I primi due casi in Piemonte di variante indiana nella forma meno aggressiva sono stati sequenziati ieri (5 maggio) dal laboratorio dell’Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) di Candiolo, con la collaborazione del gruppo bioinformatico dell’IIGM ente di ricerca della Compagnia San Paolo.
Per la precisione, osservano i ricercatori di Candiolo, si tratta della variante meno preoccupante tra quelle individuate con la denominazione “indiana”, in quanto priva della mutazione E 484 Q che invece permetterebbe al virus di sfuggire agli anticorpi, sia quelli generati dal vaccino, sia quelli generati da chi è guarito.
I contagiati sono una coppia di indiani quarantenni di rientro dall’India e residenti in provincia di Cuneo. Attualmente si trovano in isolamento domiciliare e le loro condizioni non destano preoccupazioni.
«Il sistema di tracciamento del contagio in Piemonte sta dimostrando di funzionare molto efficacemente – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, la comparsa delle varianti è inevitabile, ma fondamentale rimane limitare il più possibile lo svilupparsi della malattia, attraverso la campagna vaccinale, che sta entrando nella fase di interesse massivo».
Al momento, le mutazioni virali del Covid-19 riscontrate fino ad ora in Piemonte sono cinque: inglese, brasiliana, sudafricana, svizzera e indiana. Quella ampiamente più diffusa rimane l’inglese.
c.s.