“Madame Bovary c’est moi”. Alla domanda su quale sia il suo libro del cuore risponde “tre milioni”, ma se proprio dovesse portarne uno sulla luna, o nella tomba, sarebbe questa grande storia di liberazione dal perbenismo bigotto raccontata da Gustave Flaubert. «L’ho letto innumerevoli volte, ognuna godendo anche fisicamente per quella scrittura inarrivabile». E Madame Bovary un piccolo premio gliel’ha riservato. Una sorpresa custodita a vita in una bustina di plastica che val bene un aneddoto. Qualche anno fa il suo appartamento romano è andato a fuoco. Un incendio che non dipendeva da lei domato dopo quattro ore dai vigili del fuoco, ma che purtroppo non ha risparmiato nulla. «Ho preso in braccio i cani e sono scappata». Quando è rientrata la casa non c’era più o meglio era ridotta a «un cubo nero con cinquanta centimetri di macerie a terra». Eppure tra queste macerie è riuscita a rinvenire poche timide pagine bianche sopravvissute a una delle sue tante copie di Madame Bovary, carbonizzata. Pagine friabilissime trattenute come propizio segno del destino, custodite per sempre in una bustina di plastica. E, naturalmente, sono stati i libri il primo acquisto per la nuova casa. Ma libri usati, già letti, vissuti. «Con i libri ho un rapporto fisico e non amo l’effetto clinica svizzera che avrebbe avuto una biblioteca nuova. Mi piace sapere che il mio libro è già stato letto da un’altra persona e credo in questo scambio spirituale tra i diversi componenti del popolo dei lettori».
Articolo a cura di Alessandra Bernocco