Home Articoli Rivista Idea «Un ente prezioso, capace di evolversi»

«Un ente prezioso, capace di evolversi»

Il Comizio Agrario di Mondovì si conferma esempio di lungimiranza unico nel suo genere

0
350

Piazza Ellero, cuore pulsante della città di Mondovì. In un palazzo elegante che profuma di storia e di cultura, ha sede il Comizio Agrario cittadino, unico rimasto in Italia. Un’eccellenza territoriale che persiste ad evolversi e a rafforzarsi come ci hanno confermato il suo Presidente e il suo Direttore.

 

Pier Franco Blengini – Presidente del Comizio Agrario
Pier Franco Blengini è un uomo colto ed eclettico. Amministratore delegato di un’importante azienda edile del monregalese, è altresì viticoltore nonché Presidente del Comizio Agrario di Mondovì dal 2018.

Dall’edilizia all’agricoltura. Presidente, come nasce il suo legame con il Comizio Agrario?
«L’intera storia della mia famiglia è in realtà strettamente connessa a quella del Comizio Agrario. Mio nonno Pietro è stato tra i promotori del palazzo in cui ancora oggi ha sede il Comizio stesso, mio padre ne divenne presidente nel 1967. Il mondo agricolo, quindi, mi appartiene fin dalla gioventù, anche perché negli anni Sessanta feci un’esperienza formativo-manageriale in una tenuta del Sussex. Quando mi è stata proposta la Presidenza del Comizio, dunque, ho accettato con orgoglio ed entusiasmo, ma anche con un briciolo di emozione».

Se dovesse indicare l’obiettivo principale del suo mandato?
«Il traguardo più grande che ci poniamo (condiviso con il Consiglio Direttivo e il Comitato Scientifico) è quello di trasformare il Comizio in un organo meno statico e più dinamico, che possa fungere da punto di riferimento per gli operatori e gli studiosi del settore. Affiancare, dunque, alle imprescindibili opere di raccolta e catalogazione che hanno reso la nostra biblioteca tra le più fornite a livello nazionale sulle tematiche agrarie, un ruolo di ascolto e di proposizione. Significa tornare a parlare agli agricoltori, ascoltarli e metterci al loro servizio laddove possibile, ad esempio attraverso il nostro laboratorio di analisi e ricerca».

L’ultimo Comizio Agrario rimasto in Italia. Dove sta il segreto?
Nella lungimiranza dei primi soci che lo hanno da subito reso indipendente economicamente, nei professionisti che negli anni lo hanno animato e nei volontari che continuano ancora oggi a supportare le singole attività, prendendosi cura, ad esempio, del frutteto sito all’interno del parco del Castello di Rocca de’ Baldi. Passione, costanza e competenza che negli anni non sono mai venute meno».

Pier Franco Blengini
Presidente del Comizio Agrario
Pier Franco Blengini è un uomo colto ed eclettico. Amministratore delegato di un’importante azienda edile
del monregalese, è altresì viticoltore nonché Presidente del Comizio Agrario di Mondovì dal 2018.

Attilio Ianniello – Direttore del Comizio Agrario
Storico, divulgatore e scrittore, Attilio Ianniello ha incontrato per la prima volta il Comizio Agrario di Mondovì nel 2003. Da allora non l’ha più lasciato al punto da diventarne negli anni direttore scientifico.

Direttore, di cosa si occupa il Comizio A­grario di Mondovì?
«Tendenzialmente ci muoviamo su due fronti paralleli: da un lato continuiamo a perseguire la conservazione e la valorizzazione del nostro immenso patrimonio storico-documentale, dall’altro ci occupiamo di ricerca scientifica applicata. L’attività seminariale e didattica, poi, come punto d’incontro tra le due dimensioni. In questo senso la pandemia ci ha rallentati ma non fermati, visto che continuiamo a proporre incontri online che fanno registrare un buon successo di pubblico».

Il progetto principale a cui state lavorando?
«Senza dubbio la piattaforma sperimentale agraria nel parco del Castello di Rocca de’ Baldi, nella quale stiamo svolgendo diverse ricerche sotto la supervisione, tra gli altri, della professoressa Cristiana Peano della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino. Applicando metodologie tipiche della agro-ecologia, ad esempio, stiamo studiando il suolo e le sue proprietà, concentrandoci in particolare sul frutteto di varietà storiche presente in loco e paragonando le caratteristiche pedologiche di un prato stabile, di zone lavorate a sovescio e di altre a prevalenza di miscele interfloreali. Alla base, come sempre, la volontà di scoprire l’equilibrio migliore tra qualità del prodotto, buona resa e sostenibilità ambientale».

Un approccio dal respiro globale, insomma, che ben si inserisce nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite…
«È proprio così. Abbiamo in effetti interiorizzato gli obiettivi dell’Agenda, convinti che in questa fase ognuno debba fare la propria parte. Le nostre recenti attività ci hanno consentito di entrare nella rete di monitoraggio del progetto europeo Able, volto a studiare le attività delle farfalle per meglio comprendere eventuali minacce agli ecosistemi. Ogni singola azione locale, insomma, può avere importanti ripercussioni su scala globale».