Quando storia e fede si intrecciano tra di loro

Terza (e penultima) puntata dedicata ai santuari mariani presenti nel territorio della provincia di Cuneo

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Dedicato alla Bea­ta Vergine della Gorra è il San­tuario di Bene Vagienna, nel quale si venera un affresco dipinto, sulla base di una immagine della Ma­donna di Vicoforte, da Pietro Andrea Costamagna su un pilone nel XVIII secolo. Nel 1727, Maria stessa sarebbe apparsa e l’avrebbe consegnata a Giovanni Francesco Sarzotto, un malato della frazione. La tradizione narra che nel 1740, per intercessione della Madonna della Gorra, la pioggia cadde sulle campagne circostanti inaridite dalla lun­ga siccità.

Risale alla prima metà del 1600 la costruzione a Borgo San Dalmazzo del Santuario della Madonna di Monser­rato, il cui culto si collega alla Madonna Nera, venerata a Montserrat in Spagna e a Oropa in Italia. Forse a seguito della grave epidemia di peste che colpì la zona, tra il 1628 e il 1630, gli abitanti decisero di edificare un santuario alla Vergine in un luogo sulla collina che fin dal medioevo era meta di pellegrinaggi ed era segnato da una grande croce, come attesta una mappa del 1565, conservata in Comune, mentre risale al 1651 la prima notizia sul Santuario. Nel 1794 l’esercito francese occupò Rocca­vione e gli abitanti di Borgo fecero voto alla Madonna che se fossero stati risparmiati avrebbero fatto una grande processione alla cappella con la messa cantata ogni anno il 25 aprile, voto che fu esaudito. Dopo i tragici fatti della lotta di Liberazione i partigiani locali che ebbero salva la vita decisero che ogni anno, il giorno che precede festa della Natività di Maria Vergine, avrebbero portato a spalle la statua della Vergine dal Santuario alla parrocchia per poi fare il percorso contrario il giorno successivo. Sul­l’altare maggiore, dove ora c’è una preziosa icona, era collocata un’antica statua della Madonna col Bambino Gesù sulle ginocchia, attualmente conservata nel museo della parrocchia.

Il Santuario della Madonna delle Grazie di Casalgrasso sorge al confine delle province di Cuneo e Torino, vicino al fiume Po. Fu fatto costruire dal notaio Stefano De­morra per adempiere a un voto fatto per la guarigione della moglie. Venne completato nel 1824. L’icona rappresentante la Vergine nell’atto di pregare la Santa Sindone con all’orizzonte le Alpi e il Monviso è og­getto di culto per ottenere l’intercessione della Vergine in caso di malattia e di calamità atmosferiche, epidemie, ecc.

Ha la stessa dedicazione anche il Santuario di Vallera a Caraglio che pare sia stato edificato come ex voto in occasione della peste del 1630. Oggetto del culto è una scultura in legno dipinto e dorato che rappresenta la Madonna col Bambino in braccio: entrambi sono dotati di corona metallica. La statua risale al XVIII secolo ed è già descritta nella visita pastorale del 1770 di mons. Rorengo.

Nel Santuario della Madonna dei Ronchi di Carrù, oggetto del culto è l’affresco su un pilone con effigiata la Ma­donna appoggiata a un albero che tiene il Bambino sopra il ginocchio destro. Il piccolo Gesù tiene in mano una rondine legata con un filo. Ora il pilone è inglobato nel San­tuario la cui costruzione risale al 1622-24.
A Ceresole d’Alba, in seguito alla miracolosa protezione accordata dalla Vergine il 5 agosto 1644 a una fanciulla di Canale che aveva cercato riparo, perché insidiata da due soldati, presso un pilone votivo con l’affresco di una Madonna con il manto azzurro e una rosa nella mano destra, costruito dopo la battaglia di Ceresole del 1544, si decise di erigere una cappella per custodire il pilone stesso: il Santuario Madonna della Rosa. Nel secolo XVII numerose sono le miracolose guarigioni di invalidi avvenute dinnanzi al pilone.

Alla Nostra Signora del Po­polo è dedicato il Santuario di Cherasco la cui prima pietra fu posata nel 1693 sul luogo dove sorgeva una chiesa intitolata alla Madonna del Popolo, esistente fin dal XIII secolo. Ogni sette anni si svolge il rito dell’incoronazione della Madonna del Rosario a Regina di Cherasco.

La leggenda narra che una statua, o un quadro, della Madonna sia stata ritrovata nei pressi della fonte, ritenuta miracolosa, fatta scaturire dalla Vergine per dissetare un pellegrino nei pressi del pilone votivo in località Mom­birone, panoramica località nei pressi di Canale. Nel catasto della “città del pesco”, nel 1562 si cita la presenza di una cappella nel luogo in cui esistevano una fonte e un pilone votivo. La data è confermata anche nella visita pastorale di monsignor Panigarola del 1588. Veglie notturne e lunghe processioni in ginocchio o a ritroso si celebravano nel passato e i proprietari delle vigne vicine al santuario accendevano candele sui filari. Più recentemente si celebrava la messa su di un pozzo vicino alla fontana.

Articolo a cura di Elio Stona