«Il capitale umano la chiave del successo»

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Nel fine settimana del 10 e 11 aprile si è realizzato il passaggio informatico dell’intera rete Ubi nel Gruppo Intesa Sanpaolo.

L’integrazione ha riguardato circa 15mila dipendenti, 2,4 milioni di clienti, 2,6 milioni di conti correnti e 1.000 filiali. Tutto si è svolto secondo i programmi: il trasferimento dei dati è stato completato con successo. Nel nostro territorio cuneese il passaggio si è svolto mentre era in vigore la “zona rossa”. Per questo motivo si è dovuta mantenere la turnazione dei colleghi nelle filiali, suddivisi su due squadre per evitare che, in malaugurato caso di infezione, il punto operativo coinvolto dovesse chiudere per un periodo di tempo prolungato.

«Quando più di un anno fa abbiamo definito quelle che consideravamo le opzioni di crescita per il nostro Gruppo, soprattutto in una logica di posizionamento come leader europeo, partendo dalla concentrazione che poteva essere ancora fatta nel nostro Paese, è stato chiaro che scegliere una Banca che aveva importanti talenti, ma anche le maggiori affinità in termini di valori con quelli del gruppo Intesa Sanpaolo potesse essere la scelta migliore per costruire un cammino comune di successo e di creazione di valore», ribadice il Ceo del Gruppo, Carlo Messina.

«Le persone di Intesa Sanpaolo e quelle di Ubi hanno sempre condiviso a­spetti anche valoriali come la sostenibilità e altri elementi che riguardano gli ambiti dell’etica e i temi dell’Esg al centro dell’operatività.

Sin dall’inizio di questa operazione, ho parlato di Ubi Banca come di un gruppo di persone di successo che rappresentano la miglior combinazione possibile per Intesa Sanpaolo. Il successo dell’operazione è legato alla grandissima qualità delle persone di Ubi: l’approccio che queste hanno avuto, sia durante la fase di pre-integrazione, sia durante la fase d’integrazione si è dimostrato straordinario, al pari del personale di Intesa Sanpaolo. E questo ci ha rafforzato nella convinzione di aver fatto la scelta giusta, che consentirà al Gruppo di poter diventare veramente un leader in Europa».

E aggiunge: «Non dobbiamo dimenticare che appena lanciata l’operazione di offerta pubblica di scambio è contestualmente iniziata l’emergenza pandemica. Un elemento che ha costretto tutti noi a lavorare attraverso video, con le mascherine, dovendo completare quella che oggi è considerata la più importante operazione realizzata in Europa negli ultimi anni. Le tecnologie sono utilissime in condizioni di emergenza, ma la nostra vita è fatta di relazioni e interazioni con i clienti. Il video deve essere uno strumento, ma non il fine attraverso il quale noi andiamo a disegnare la nostra banca del futuro. La forza del nostro Paese, nonostante un punto di debolezza rappresentato dal debito pubblico, si basa su elementi oggettivi: un ammontare di risparmio che supera i dieci trilioni, aziende fortemente legate all’export, la capacità e il talento delle persone che lavorano in Italia. Beneficeremo dei fondi del Next Generation Eu che, se correttamente utilizzati, ci consentiranno di accelerare la crescita, fattore indispensabile per ridurre le disuguaglianze».

Dove sarà Intesa Sanpaolo nel 2025, al completamento del prossimo piano d’impresa?
«Penso che avremo completato un percorso da leader in Europa: crescere nei ricavi, ridurre i costi e tenerli sotto controllo, fare sì che la qualità del credito del nostro Gruppo sia eccellente e ci porti ad una forte riduzione del costo del rischio. Tutti questi indici consentono di far crescere l’utile netto e quindi di poter posizionare la Banca in una prospettiva di crescita. Il modello di business è fondamentale: la valorizzazione dei patrimoni dei nostri clienti. Wealth Management, Pro­tection, Private Banking e Asset management, Assicura­zione e Banca dei Territori rimangono punti strategici, accanto al Corporate & In­vestment Banking che completa le soluzioni per rafforzare i risultati del Gruppo. Le banche estere dovranno sempre più essere leader nei paesi in cui operano, in particolare dove abbiamo delle quote di mercato significative. Tutto ciò rappresenta la cornice nella quale l’aspetto della sostenibilità rimarrà un punto chiave del nostro Gruppo; inoltre molti aspetti del fintech dovranno essere considerati nel disegno futuro della nostra banca, un aspetto sul quale dovremo investire molto così come nel digitale, altro fattore abilitante».