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Dai Distretti Industriali la spinta per la ripresa

La Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha pubblicato il XIII Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali. Gli economisti Giovanni Foresti e Romina Galleri hanno condensato in questo articolo gli aspetti più significativi per il territorio piemontese

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La pandemia di Covid-19 ha inciso fortemente sull’economia del Piemonte: per il 2020 si stima una contrazione del Pil dell’8,9% rispetto ai livelli 2019, in linea con la media italiana. Anche le esportazioni hanno accusato un si­gnificativo calo (-13,1% per il manifatturiero) e in questa oc­casione i 12 distretti della re­gione non sono riusciti a fare meglio (-16,8%). L’export dei distretti piemontesi è, infatti, sceso a quota 9,5 miliardi di euro: in un solo anno sono stati persi quasi 2 miliardi. In forte sofferenza i due distretti del Sistema moda, l’Oreficeria di Valenza e il Tessile di Biella, colpiti dalla chiusura degli esercizi commerciali, dal calo dei consumi di beni voluttuari e dal crollo del turismo. Spic­cano in positivo, invece, i di­stretti dell’Agro-alimentare che hanno mostrato un aumento dell’export (+2,8%), grazie al traino di Caffè, confetterie e cioc­colato torinese (+14,8%), Riso di Vercelli (+12,4%) e Noc­ciola e frutta piemontese (+11,2%). Buona tenuta an­che per i Vini di Langhe, Roero e Monferrato (-0,6%) e i Dolci di Alba e Cuneo (-1,2%).
Il 2021 vedrà un recupero solo parziale, con un Pil italiano stimato in crescita del 3,7%, grazie al traino del commercio mondiale, che incide positivamente sul manifatturiero (so­prattutto distrettuale) particolarmente vocato all’export. Dopo un calo del fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, infatti, per le imprese distrettuali italiane è atteso un rimbalzo dell’11,8%, che tuttavia lascerà il fatturato complessivo dell’aggregato distrettuale inferiore di circa il 3% rispetto al livello del 2019. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia. È atteso, invece, un buon rimbalzo per la filiera Metalmeccanica e del Mobile. La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna e su una patrimonializzazione in rafforzamento negli ultimi anni per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati.
Al di là dei severi dati di congiuntura, più elementi ci spingono a pensare che le filiere distrettuali possano continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo italiano e piemontese. I distretti, infatti, grazie a know-how e competenze diffuse, sono in grado di innescare un mix virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera che consente di creare le basi per competere con successo all’estero o collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore.
Diversamente da quanto osservato fino ai primi anni 2000, però, la struttura distrettuale si è modificata: oltre alle più tradizionali interazioni tra imprese della stessa classe dimensionale, testimonianza dell’elevato spirito di collaborazione che anima le filiere distrettuali, oggi emergono segnali di una struttura gerarchica, con presenza di imprese capofila (es: Ferrero per i Dolci di Alba e Cuneo, Lavazza per Caffè, confetterie e cioccolato torinese, Bulgari per l’Oreficeria di Valenza o Zegna e Loro Piana per il Tessile di Biella).
La struttura distrettuale garantisce per tutti gli attori vantaggi di costo: l’abbondante offerta presente nei distretti si traduce in un grado di dipendenza contenuto da fornitori e costi di approvvigionamento inferiori. Non a caso nei distretti il 47% dei nuovi fornitori attivati durante la pandemia (pari nei primi nove mesi del 2020 al 19% in quantità e al 7,6% in valori) sono locali (entro i 50 Km) e hanno spesso sostituito forniture strategiche di prossimità. L’effetto netto è stato un lieve allungamento delle filiere distrettuali (+3,1 Km, un valore allineato ai non distretti), che tuttavia mostrano distanze di approvvigionamento significativamente inferiori rispetto alle aree non distrettuali (116 Km vs 157). I distretti piemontesi risultano in linea con la media italiana.
I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia italiana e piemontese. Sarà fondamentale impiegare bene le risorse provenienti da Next Generation EU e far ripartire gli investimenti in macchinari 4.0, digitale, green, capitale umano. Le PMI distrettuali possono vincere queste sfide.
Sul fronte del digitale, nei distretti già prima della pandemia era in crescita l’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi, salita nel 2019 al 4,1% (dal 3,7% del 2016), grazie al traino della Meccanica (7,1% vs 5,7% delle aree non distrettuali). I processi di digitalizzazione hanno subito un’accelerazione nel 2020, soprattutto nel lavoro a distanza e nei distretti. Nel manifatturiero dei territori piemontesi l’utilizzo di soluzioni digitali nei processi produttivi e nella logistica ha sfiorato il 40%, quasi cinque punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Restano però ritardi in modo particolare tra le imprese più piccole.
Anche la tematica ambientale ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni. La crescita degli investimenti green si è accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico: tra le imprese distrettuali italiane la quota di brevetti green sul totale è salita al 6,3% negli anni più recenti (2014-2018), una quota più che doppia rispetto ai primi anni Duemila. In Piemonte si è messo in evidenza il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese che si posiziona al 9° posto in Italia (e al 1° tra i distretti agro-alimentari italiani) per numero di brevetti in tecnologie ambientali, con una quota del 2,3% del totale dei brevetti green presentati dai distretti italiani.
Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green. Competence Center (come il Competence Center Manufacturing 4.0 del Politecnico di Torino, con l’obiettivo di sviluppare additive manufacturing, data science e big data a servizio di automotive, aerospace ed energia), Digital Innovation Hub (come il Digital Innovation Hub Piemonte, con l’obiettivo di accompagnare le imprese nel percorso di trasformazione digitale), Istituti Tecnici Superiori (ITS) e Corporate Academy possono rappresentare la via italiana per sviluppare un sistema innovativo ed educativo che risponda alla domanda di tecnologia (digitale e green) e di capitale umano da parte delle imprese italiane. In particolare, gli ITS stanno trovando buona diffusione nei distretti. Dal 2010 (anno di nascita) al 2020 sono stati attivati in Italia 1.631 percorsi ITS che hanno coinvolto complessivamente 41.086 studenti, di cui 3.218 in Piemonte (l’8% del totale italiano). L’obiettivo è quello di colmare il mismatch tra offerta di lavoro dei giovani e difficoltà delle imprese nel trovare tecnici specializzati con competenze adeguate. I risultati finora conseguiti sono brillanti: nelle aree ad alta intensità distrettuale l’84,1% dei diplomati è occupato a 12 mesi dal diploma e il 94,4% di questi utilizza in azienda le competenze acquisite. Tuttavia, è ancora lunga la strada da percorrere, soprattutto per aumentare il numero dei diplomati.