Fra due anni il Rotary Club di Alba sarà sotto i riflettori dell’intero Distretto 2032 che raduna 42 club a cavallo fra il basso Piemonte e la Liguria. Il sodalizio ha infatti annunciato la designazione di Remo Gattiglia come Governatore distrettuale per l’anno rotariano 2023-2024, cosa che richiederà un grande impegno di tutto l’organico in preparazione e a sostegno dell’incarico. Per la seconda volta si tratta di un membro del club albese, dopo Giuseppe Artuffo nel 2017-18. Così Gattiglia, manager della Miroglio, si avvia a completare il “cursus honorum” nell’organizzazione di imprenditori e professionisti in cui è entrato nel 1996: «Compio 25 anni nel Rotary», commenta. «Ho avuto l’opportunità di impegnarmi in modo intenso sin dall’inizio, diventando presidente del Club di Alba già nel 2000. In particolare sono grato al mio socio presentatore, Tino Cornaglia, e a Riccardo Coppo, che mi ha aiutato e che ho seguito molto».
Da allora sono stati numerosi gli incarichi in ambito rotariano, sia nel club albese che nel Distretto. «Ho deciso di accettare di diventare Governatore, anche se il lavoro mi impegna molto: sarà sfidante, anche perché attraversiamo un periodo non facile per un gruppo che punta molto sulla riunione e sull’incontro fisico, che in questo momento ci dobbiamo scordare», spiega. «Ma anche nell’anno della pandemia siamo riusciti, nonostante tutto, a lavorare su progetti umanitari molto significativi, a partire dal sostegno dell’ospedale di Verduno e alla donazione a studenti di Fossano e Saluzzo dei tablet necessari per seguire la didattica a distanza».
Adesso è venuto il momento di pianificare gli interventi come Governatore: «Penso che sia necessario un cambiamento», afferma. «Quanto è stato fatto finora, è stato fatto bene, ma anche quando le cose funzionano bisogna avere il coraggio di introdurre delle novità. Credo che mi assumerò la responsabilità di tentare nuove strade».
Al centro degli obiettivi di Gattiglia c’è la dedizione dei membri. «Se il Rotary non si mantiene attivo sul territorio e i soci non dedicano la propria professionalità ai progetti umanitari, non svolge il proprio compito: non siamo un’associazione di beneficenza, il modo in cui operiamo è dedicando il nostro tempo. Servono anche capitali, ma sono secondari: l’importante sono le persone. I rotariani fanno la differenza se dedicano energie agli altri. Chi indossa la spilla con la ruotina ha anche una responsabilità e ad Alba abbiamo perfino un monumento: siamo sotto gli occhi della gente. Chi entra nel Rotary si assume un impegno personale nei confronti della società, come testimone del proprio atteggiamento di aiuto per il prossimo».
Com’è d’uso nell’associazione, Alba sarà meta nel 2023 di centinaia di rotariani che visiteranno il club del Governatore. «Spero che, oltre che di ulteriore valorizzazione per la città, sarà anche l’occasione per accogliere nuovi soci che condividono le nostre finalità: prestare servizio umanitario alla società, incoraggiare il rispetto di elevati principi etici nell’esercizio di ogni professione e aiutare a costruire un mondo di amicizia e di pace», sottolinea Gattiglia, che nella Capitale delle Langhe non è nato ma ha trovato la propria città d’elezione. «Inizialmente non ci volevo venire e, quando la Banca Sella mi ha trasferito, ho scalciato come pochi», racconta. Ma, già dopo tre mesi, non avrei voluto abitare in nessun altro posto. Alba è accogliente. C’è la gastronomia, c’è il vino e c’è la storia: c’è tutto. È una città internazionale pur essendo piccola, ed è comodissima a Torino, a Milano, alla montagna e al mare. Spero davvero di poter dare una mano a questa zona, perché mi sento albese, e per questo devo ringraziare soprattutto la famiglia Miroglio per la fiducia che mi ha concesso».
Oltre a leggere libri di storia, Gattiglia è un grande appassionato di montagna: «Probabilmente per il 2023 proporrò a tutti i club che fanno parte del Distretto un percorso di trekking sui loro territori. Voglio conoscerli, e non c’è niente di più bello che camminare e sudare insieme per incontrare le persone».
Articolo a cura di Adriana Riccomagno