Ho appena finito di leggere “Le italiane”, il nuovo libro di Aldo Cazzullo fresco di stampa, pubblicato il 25 aprile da Solferino, e la commozione e due lacrime prendono il sopravvento. Ma non si tratta di tristezza, anzi: di una bellissima e pacifica emozione. Il ritmo incalzante della narrazione e la cordialità e ironia dell’autore sono irresistibili, sicchè una volta iniziato, il volume ti prende e si arriva fino in fondo in un baleno, nonostante la mole delle 257 pagine corredate da un utilissimo indice dei nomi. In copertina campeggiano gli sguardi delle donne, misteriosi, affascinanti, che attirano come calamite. Si apre il libro e si entra nel loro mondo, che è poi il nostro Paese: la storia italiana raccontata attraverso le grandi protagoniste femminili, celebri ma anche sconosciute, dimenticate, donne comuni, vittime di violenze, attrici, cantanti, poetesse, scienziate, protagoniste televisive e della moda, politiche, sportive, combattenti e sante. Un libro interessante anche perché trasversale a diversi ambiti e a varie epoche. Tanto che, dopo averlo terminato, ho avuto l’impressione di avere colmato lacune che neppure ero consapevole di avere. Ecco quindi il senso di pacificazione che deriva dalla lettura, unito all’impressione che Cazzullo abbia “fatto giustizia” rendendo patrimonio condiviso i meriti e i sacrifici di tante donne che hanno contribuito alla costruzione della nostra identità nazionale senza che noi neppure lo sapessimo.
Si tratta di una pubblicazione capace di andare dritta al cuore del lettore, e che va a impreziosire il carnet della giovanissima Casa Editrice Solferino, diretta da Luisa Sacchi e voluta dall’editore Urbano Cairo nel 2018 dopo l’acquisizione del “Corriere della Sera” che storicamente ha sempre avuto sede in via Solferino a Milano.
Il volume di Cazzullo diventa sovente spassosissimo perché l’autore riferisce le circostanze in cui ha avuto occasione di intervistare le diverse celebrità, e i mille piccoli episodi autentici, raccontati con ironia, fanno sentire il lettore a contatto con il lato più umano e sensibile delle celebrità. Come se l’intervistatore fosse stato il lettore stesso, anziché il noto editorialista del “Corriere della Sera”. Per la mia “deformazione professionale” il punto che mi ha colpita di più è quello in cui sta scritto che la traduttrice dei grandi scrittori americani negli anni Cinquanta Fernanda Pivano (la quale si era arrabbiata con Cazzullo dopo la pubblicazione dell’intervista che gli aveva rilasciato) veniva chiamata da Ernest Hemingway “la mia Giovanna d’Arco”. Un dettaglio che conferma qell’idolatria statunitense per la Pulzella che è il perno di quello studio con cui vinsi il Premio Acqui Storia Inedito. Ma anche la grande giornalista Oriana Fallaci, dal carattere notoriamente impetuoso, ce l’aveva con Aldo Cazzullo. Data la mia passione per la montagna, ho apprezzato la presenza nel libro di Nives Meroi, definita da Messner “la più forte alpinista di tutti i tempi”, che anch’io ho avuto la fortuna d’incontrare: a Valloriate al Festival della Montagna.
Troviamo le campionesse olimpioniche Federica Pellegrini, Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca; la impareggiabile Bebe Vio che quanto a forza di volontà può dare lezioni a tutti. Probabilmente è stato emozionante per l’autore parlare di sesso e amore con Monica Bellucci, ma anche scrivere di Vittoria Puccini, Laura Morante, Sabrina Ferilli; e poi, tra le donne di cultura, conoscere Elvira Sellerio, Dacia Maraini (persona di famiglia per i Cazzullo), Alda Merini attraverso i racconti di Lucio Dalla. Raccogliere le confidenze delle cantanti: Gianna Nannini e la sua “prima volta”, Iva Zanicchi e il pentimento per il naso rifatto, ascoltare il resoconto della vita incredibile di Laura Pausini. Embleatico e bellissimo il motto di Loredana Bertè: “Ho un cuore di pietra e un’anima di seta. O di neve”. Esilerante il racconto della vita “nell’altro mondo” fatto dall’astronauta Samantha Cristoforetti.
Tra le donne del passato, le combattenti che hanno fatto la Storia, dal Risorgimento alla Resistenza, mi ha colpito la figura di suor Enrichetta Alfieri, beata della Chiesa e medaglia d’argento della Repubblica Italiana per avere alleviato le sofferenze ai prigionieri politici di San Vittore durante l’occupazione nazifascista, a rischio della vita.
Il volume si apre con la scienziata torinese Premio Nobel Rita Levi-Montalcini e con la scintillante Chiara Ferragni regina dei social e della moda, e culmina con Simona Atzori: la pittrice e ballerina che è giunta a esibirsi sul palco di Festival di Sanremo e dinanzi a Papa Francesco anche se è nata senza braccia. Un grandissimo insegnamento ci deriva dalle sue parole riportate da Aldo Cazzullo: “credo che sia questo che arriva al pubblico: non vedono una ballerina senza le braccia che danza, vedono una persona che incarna la possibilità di vivere davvero, indipendentemente da tutto, da chi ci vorrebbe tutti uguali”. E grazie a questo meraviglioso esempio di femminile vitalismo, di forza e di speranza, la profonda umanità della riflessione finale dell’autore mi è giunta pervasa da una squillante allegria e fiducia nel futuro. Un mistero però accompagna il libro: a chi appartengono gli occhi delle donne in copertina?
Articolo a cura di Patrizia Deabate