamento delle montagne, delle colline e delle pianure mentre, contemporaneamente, le terre argentine in provincia di Santa Fe e poi, successivamente, in quella di Cordoba, venivano colonizzate. Oggi molti discendenti degli emigrati scrivono per ottenere documenti anagrafici relativi a loro avi di cui a volte conoscono appena il nome e non sempre il comune di origine: alle origini di questa impennata di richieste, oltre alla ricerca delle radici, vanno indubbiamente collegate la crisi economica dell’Argentina degli ultimi anni e l’emergenza Covid, che hanno aggravato una situazione già strutturalmente precaria. Da qui la scelta che porta molte persone ad intraprendere la lunga e faticosa strada della burocrazia per ottenere la cittadinanza italiana. Al di là delle variegate logiche di sopravvivenza, quello che arriva dall’America Latina sembra essere un fruscio del tempo, un ricordo sbiadito dagli anni ma mai del tutto rimosso nelle nostre terre: molti, in passato, contavano parenti in famiglia partiti verso “l’altra America” e oggi, decenni dopo, quel filo di memoria è portato avanti dall’Associazione Piemontesi nel Mondo di Frossasco, nel torinese, fondata nel 1981 da Michele Colombino, che ha contribuito in maniera decisiva a far nascere nel 2006 il Museo dell’Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo.