«Il Crodino? Un bel peccato di gioventù». Con queste parole, presenta la sua storia, Maurizio Gozzelino, amante del vino, ma ideatore dell’aperitivo analcolico italiano.
Una storia particolare, che dimostra quanto basti poco per cambiare il corso degli eventi. La Rivista IDEA ha intervistato Maurizio Gozzelino, saluzzese di nascita, per farsi raccontare la storia che si nasconde dietro alla giusta combinazione di ingredienti che ha portato alla formulazione del Crodino.
Signor Gozzelino, qual è la storia del Crodino?
«Agli inizi degli anni ‘60, lavoravo all’interno di una azienda che si occupava della preparazione di erbe e di aromi da destinare alla preparazione delle bevande. Ero il responsabile tecnico dell’azienda. Un giorno si presentò dal mio datore, il signor Ginocchi, il quale, la vigilia di Natale del 1962, mi convocò a Milano, e mi chiese di poterlo seguire a Crodo per realizzare un aperitivo analcolico che potesse competere con il famoso prodotto già sul mercato».
Qual era l’idea di Piero Ginocchi?
«Il signor Ginocchi, maturò l’idea che l’acqua di Crodo, con proprietà benefiche e che già ai tempi veniva esportata, avrebbe dovuto essere parte di una bevanda. Da quella intuizione partì tutto. Dopo un primo tentativo andato male, ci concentrammo su un analcolico biondo».
Quali erano le caratteristiche richieste per la creazione della bevanda?
«Avevamo in mente di creare una bibita dal colore diverso dal rosso, che in tempi addietro non aveva avuto successo. Allora ci avvicinammo al giallo aranciato, con un gusto leggermente amaro. Dopo sei mesi di test e prove, cui sono seguiti altri sei mesi destinati alla rifinitura del prodotto, nacque il Crodino. A oggi la formula del Crodino è ancora segreta, e non è mai stata modificata».
Si è subito capito che poteva aver successo?
«No, il mondo del mercato è molto complicato. Ha avuto un lento successo dovuto, non solamente alla bibite in sé, ma anche a una serie di fattori legati al “marketing” e alla pubblicità».
Da dove è nato il nome “Crodino”?
«L’ideatore del nome “Crodino” è stato il Policarpo Cane (nato a Sommariva Perno, ndr), che, nell’ambito di una riunione, criticò i nomi proposti dai colleghi per l’aperitivo. I nomi sul tavolo erano “Biondo”, “Biondino” e “Picador”. Il principio fu quello basato sulla bevanda di Cinzano. Se la Cinzano aveva il “Cinzanino”, allora Crodo poteva avere il “Crodino”, e così fu!».
Per quanti anni ha lavorato a Crodo?
«Ho lavorato a Crodo per circa tre anni, e dopo aver creato il crodino, ho deciso di intraprendere una strada mia. Ho aperto un’azienda sempre nell’ambito degli aromi. Trattavo estratti per l’aromatizzazione di liquori ed analcolici, e con me lavoravano anche i miei due figli».
Crede che il merito possa essere ricondotto anche al comune di Crodo?
«Il grande merito di Crodo, ma soprattutto dei crodesi, è stato quello di aver saputo ben accettare gli stranieri che giunsero nel Vco a quei tempi, per fornire manodopera lavorativa a un’azienda che si stava ampliando velocemente, tanto che arrivò a circa 400 dipendenti».
Cosa prova oggi nel vedere il prodotto che lei ha creato su tutti gli scaffali?
«Sono soddisfatto e onorato. Di certo non mi sarei mai immaginato che il prodotto potesse raggiungere un tale successo. Sono molto appagato, lavorativamente parlando, ma la verità è che non mi reputo così rilevante. Io ho semplicemente trovato la giusta miscela, mansione per la quale ero pagato. Perciò non ho fatto nulla di più di ciò che mi spettava compiere».
Che studi ha fatto?
«Dopo le scuole dell’obbligo, frequentate a Saluzzo, mia terra d’origine, mi sono diplomato ad Alba in enologia. Sono enologo dal 1953, e da allora ho sempre fatto ciò per cui ho studiato, e già quella a parer mio è una grande fortuna. Il mio primo amore è stato il vino, proprio per questo, l’unica bevanda analcolica che ho creato è proprio il Crodino».
Ci sono altre cose di cui va particolarmente fiero?
«Oltre alla creazione di una azienda in Italia, ne ho aperta una in Romania, la quale ha dato vita a un marchio molto conosciuto, sempre nell’ambito dell’enologia».
Ha ricevuto dei riconoscimenti nel corso della sua carriera?
«Nel 2016 sono stato premiato dal Centro Studi Piero Ginocchi, con il Ginocchi d’Oro, per avere dato origine all’aperitivo, con passione, tenacia e maestria dosando i giusti ingredienti che hanno portato a un eccellente risultato».