«Il Santuario è luogo di vera gratuità»

Il rettore, don Pierangelo Chiaramello spiega il desiderio, di fedeli e non solo, di tornare a godere della bellezza di Cussanio

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In occasione del 500esimo anniversario dell’apparizione del­­la Madonna a Bartolomeo Coppa, l’8 e l’11 maggio 1521, il Santuario di Cussanio e la Diocesi di Fos­sano stanno organizzando u­na serie di eventi e celebrazioni per tutto il mese di maggio. Il rettore e responsabile dell’organizzazione è don Pierangelo Chiaramello, fossanese doc, nato nel 1964 e diventato sacerdote della Diocesi di Fossano il 23 settembre 1989. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano “Madre della Divina Provvidenza” (dal 2014), docente di Teologia Sacramentaria e Liturgia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose e allo Studio Teologico Interdiocesano di Fossano (dal 1991), assistente del Settore Giovani di Azione Cattolica di Fossano (dal 2006), assistente dell’Istituto Secolare Missionarie Diocesane di Gesù Sacerdote (dal 2011). Dottore in Sacra Liturgia al Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo in Roma, con una tesi sul tema: “Il rinnovamento liturgico cuore del rinnovamento della Chiesa nei Discorsi di Paolo VI”, è docente di Teologia Sacramentaria e Liturgia presso lo Studio Teologico Interdiocesano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano (CN); dal 2006 al 2018 ha fatto parte del Consiglio di Presidenza dell’Associazione Professori di Liturgia Italiani (APL). Come Prete-guida segue l’esperienza “Retrouvaille” in Italia.
Dal 1° novembre 2017 è Vicario Generale della diocesi di Fossano.
Don Chiaramello, come si stanno preparando il San­tuario e la Diocesi di Fossano al quinto centenario dell’apparizione della Madonna?
«Partendo dal 2015, ogni anno a maggio abbiamo in­viato un messaggio particolare che partiva da Cussanio per tutte le comunità. Di an­no in anno abbiamo cercato di attirare sempre di più l’attenzione in preparazione di questo quinto centenario; la ristrutturazione del San­tuario nel suo complesso è l’elemento che più di ogni altro caratterizzerà le celebrazioni del 500esimo anniversario dell’apparizione a Cus­sanio».
Quanto la soddisfa essere rettore del Santuario e quante responsabilità derivano da questo incarico?
«Sono molto contento di essere rettore, perché credo che i santuari in questo momento svolgano una funzione molto importante nel cammino di fede dei credenti e anche di chi non crede, nel senso che sono vissuti come luoghi delle gratuità: la gente può godere della bellezza del Santuario e rimanere in compagnia della Madonna della Divina Provvidenza; proprio in questo senso sono molto contento di essere qui a ga­rantire a tutti questa possibilità; attraverso la ristrutturazione, il complesso è stato riadattato e il contesto risulta ancora più fruibile per tutti».
Lei si trova a Cussanio dal febbraio 2014; nella sua lun­ga carriera ecclesiastica c’è qualcosa in più che avrebbe voluto fare?
«Qualcosa in più no, perché sono già abbastanza impegnato a livello di incarichi.Ci sono sempre tante cose che una persona vorrebbe fare in più, soprattutto cercare di farle bene; in questo periodo posso dire che ho troppi incarichi e le giornate durano solo 24 ore, quindi bisogna fare delle scelte; però sono davvero contento di essermi imbarcato in questa avventura del Santuario e nella sua ristrutturazione perché negli anni a venire porterà i suoi frutti».
C’è una parte del Santuario a cui lei è più affezionato?
«Sicuro la parte che attira di più l’attenzione di tutti i pellegrini, ovvero la tela del Clarè che caratterizza il San­tuario e che mostra la seconda apparizione dove Barto­lomeo è stato beneficiato dalla Madonna del dono del pane, per fargli riprendere forza e mandarlo a Fossano ad annunciare l’arrivo della peste. In questo periodo, celebrando ogni giorno l’eucarestia, il presbiterio rinnovato è un luogo che mi piace moltissimo, è un luogo in cui si celebra bene e anche questo porterà i suoi frutti».
Come pen­sa che i fedeli accoglieranno i lavori effettuati al Santuario?
«Durante gli ultimi mesi in cui il Santuario è stato chiuso ho percepito una grande attesa e un desiderio forte di tantissima gente di poter tornare a vivere questo possto. Ho ricevuto domande anche da chi è lontano dalla vita ecclesiale, il che è la riprova che il Santuario è vissuto come un luogo in cui si può venire e sostare per la bellezza in sè del luogo e noi ovviamente ne siamo contenti».