Tra le date rinviate del suo ultimo tour e i concerti da riprogrammare in estate, Massimo Ranieri non si fermerà a festeggiare più di tanto la ricorrenza di lunedì 3 maggio, quando taglierà il traguardo ragguardevole dei 70 anni. Avrebbe dovuto celebrare il compleanno sul palco, per lui sarà invece un momento di pausa lungo un percorso artistico pieno di prodezze. Così tante da contribuire a creare il mito di un grande interprete della musica melodica che anche grazie al suo contributo è napoletana e italiana al tempo stesso.
Il suo “Qui e adesso” non finisce mai. È diventato un album, uno spettacolo, uno speciale televisivo. Pur tra le mille difficoltà dovute al Covid. Le quattro puntate registrate al teatro Sistina di Roma sono poi uscite, così come il disco, e sono visionabili sul canale RaiPlay. “Qui e adesso” è come dire “per sempre”, l’intensità di ogni singolo momento da vivere pienamente. Una storia che non finisce. Settant’anni sono un semplice segnale che lascia presagire altre nuove avventure.
E dire che la vita di Massimo Ranieri, un po’ come per tutti i personaggi di quello spazio temporale che va più o meno dagli anni Settanta a oggi, è stata come minimo movimentata. Diventare padri ad appena 19 anni non è un evento che possa facilmente essere metabolizzato, specie se si coltivano sogni artistici di un certo livello. Comunque, è quello che accadde a lui. Il giovanissimo cantante che stava conquistando la sua popolarità nel panorama ricchissimo delle star italiane di quel periodo, si trovò ad avere un figlio. Il gossip si diffuse rapidamente, le mamme italiane rimasero sconcertate. Massimo negò tutto. Era una verità troppo pesante da accettare. Ma la notizia rimbalzava sui rotocalchi del 1971. La confessione è arrivata tanto tempo dopo: «Una notte d’amore ed è nata Cristiana, mia figlia». Così ammise la sua paternità Ranieri nel 2007, in un commovente abbraccio televisivo tra padre e figlia, condito da lacrime irrefrenabili.
Ma allora la carriera musicale aveva già preso a correre, non poteva aspettare. Ranieri sarebbe diventato uno degli artisti italiani capaci di vendere più dischi al mondo, oltre quattordici milioni di copie. Un conto cominciato alla tenera età di 13 anni. Precoce in tutto, lo scugnizzo napoletano dedito alla musica, al bel canto, alle storie d’amore struggenti, dentro e fuori la finzione artistica.
L’infanzia è stata dura. Quinto di otto fratelli, subito in strada per improvvisarsi garzone del panettiere, strillone per vendere giornali, ragazzo di bottega, fattorino, barista e poi animatore nelle cerimonie. Piccola anticipazione di ciò che sarebbe diventato. Uomo di successo. La prima volta, dopo essere stato notato da un discografico, ottiene un anticipo di 200 mila lire che in famiglia hanno l’effetto dei fuochi d’artificio in una festa a sorpresa. Ma presto tutti si dovranno adeguare ai successi di Massimo.
A chi non torna in mente “Perdere l’amore”? Fu il brano vincitore a Sanremo 1988, ulteriore episodio di clamoroso consenso tra la critica e il grande pubblico. In passato era stato acclamato per altre canzoni che tornano alla mente come “Rose rosse” o “Se bruciasse la città”. Sua figlia Cristiana, prima lasciata in disparte e poi riabbracciata in tutti i sensi, è oggi l’unica persona della famiglia che può restargli vicino nei giorni di questo significativo compleanno. Sua madre, Franca Sebastiani, è mancata nel 2015. Tre anni dopo la stessa sorte è toccata a Barbara Nascimbene, altra compagna di Massimo. Davanti al pubblico però, mai un cedimento, lui è sempre stato ostinatamente raggiante. E con mille talenti, compreso quello del cinema. Recentemente, è stato anche Pier Paolo Pasolini nel film “La macchinazione” di David Grieco: un paio di occhiali da sole ed è entrato nella parte. Massimo Ranieri, ovvero Giovanni Calone, nato a Napoli il 3 maggio 1951, oltre che cantante e attore, è stato conduttore televisivo, regista teatrale, showman, doppiatore e anche ballerino. In una parola, incontenibile. Ultimo cameo nel film “Odio l’estate” con Aldo, Giovanni e Giacomo. Sempre in prima linea, sempre uguale a se stesso, sorridente, felice della sua vita intensa in un continuo “Qui e adesso”. E dire che da piccolo gli amici lo costringevano a cantare davanti ai turisti, al mare e nei bar. Era un modo per raggranellare qualche lira, ma anche un segnale verso il futuro. Massimo si è adeguato al destino ed è diventato un numero uno. Auguri.