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«Il peggio è passato chiusure necessarie per arrivare qui»

Celata: «Siamo sotto le 100 vittime al giorno, resistiamo» L’inviato di “maratona Mentana”: «Con il direttore c’è serena compatibilità di caratteri, ma ammetto di aver gioito per il passaggio dell’ex nerazzurro Mourinho alla Roma. Mi sono innamorato del Piemonte leggendo Pavese, Fenoglio e Bocca»

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La maggior parte ha imparato a co­no­scer­lo per le famigerate dirette dai luoghi della politica durante le “maratone Mentana”. Ma Pao­lo Celata si è ritagliato anche un ruolo non convenzionale in “Propaganda” di Diego Bian­chi, dove è emerso il suo lato ironico oltre che professionale. Per l’intervista di IDEA però non si può che partire dall’attualità politica.

Celata, come se fosse in di­retta da Montecitorio: a che punto è la gestione della pandemia da parte del Governo?

«Diciamo che adesso siamo arrivati a un punto importante, dopo le scelte fatte con il generale Figliuolo e la fiducia concessa a Locatelli a capo del Cts. Non possiamo avere la controprova di cosa sarebbe accaduto andando avanti con il commissario Arcuri e il governo Conte, ma la situazione attuale, anche alla luce delle 500mila dosi di vaccino al giorno, sembra finalmente volgere al meglio».

I numeri indicano una via d’uscita?
«Come mi è capitato di sottolineare all’edizione serale del nostro tg, siamo tornati sotto le 100 vittime al giorno. Il che non significa che non sia un numero comunque drammatico, ma certo è un risultato che non si registrava dallo scorso 23 ottobre, quando pe­­­rò eravamo alla vigilia della “seconda ondata” e tra l’altro ancora senza i vaccini. Oggi sia­mo avviati su una strada più sicura e anche i problemi riscontrati nella gestione affidata alle Regioni con le precedenze ad alcune categorie e le conseguenti bacchettate di Draghi sembrano ormai ac­qua passata».

Quindi, Draghi promosso?
«Sì, anche se bisogna considerare l’eredità della gestione Conte che nella prima fase aveva previsto chiusure che alla lunga si sono rivelate ap­propriate. Il “Recovery” rap­­presenterà un ulteriore gra­dino verso un positivo pro­gresso, l’ostacolo è rappresentato dalla maggioranza eterogenea che si spera non possa creare problemi. Sulle riforme, ad esempio, Salvini dice no e il centrosinistra sì. Mentre si pone l’attenzione su questioni come Ius Soli e Ddl Zan che sono sì importanti, ma rischiano di sovrapporsi a temi più urgenti per la ripresa. Draghi mi sembra come un professore che os­serva con distacco, dalla sua finestra, gli studenti in cor­tile. Ma se litigano, gli tocca intervenire».

Chiediamo anche a lei: qual è stato fin qui il ruolo dell’informazione?
«Molto importante. Su La7, in piena emergenza, abbiamo avviato l’appuntamento quotidiano con l’aggiornamento in diretta dei dati forniti dalla Protezione Civile. Siamo stati accusati di diffondere paura, ma rivendico il senso di quel­l’iniziativa: serviva a far capire quanto fosse necessario attenersi in quella fase alle restrizioni. Non vuol dire che fossimo “allineati”, siamo stati sempre noi gli autori di inchieste come quella del famoso piano di emergenza rimasto nel cassetto. Quello che c’era da dire, lo abbiamo sempre detto».

Ci parli della sua collaborazione con “Propaganda Live”.
«In pieno Covid, abbiamo temuto che il programma subisse un’interruzione. Veniva a mancare il collegamento con il pubblico… In­vece hanno avuto l’intuizione di puntare ancora di più sul confronto con i social, su storie come quella di Giulia di Codogno e la sua quarantena social. Sanno intercettare personaggi e seguire il racconto del Paese. Da spettatore mi diverto molto, in mezzo alle sagome dei personaggi nello studio».

Lei come se la cava con i canali social?
«Lasciamo stare… Li uso per esigenze professionali, nel mio campo seguire i tweet dei politici è fondamentale per non perdere dichiarazioni in tempo reale. Ma non sono molto bravo, pensate che l’account Instagram me lo hanno aperto gli amici di “Propaganda” e che lo faccio gestire dai miei figli di 16 e 19 anni».

Veniamo alla questione Men­tana: è dura gestire le dirette con il direttore?
«Mi chiedono sempre se subisco le sue pressioni, ma devo dire sinceramente che c’è una splendida compatibilità di caratteri oltre a un inevitabile gioco delle parti che si crea specie in occasione delle “ma­ratone” in cui siamo stati in diretta anche per 18 ore… Voglio dire che il rapporto è sereno e tranquillo. Non è che andiamo a cena insieme, però il rapporto funziona. Così come per Alessandra Sar­doni».

Anche dopo quella frecciatina per lei dall’interista Mentana su Mourinho alla Roma?
«Certo, lui ha ironizzato, ma io ero contentissimo… Non ho partecipato a nessun rave-party ma sono contento che Mou sia arrivato sulla panchina giallorossa. Anche per il piccolo dispetto agli interisti… E poi è un bel salto di qualità, pure su un piano di visibilità per la Roma».

A proposito, lei ha cominciato la carriera come inviato di calcio.

«Una grande passione. Dopo gli studi in storia dei partiti politici, sono entrato a TeleMontecarlo nella redazione sportiva ed è stata un’avventura meravigliosa, oltre che una palestra professionale molto preziosa. Raccontare in diretta gli eventi sportivi, realizzare i servizi in tempo reale, mi ha aiutato poi per le “maratone”… È grazie anche a quella scuola, se non ho mai avuto ansia per le dirette e non mi sono mai bloccato».

Capita qualche volta dalle parti del Piemonte e delle Langhe?

«Come turista sì, come giornalista ai tempi del calcio per seguire la Juventus a Torino, ma parlo di tanti anni fa. Sono stato diverse volte in Pie­mon­te e me ne sono innamorato, anche attraverso i racconti di alcuni miei autori preferiti: Cesare Pavese, Beppe Fe­noglio e poi Giorgio Bocca, un autentico maestro di giornalismo. E non dimentico un viaggio in Val d’Aosta a Co­gne, in giro nel parco del Gran Paradiso: straordinario. Però ormai manco da un po’ di tempo e non vedo l’ora di tornarci».