Occuparsi di cronaca locale su un settimanale cartaceo è possibile anche nell’epoca di Internet e dei social network. Lo dimostra il Corriere di Savigliano: fedele alla propria mission, il giornale diretto da Andrea Giaccardi continua a raccontare sulle proprie pagine ciò che accade “nel cortile di casa” con dovizia di particolari e precisione, senza lasciarsi condizionare dalle dinamiche del web.
Direttore Giaccardi, ci illustri la linea editoriale del settimanale da lei guidato.
«La cronaca dei fatti locali ha ancora un peso preponderante nel nostro settimanale. Dico “ancora” perché altre testate, dopo l’avvento di Internet e dei social network, hanno cambiato il modo di fare informazione, privilegiando l’approfondimento rispetto alla cronaca dei fatti».
Ma non è una scelta quasi obbligata visto che sul web vengono ormai riportate tutte le notizie in tempo reale?
«Settimanali cartacei come il nostro sono scelti soprattutto da un pubblico che non usa ancora il web come fonte d’informazione prioritaria. Di conseguenza, queste persone si affidano alla “carta” per conoscere ciò che avviene nella strada sotto casa. In questo senso, noi cerchiamo di essere a tutti gli effetti un giornale di “piazza”, raccontando la verità dei fatti o, comunque, il percorso che compiamo per descrivere al meglio la realtà. Rispetto al passato è cambiato lo stile del racconto: gli articoli di cronaca non sono più dei freddi “verbali”…».
È questo stile il valore aggiunto del Corriere?
«Sì, ma non solo. Da qualche tempo cerchiamo di descrivere anche ciò che avviene oltre Savigliano e dintorni affidandoci al racconto di nostri concittadini che, per i più svariati motivi, si trovano a vivere lontano dalla loro terra d’origine. Penso, ad esempio, a Marco Sandrone, che ci ha portato la sua esperienza di professionista impegnato con Medici Senza Frontiere sull’Isola di Lesbo, a sostegno dei migranti. E poi proviamo a differenziarci anche nella cronaca sportiva…».
In che modo?
«A differenza di come trattiamo le vicende non sportive, che descriviamo senza dare nulla per scontato, raccontiamo lo sport dando per scontato che tutti conoscano i risultati delle gare. E, quindi, diamo spazio all’approfondimento o, comunque, ci occupiamo di tali tematiche con un’ottica differente».
Pagano le vostre scelte?
«Non sta me a dirlo, ma il riscontro che ci forniscono i lettori è positivo, non solo per ciò che concerne le pagine sportive. Lo dimostrano pure le tante lettere che giungono quotidianamente in redazione e anche le telefonate che riceviamo in seguito alla pubblicazione di un nuovo numero del giornale. La gente ha fiducia nella nostra realtà e, spesso, ci affida problematiche personali da risolvere…».
Un esempio?
«Una signora del nostro territorio aveva un problema a cui nessuno sembrava poter porre rimedio in merito all’iscrizione nelle liste vaccinali. Si è rivolta a noi e, dopo qualche giorno dall’uscita dell’articolo in cui veniva raccontata la sua vicenda, ci ha richiamati per informarci del fatto che il problema era stato risolto. Una bella soddisfazione, che rincuora».
Rincuora perché in genere le soddisfazioni sono poche?
«Il punto è che dirigere un giornale è un ruolo impegnativo sia sul fronte dell’organizzazione interna sia dal punto vista della gestione dei rapporti con gli interlocutori. Spesso occorre mediare e, quando si sbaglia, anche se ovviamente si fa il possibile per non commettere errori, è necessario chiedere scusa. Nel momento in cui mi è stato proposto l’incarico sapevo cosa mi attendeva e oggi porto avanti questo ruolo con orgoglio. Anche perché, venendo alla sua domanda, le soddisfazioni sono parecchie, a partire proprio dalla fiducia che ci accordano i lettori».
Qual è invece il rapporto con i lettori del web?
«Siamo presenti su Internet con un sito, attraverso il quale forniamo notizie in tempo reale, su Twitter e su Facebook. Per poter incontrare l’interesse di tutti i lettori online, specie quelli delle nuove generazioni, dovremmo pensare di approdare anche sui social network più in voga del momento, come Instagram o TikTok. Ma lo faremo solo quando saremo in grado di assicurare una presenza adeguata in termini di gestione delle interazioni e di contenuti».
Nel frattempo come coinvolgerete i giovani?
«Con l’approfondimento sportivo e attraverso la rete di collaboratori: chi contribuisce, dall’esterno, alla realizzazione del giornale, in molti casi, è un giovane. Il passaparola che ciascuno di essi può avviare con i rispettivi amici è in questo senso fondamentale. In parallelo, lavoreremo sui contenuti, proponendo con sempre maggiore frequenza, come abbiamo fatto durante la pandemia, temi che coinvolgano in prima persona le nuove generazioni».
Quali sono, invece, le strategie per coinvolgere il resto della comunità?
«Continueremo ad assicurare il nostro servizio di informazione, puntando a rafforzare la presenza nella comunità. Come? Allestendo, di tanto in tanto, banchetti attraverso cui incontrare la gente e promuovendo, appena possibile, appuntamenti, nel solco di quanto solitamente facciamo, in sinergia anche con altre testate, in concomitanza con le elezioni comunali».
Le prossime sfide?
«Raccontare con serietà le tematiche più sentite dal territorio, a partire dalle questioni legate alla costruzione di un ospedale unico di territorio e all’attivazione di nuovi servizi, sempre più indispensabili per una città come Savigliano la cui età media sta crescendo anno dopo anno. Tutto ciò senza tralasciare un’altra esigenza locale, quella di proporre eventi di intrattenimento e svago capaci di richiamare persone da tutta la provincia e anche oltre».