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Voglia di luce propria

Ha fatto notizia la separazione, dopo ventisette anni di vita insieme, dei coniugi Gates. Alla base della decisione ci sarebbe la volontà di Melinda French di porre fine a un rapporto che non permetteva più di crescere come coppia.

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Una riga su ventisette anni di vita insieme, eutanasia di un matrimonio a un’età inconsueta, quando la passione ingrigisce con i capelli e la complicità non è più maliziosa ma tenera. Una riga che stupisce il popolo “voyeur”, mediaticamente incollato al buco della serratura dei vip, ma non il “jet set”, da tempo a conoscenza d’una storia sfilacciata e vuota, tenuta in piedi essenzialmente per proteggere i tre figli, pur grandi, dalla golosità famelica dei gossip.
Separazione consensuale, ma la riga, raccontano, l’ha tracciata lei, Melinda French in Gates, 56enne moglie, anzi ex, di Bill, 9 anni più grande, fondatore di Microsoft, uomo tra i più ricchi e potenti al mondo. Il perché è oggetto di safari scandalistici, ma forse, più che in scappatelle o incomprensioni, fiamme ormai spente o “tran tran” insopportabili, stavolta la spiegazione è nella nostra stessa definizione: moglie di. Magari Melinda completa così un percorso non semplice di indipendenza e realizzazione, con spazi finalmente autonomi e senza più l’ombra coniugale. «Bill ha dovuto imparare a porsi alla pari, io ho dovuto imparare a farmi avanti per essere alla pari», ha detto una volta, riassumendo la fatica di una luce propria pur meritata. Tutti la conoscono per la fondazione gestita insieme a Bill, ma pochi sanno dei suoi studi informatici ed economici, del suo percorso manageriale, delle sue attività filantropiche e imprenditoriali, del suo impegno nella commissione governativa di Washington per l’educazione infantile, delle cariche in Drugstore.com e nel Washington Post, delle sue responsabilità in Microsoft dopo la scelta di Bill di fare un passo indietro. Ha conosciuto il marito entrando per lavoro nel suo mondo, ma ha contribuito allo sviluppo, giorno dopo giorno, con lui e non solo accanto a lui. Insieme hanno creato la fondazione che oggi conta 1.600 dipendenti, che ha speso 5 miliardi per sviluppare sanità e istruzione nei Paesi più poveri e ne ha appena investito uno nella ricerca sulla pandemia. «Non crediamo più di poter crescere insieme come coppia», hanno twittato i coniugi, spiegando di continuare a lavorare insieme. Melinda ha anche una sua società che si occupa di emancipazione femminile. E un patrimonio personale ingente, a parte quello sterminato di famiglia. Non chiederà alimenti, ma la divisione dei beni sarà dura, anche perché pare non esista un “prenuptial agreement” tipico delle coppie vip. Melinda, forse, vuole solo essere se stessa e ora che i figli son grandi può permetterselo, o forse la crescita dei figli aveva occultato differenze profonde adesso nitide, racchiuse in aneddoti di vita quotidiana: lo stupore davanti al primo invito a cena con due settimane d’anticipo, agenda alla mano, come fosse un appuntamento di lavoro, o alla lavagna con i pro e contro del matrimonio la sera della proposta nuziale, per non dire di quella volta che lei aveva caricato la macchina e sistemato i figli per un viaggio e lui, come fosse su un altro pianeta, continuava a leggere un libro. O forse ancora, dopo 27 anni, hanno pesato concessioni dettate da troppo amore o troppi compromessi. Perché dopo 27 anni è normale stancarsi di piccoli difetti, di peccati veniali come i calzini lasciati in giro o gli spruzzi di dentifricio sullo specchio del bagno, figurarsi di un accordo in base al quale Bill poteva passare ogni anno un week-end con l’ex fiamma Ann…