In mezzo al grande dolore portato dal Covid, un piccolo spiraglio di luce arriva dalla generosità di circa 17.600 italiani che, nell’anno della pandemia e dei ripetuti “lockdown”, hanno deciso di adottare un animale. I fortunati sono 8.100 cani e 9.500 gatti e, secondo le stime realizzate con i dati a disposizione, si sarebbe registrato il 15% di adozioni in più rispetto agli anni precedenti.
Un piccolo prodigio, insomma, incredibilmente scaturito dall’emergenza sanitaria che, avendo modificato le abitudini quotidiane della maggior parte di noi, ha favorito la possibilità di trascorrere un tempo inevitabilmente più dilatato con gli amici a quattro zampe, specie quelli meno fortunati. L’isolamento al quale siamo stati costretti ha unito la sofferenza umana a quella di tanti animali che da tempo sono ospitati in strutture a causa di davvero troppi abbandoni da parte dei proprietari, decisamente poco sensibili e consapevoli del dolore che un comportamento così poco civile determini appunto negli animali da affezione.
Forse, per la prima volta, ci si è resi conto che in loro non troviamo solo buoni amici, ma esempi di resilienza: riflessivi e sereni e sicuramente più capaci di gestire questo tempo sospeso con relativa calma e tranquillità. Difficilmente li troveremo affannati alla ricerca di sempre maggiori stimoli per occupare ogni istante delle loro vite. Osservarli nelle loro semplici abitudini quotidiane e rendersi conto che la loro giornata trascorre allo stesso modo di prima, senza troppi nervosismi, potrebbe aver fatto bene a tanti animi umani irrequieti e tormentati.
Sappiamo benissimo che qualcuno potrebbe aver adottato un cane solo per avere l’alibi di uscire qualche volta in più durante le giornate del “lockdown” più severo, ma anche se fosse crediamo sia stata comunque un’opportunità per provare a modificare i propri comportamenti individualisti; questo per il solo fatto che un animale che vive con noi in casa ha, a prescindere da tutto, bisogno di cure adeguate e di attenzioni. Bella la gara di solidarietà che si è sviluppata lungo lo Stivale e che ha portato, addirittura, al completo svuotamento di alcune strutture ospitanti cani e gatti, tanto al Nord quanto al Sud del nostro Paese, nel comune desiderio di accogliere e dare un’altra opportunità a tanti animali sfortunati, che finalmente hanno trovato luoghi ospitali e cure attente e amorevoli.
Come medici veterinari siamo sicuri che un piccolo passo avanti sia stato fatto verso l’obiettivo di considerare gli amici a quattro zampe non “peluche” da scambiare come dono nelle grandi occasioni di festa, ma creature sensibili, che necessitano di attenzioni precise e mirate, capaci di restituire affetto, devozione e serenità a chi decide di prendersene cura. In conclusione si può affermare che il bene, in ciascuna sua sfumatura, non può che tradursi in gioia per chi lo pratica: aiuta l’altro e fa star bene chi lo esercita.
Articolo a cura di Emilio Bosio, presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della Granda
La piccola magia del Covid
La pandemia ha avuto il merito di accrescere la sensibilità nei confronti degli animali: ciò ha determinato un incremento nel numero di amici a quattro zampe presi in adozione rivolgendosi alle strutture presso le quali si trovavano in seguito all’abbandono da parte dei proprietari