Campione e uomo il “divin codino” secondo Diodato

Una canzone per raccontare il talento di Roby Baggio La storia umana e calcistica del numero dieci azzurro è già un successo in streaming grazie anche all’ex vincitore di Sanremo

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“Il Divin Codino” è appena uscito sugli schermi in streaming di Netflix rendendo merito a quel campione inconsueto e straordinario che è stato in campo Roberto Baggio. Unico come calciatore per la sua qualità tecnica, ma anche e so­prattutto per la fragilità connessa al suo status di campione. Un contrasto, quello tra l’uomo e il fuoriclasse, che il film mette in risalto e che anche la musica di Diodato vuole sottolineare. Il vincitore dell’edizione 2020 del Fe­stival di Sanremo rappresenta un’italianissima e storica passione per la musica melodica, così come Baggio è stato un ideale simbolo del calcio na­zionale: nessuno come lui, che pure ha vestito le maglie delle tre squadre più amate in Italia, è stato apprezzato in maniera trasversale da tutti i tifosi, concludendo la carriera, quando ancora mostrava meraviglie, tra Bologna e Bre­scia, piazze di provincia, storiche ma certamente inusuali per un talento di così grande valore. Eppure nel­l’Italia de­gli anni ’90 tutto era possibile, nel bene e nel male. Lo stesso Roby Baggio è stato l’autore di grandi giocate, superbe vittorie e altrettanto clamorose sconfitte. Non a caso, di lui si ricorda soprattutto il rigore sbagliato ai Mondiali di Usa ’94, nella finale contro il Brasile. Un momento che fatalmente ha segnato la carriera del numero dieci azzurro. E poi la sua dichiarata fede buddhista, ri­sposta spirituale a una continua ricerca di un significato lontano dal successo materiale del calcio.

Ma non solo. Baggio sarà per sempre il ragazzo martoriato da mille infortuni alle ginocchia eppure capace di imporre la sua arte arrivando comunque a vincere anche il Pallone d’Oro. Baggio resta l’uomo che non avrebbe voluto lasciare gli amici di Firenze per la Juventus, tanto da raccogliere una sciarpa viola lanciata dai suoi (ex?) tifosi dopo un rigore volutamente non calciato, da bianconero, contro la Fiorentina. Insomma, Baggio è “L’uomo dietro il campione”, esattamente co­me il titolo della canzone e del video che Diodato gli dedica nella colonna sonora del film. Il cantante confida di essere stato un ammiratore del campione di Caldogno, di aver «sognato, sofferto, sperato, urlato di gioia» con lui. E di aver spesso indossato a scuola le scarpe Diadora nere e gialle con la firma del numero dieci. «La sua è una bellissima storia di sport e di vita», dice Diodato. Che aggiunge: «Immaginate l’e­mo­zione che ho provato quan­do mi è stato chiesto di raccontarla in una canzone che sarebbe diventata la più importante in un film Netflix dedicato al “Divin Codino”. Ci ho pensato a lungo, ho cercato le parole nei miei ricordi, nelle sue e nelle mie emozioni e, alla fine, un giorno, è nata la canzone». Il video si chiude con le immagini di Diodato che raggiunge il Baggio di oggi, dopo aver attraversato mille ricordi, per sfidarlo a una partita di calcio balilla. È un altro momento di umanità del campione.

Il film parte dall’esordio con il Lanerossi Vicenza e passa dal rigore di Pasadena ripercorrendo 22 anni di carriera e di vicende umane: gli infortuni, le ripartenze, l’amore-odio con i tifosi, le incomprensioni con gli allenatori, il rapporto con la famiglia. Dove il “Co­dino” è interpretato da An­drea Arcangeli.

«Può sembrarti un’esagerazione ma pure a me quel rigore ha insegnato un po’ la vita», canta Diodato. Perché l’ex di Juve, Milan e Inter è stato un termine di paragone anche per altri cantanti italiani: Ce­sare Cre­monini ha spiegato che «non è più domenica da quando Baggio non gioca più» e recentemente i Pinguini Tattici Nucleari hanno detto che «ci vuole coraggio nel ’94 a essere Baggio». Ma soprattutto, Lucio Dalla nel suo “Baggio Baggio” con quella frase evocativa: «Sei mai stato sulla cresta di un’onda, l’equilibrio in bilico e la schiuma che ti circonda». Diodato chiude un po’ il cerchio, mettendo parole e musica a una rivisitazione in immagini di Baggio che, sinceramente, ci voleva. E che contribuisce a colmare un vuoto evidente in Italia, quello della cultura sportiva che quasi mai si è accompagnata al racconto dei campioni. Qual­cosa, grazie allo streaming, sta cambiando.