«Il Monregalese saprà ripartire con energia»

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Nel 2018 si è insediato come comandante del­­­­­la Compagnia dei Ca­rabinieri di Mon­dovì il maggiore Ambrosino Tala.

Maggiore Tala, che realtà ha trovato nel Monregalese?
«La decisione di assegnare a un mag­giore il comando della Com­pa­gnia è rientrata in una più am­pia manovra di graduale elevazione dei livelli di comando territoriale. Ho trovato una realtà che mi ha colpito per l’operosità, la spiccata iniziativa in campo sociale, culturale ed economico, l’efficienza dei servizi e il senso di ap­par­tenenza e di legalità delle persone; un tessuto sociale particolarmente sano e produttivo, mol­to sen­sibile alla sicurezza».

Come si è evoluta la situazione?

«In meglio, quantomeno sino al­l’inizio dell’emergenza sanitaria. Sono convinto che, non appena l’emergenza sarà superata, que­sto territorio avrà la forza per ripartire con rinnovata energia».

Qual è il suo giudizio sulla Compagnia di Mondovì?

«Una Compagnia ben organizzata sotto tutti i profili, composta da personale preparato, altamente motivato, disponibile e attento alle esigenze della popolazione. Professionisti seri che hanno fatto del proprio lavoro un’autentica vocazione, mettendo al centro della loro missione la sicurezza del territorio. Sono numerose le attestazioni di stima che ricevo da autorità e cittadini per il lavoro svolto quotidianamente dai miei collaboratori e di questo sono molto orgoglioso».

Il Monregalese conta molti piccoli comuni: siamo in presenza di un territorio essenzialmente tranquillo oppure quello della provincia Granda da intendersi come “isola felice” è un mito da sfatare?
«La Compagnia ha competenza su un territorio con 41 comuni, per la maggior parte caratterizzati da una bassa densità abitativa e da una contenuta delittuosità. Rispetto alle realtà metropolitane si può sicuramente parlare di un’isola felice, benché negli ultimi anni si sia constatato come anche le borgate, le località isolate e persino i più piccoli comuni siano diventati appetibili dal punto di vista criminale. Questo è accaduto anche a causa dell’assenza di sistemi di videosorveglianza e di sicurezza passiva in genere. Senza contare che nelle grandi città il livello di attenzione della popolazione è spesso più elevato rispetto ai centri minori, dove all’interno delle comunità prevalgono il senso di appartenenza e la fiducia».

L’emergenza sanitaria ha sconvolto la nostra quotidianità: avete notato una modifica nelle statistiche sulle tipologie di reato?

«Nel primo “lockdown” abbiamo rilevato un sensibile decremento di tutte le fattispecie di reato. Col progressivo ritorno alle attività si è osservata una graduale ripresa dei comportamenti illeciti. A preoccupare, attualmente, è l’impennata dei reati consumati attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche, dovuta soprattutto al notevole incremento delle transazioni di acquisto e pagamento online. In te­ma di violenza domestica, invece, con l’entrata in vigore del “Co­dice rosso” abbiamo assistito a una progressiva emersione di casi preesistenti. Durante l’emergenza sanitaria, il numero di denunce non è più aumentato, anche se temiamo che gli episodi segnalati rappresentino soltanto la punta dell’iceberg. Per tale motivo il personale dell’Arma continuerà a interagire quotidianamente con gli altri attori della Rete Nazionale Antiviolenza».

Per quanto riguarda, invece, le sanzioni sul territorio in merito a violazioni delle disposizioni dei vari decreti inerenti l’emergenza sanitaria, cosa ci può dire?

«Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, abbiamo contestato una me­dia di circa quaranta sanzioni al mese, spesso riguardanti comportamenti irregolari persistenti; ma è bene precisare che la sanzione rimane l’“extrema ratio”, essendo stato privilegiato un approccio più persuasivo che repressivo».

Da tutori dell’ordine vi trovate a far rispettare imposizioni che il cittadino medio fa fatica a mettere in pratica. Nell’applicazione di queste imposizioni ritiene che il rapporto tra il cittadino e il tutore della legge rischi di evolversi in peggio?
«Il rapporto tra il cittadino e il Carabiniere non ha subito molti cam­biamenti: nonostante un anno di restrizioni e di sacrifici, la maggior parte dei cittadini ha reagito con grande senso di responsabilità, dimostrandosi rispettosa delle norme e del delicato lavoro delle Forze dell’Ordine, alle quali si è rivolta con fiducia per avere indicazioni interpretative. D’altra parte, come dicevo prima, il nostro operato nell’applicazione delle norme è stato improntato alla sensibilità e al buon senso. Abbiamo avuto il privilegio di contribuire al­l’eccezionale sforzo sinergico di tutte le componenti del territorio a tutela della salute pubblica e a sostegno delle categorie più deboli».

Negli anni passati, nel Monregalese, quella dei furti in abitazione è stata la tipologia di reato più “sentita”. Si è avuto un miglioramento in questo senso?
«Il furto in abitazione assume un forte significato emotivo per chi ne è vittima ed è fonte di grande allarme sociale. Per questo è il fenomeno criminale su cui ho concentrato una maggiore azione di contrasto, resa possibile grazie allo straordinario impegno, andato ben oltre i doveri imposti dal servizio, di tutti i militari delle undici Sta­zioni dipendenti e del Nucleo Operativo e Radiomobile. Abbia­mo potuto contare anche sui rinforzi inviati dal Comando Pro­vin­ciale di Cuneo, dal Nucleo Elicotteri di Volpiano e dal Reggimento di Moncalieri. Un impegno che è stato percepito e apprezzato dalla popolazione e che ha consentito di contenere sensibilmente il fe­no­meno e di assicurare alla giustizia molti dei responsabili. L’atten­zio­ne rimane molto alta, consapevoli della ciclicità della minaccia».

In linea più generale, la popolazione ha fiducia nell’Arma?

«Dai segnali che mi giungono quotidianamente, ritengo che la l’Ar­ma goda di molta fiducia. I Carabinieri, per vocazione, vantano una particolare vicinanza alla popolazione, avvertita sia a livello nazionale e forse ancora di più localmente: le nostre Stazioni beneficiano di una diffusione capillare che porta a un più alto coefficiente di successo degli interventi. Il ruolo delle Stazioni e dei suoi com­ponenti va al di là delle capacità operative dei singoli reparti, poiché la conoscenza delle dinamiche sociali e criminali consente di instaurare un rapporto di interazione e fiducia con le rispettive comunità, esaltando il valore sociale dell’attività di Polizia. Attività che si espleta attraverso il contatto continuo con il cittadino, per individuare le sue esigenze di sicurezza e soddisfarle. Si assorbono in tal modo anche bisogni minori, concretizzando una vera e propria “rassicurazione sociale”».