Arriva la seconda edizione italiana del “Kinderometro, il rilevatore dei piccoli momenti”: un’indagine su scala internazionale in merito al rapporto tra genitori e figli, con la particolarità della duplice prospettiva delle due generazioni.
Lo studio commissionato a Ipsos, centro specializzato nelle ricerche di mercato a livello mondiale, è stato svolto a novembre 2020 in otto Paesi europei ed extra-europei (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Polonia, Arabia Saudita e Cina) e sono stati intervistati non solo mamme e papà, ma anche i figli di età compresa tra i 7 e i 15 anni.
Il “Kinderometro”, in quanto appuntamento a cadenza ricorrente, rappresenta una iniziativa che ha come obiettivo quello di fornire a pubblico e professionisti non solo una fotografia delle dinamiche familiari correnti, ma anche una visione di trend grazie allo sviluppo del progetto nel medio-lungo periodo.
Focus primario della ricerca rimane quello di indagare l’evoluzione della genitorialità e i fattori chiave coinvolti nello sviluppo dei ragazzi, per cogliere tutte le opportunità per rafforzare il legame con i genitori attraverso i piccoli momenti di condivisione.
Kinder, da sempre, riconosce infatti valore ai piccoli momenti, perché sono quelli che più contano agli occhi dei bambini: i piccoli momenti quotidiani che i genitori condividono con i bambini sono quelli che hanno più impatto nelle loro vite ma, a volte, si perde di vista questa semplice verità.
Alla luce di ciò, risulta fondamentale per Kinder contribuire a creare nei contesti familiari, in qualsiasi occasione, il piacere dello stare insieme, attraverso piccoli e gioiosi momenti di condivisione.
Ma in un anno segnato dall’avvento della pandemia legata alla diffusione su scala mondiale del coronavirus, è stato di primario interesse anche comprendere se e in che modo la quarantena abbia influito sui rapporti familiari, odierni e futuri.
Le evidenze emerse dal “Kinderometro” aprono un dibattito in merito agli insegnamenti e alle “buone abitudini” riscoperte, toccando i seguenti temi: il legame positivo e ancora più forte tra genitori e figli, malgrado un anno movimentato; l’oscillazione dei genitori tra due modelli di genitorialità, cercando di conciliare disciplina e autonomia; il tempo trascorso davanti agli schermi, importante sfida educativa per i genitori; il confronto internazionale.
Il quadro generale che emerge dall’indagine a livello internazionale è che, sebbene sia stato talvolta difficile da vivere sia per i genitori che per i figli, lo scorso anno ha anche rafforzato il legame che li unisce. In particolare, il primo periodo di quarantena ha rappresentato una grande opportunità per condividere più del solito quei momenti di semplicità quotidiana che contano. Chiacchierare, disegnare, fare attività sportiva, fare i compiti, giocare ai videogiochi, leggere, guardare un film, cucinare, mangiare insieme sono alcune delle attività condivise con più frequenza durante il “lockdown” e alcune di queste continuano ancora a essere condivise tra genitori e figli.
Il ruolo del genitore è un impegno complesso e i genitori cercano di costruire un proprio modello di equilibrio.
Essere un buon genitore significa da un lato fornire un quadro di regole definito dall’altro consentire ai figli di essere indipendenti: entrambe le dimensioni sono assolutamente cruciali.
Lo sport, la lettura e le attività manuali come il disegno rispecchiano questo mix di disciplina e autonomia: la condivisione di tali attività contribuisce allo sviluppo delle capacità cognitive e al benessere fisico dei ragazzi (sfera della disciplina) e, al tempo stesso, ne stimola la creatività, la fiducia in sé stessi e la personalità (sfera dell’autonomia).
Da sempre nel Dna del marchio Kinder, grazie anche al progetto di responsabilità sociale “Kinder Joy of Moving”, l’attività fisica rappresenta uno dei pilastri più importanti per la crescita e lo sviluppo dei bambini: il 74% di genitori e figli lo praticano insieme.
Fare attività sportiva insieme permette ai genitori e ai figli di condividere un momento divertente, ma è anche un modo per i genitori di contribuire all’istruzione e allo sviluppo dei loro figli.
La vita digitale dei ragazzi è l’esempio perfetto delle sfide lanciate al ruolo del genitore moderno: il tempo trascorso davanti agli schermi rappresenta anche il punto più spinoso del loro rapporto e la fonte di discussione più significativa.
I ragazzi dai 7 ai 15 anni sono nativi digitali, una generazione tecnologica abituata a fare molte cose online: interessante notare che l’uso degli schermi è elevato indipendentemente dall’età, i ragazzi più grandi e quelli più piccoli possiedono un tablet in eguale misura.
Se generalmente concordano sui vantaggi offerti dagli schermi (aumento consapevolezza e conoscenza), genitori e figli hanno però una diversa percezione dei potenziali pericoli: i genitori ne individuano molto bene i rischi (come la minore socializzazione), mentre i ragazzi ne sono meno consapevoli.
Infine, è interessante constatare come dal confronto internazionale tra Paesi così lontani tra loro emerga una sostanziale omogeneità della situazione generale, sia pur con specificità per ciascun Paese. Ad esempio, i genitori in Italia, Arabia Saudita e Cina hanno approfittato molto più degli altri della quarantena per svolgere più attività del solito con i loro figli, apprezzandole anche in maniera più netta rispetto a quanto avviene solitamente.
Inoltre, mentre i genitori italiani hanno continuato a svolgere queste attività con la stessa frequenza del periodo di quarantena anche una volta terminato il “lockdown”, i genitori cinesi e sauditi non hanno invece mantenuto queste nuove abitudini. O ancora la complessità e dualità del modello genitoriale: i genitori in Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania sono equamente divisi tra le due dimensioni di disciplina e autonomia, mentre i genitori in Russia, Polonia, Cina e Arabia Saudita sono fortemente orientati al lasciare più indipendenza possibile. O per quanto riguarda la tecnologia, è emerso che i ragazzi italiani usano i social network e i giochi disponibili attraverso le piattaforme digitali, tra cui ad esempio “Candy Crush”, sensibilmente meno rispetto alla media di tutti i Paesi.