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Silver Veglia: «La ricompensa più grande è vedere la soddisfazione negli occhi dei parenti davanti a un nuovo ritratto»

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«Alla mia età, 83 anni, Michelangelo faceva ancora grandi cose; fossi come lui, farei i disegni direttamente sul muro, invece utilizzo una tecnica che permette di riprodurre perfettamente il mio dipinto sulla parete, con tutti i pregi e i difetti dell’originale. Quindi se ci sono murali non belli è perché sono così anche nella versione di partenza». Scherza e, come suo solito, gioca a mettersi in disparte Silver Veglia (nella foto sotto, al lavoro), artista molto legato a Bosia e a cui si devono i ritratti che compongono la meravigliosa “pinacoteca all’aperto” del paese dell’Alta Langa. «Alcuni mi hanno fatto un po’ faticare», commenta l’autore facendo riferimento ai ritratti finora realizzati, «perché non esistevano immagini adeguate da cui partire. Giacomo Morra, per esempio, è stato difficile da disegnare, disponendo io solo di fotografie molto vecchie e in bianco e nero. Per altri, come Cesare Pavese, scrittore che ho letto e amato molto e il primo a essere riprodotto in un murale, ho trovato la foto giusta e la strada è stata in discesa. Anche per Gianmaria Testa sono partito da un’immagine buona, e chi ha già sbirciato la mia opera dice che in effetti gli rende giustizia», commenta Veglia, che aggiunge: «La ricompensa più grande per me è quando viene scoperto un murale e vedo la soddisfazione negli occhi dei parenti, specie in quelli dei figli». Sulla sua di soddisfazione, le idee sono altrettanto chiare: «Mi piacerebbe realizzare il murale di Michele Ferrero. Ho lavorato 10 anni in azienda ed è stata un’esperienza magnifica. Ho una stima antica nei confronti del signore Michele e per me sarebbe un vero onore».