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I segni della devozione verso la Madonna

I Santuari di Bra e Vicoforte sono due esempi di come il culto mariano sia radicato in Granda

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Il culto mariano è radicato in tutto il mondo e la nostra provincia non fa certo eccezione. Infatti dei 129 santuari presenti ben 104 sono dedicati alla Vergine Maria la cui storia, con questo ciclo di articoli, intendiamo raccontare.

Dai più noti a quelli più isolati, da quelli di enormi dimensioni ai più piccoli, in tutti questi Santuari migliaia e migliaia di fedeli si sono raccolti nel corso dei secoli per onorare la madre di Cristo, per invocare una grazia, per chiedere protezione per sé o per i propri cari e ognuno di essi ha una dedicazione speciale alla Madonna.

A Bra c’è il Santuario della Ma­donna dei Fiori, a testimonianza di un’apparizione del­la Vergine nei pressi del pilone dedicato alla Natività di Maria. Era la sera del 29 di­cembre 1336 quando la giovane Egidia Mathis, prossima a partorire, stava rientrando a casa. Com’era solita fare, si fermò davanti al pilone per rivolgere una preghiera a Maria. Il pilone sorgeva nel punto in cui due viottoli di campagna si congiungevano, nel luogo detto Selva della Madonna. Quella sera però alcuni soldati stazionavano lì vicino e, appena Egidia si inginocchiò, cercarono di prenderla con la violenza. Disperata, la donna si aggrappò al pilone chiamando la Vergine in aiuto. Dal folto del bosco emerse una imponente figure femminile che emanava una luce tale da far fuggire precipitosamente i malintenzionati. A causa dello spavento Egidia partorì prematuramente e fu ancora la misteriosa figura ad aiutarla. Ri­tornata in città col neonato in braccio, Egidia raccontò l’accaduto e subito una grande folla si recò sul luogo dell’apparizione. Con grande stupore constatarono che le piante di pruno che circondavano il pilone erano tutte cariche di bianchi fiori, frutto di una improvvisa, quanto fuori stagione, fioritura. Il pilone divenne subito un importante luogo di culto e nel 1626 la popolazione fece erigere at­torno ad esso una chiesa che venne poi ampliata nel corso degli anni, dal 1933 al 1978, fino ad assumere la struttura attuale.

La fioritura fuori stagione della pianta si ripete nei secoli con puntualità impeccabile e avviene sempre nello stesso periodo dell’anno, indipendentemente dalla situazione meteorologica. In genere dura una ventina di giorni ma si sono verificati anche casi in cui si è prolungata per diversi mesi. Miracolo nel miracolo è la capacità di fiorire anche delle piante provenienti dal pruneto braidese e trasportate altrove, come quella donata all’Arcivescovo di Milano, cardinale Ildefonso Schuster. Spesso la fioritura di fine dicembre è anticipata da un’altra, altrettanto puntuale, per la festa dell’Im­ma­colata.
Altrettanto noto è il San­tuario monregalese di Vi­coforte, dedicato a Maria Santissima (o “Regina Montis Regalis”).

L’effige della Vergine miracolosa, custodita in una preziosa teca d’argento, si trova al centro dell’emiciclo ellittico più grande d’Europa, in un elegante tempietto impreziosito da marmi e statue. L’o­pera di fine ’400 raffigura una dolce Madonna col bambino in braccio ed è replicata decine e decine di volte su edifici privati e religiosi di tutta la provincia, a testimonianza del culto che la popolazione le riserva.
Le origini di tale devozione ri­salgono al 1592 quando il pi­lone che custodiva la sacra fi­gura fu oggetto di un involontario episodio di sfregio da par­te di un cacciatore che in­tendeva colpire la selvaggina intravista. Turbato e addolorato per quel gesto non vo­lu­to, l’uomo appese l’archibugio accanto alla Vergine e si fe­­ce promotore della sistemazione del pilone. Si nar­ra che lo spa­ro avesse provocato u­na scrostatura all’altezza del ventre della Ma­donna, da cui erano sgorgate gocce di sangue.

La devozione popolare per quel fatto così miracoloso fu talmente intensa che nel giro di quattro anni si pose mano alla costruzione del San­tuario dedicato, come quello di Bra, alla Natività di Maria. Alla costruzione si interessò anche il duca Carlo Ema­nuele I di Savoia che incaricò l’architetto Ascanio Vitozzi di realizzare un’opera “che lasciasse il segno”. I lavori iniziarono il 7 luglio 1596. L’archibugio dal quale partì il colpo sacrilego è ancora oggi conservato nel Santuario.

Articolo a cura di Elio Stona