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Alba: ancora incerto il futuro dell’ospedale San Lazzaro, gli esercenti chiedono un intervento concreto

Il destino dell'ex nosocomia albese rimane titubante. Gli eserccenti della zona chiedono una maggiore chiarezza per la salvaguardia delle proprie attività

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E’ trascorso ormai quasi un anno dopo la chiusura dell’ospedale San Lazzaro di Alba, in seguito all’apertura della nuova strutturura intitolata a Michele e Pietro Ferrero a Verduno.

In questo periodo, considerando anche la pandemia causata dal Coronavirus, non sono venuti a meno i dibattiti su quale fosse il futuro dell’ex nosocomio e quali attività possano subentrare al suo interno. Tutto è cominciato con l’asta che, alla fine, non ha portato a nessun acquirente. In seguito si è parlato della futura scuola d’infiermeristica, ma anch’essa, oggi, è pensata nei palazzi del cortile della Maddalena. La data d’inizio del primo anno accademico è previsto per il biennio 2022/2023.

Partendo da questi presupposti, si può intendere che il suo destino sia incerto, ma i più colpiti da queste circostanze sono soprattutto le attività che ne circoscrivono l’area. Dai punti di ristoro alle attività di artigianato che, nel corso degli anni, hanno sempre offerto i loro servizi  ai pazienti in visita, ai medici e tutti coloro che transitavano in direzione dell’ospedale e del centro storico.

A causa del susseguirsi degli eventi dell’ultimo anno, sono sette le attività che hanno dovuto abbassare le serrande. Altri continuano a resistere, anche grazie alle agevolazioni momentanee sull’affitto delle mura.

Ma non è sufficiente. Gli esercenti chiedono che l’edificio venga impiegato al più presto possibile e le possibilità sono infinite: “Sappiamo che la parte ‘nuova’ deve essere sottoposta ad alcune modifiche, ma il lato storico, che comprende anche la sala riunioni intitolata alla Dottoressa Gosso, potrebbe ospitare la futura scuola infermieri. Ovviamente sarebbe necessario aggiungere banchi ed attrezzature adeguate, che potrebbero portare anche ad anticipare di un anno l’inizio dei corsi. Oppure, perché non concentrare tutti i servizi de l’Asl sparsi per la città in un’unica struttura generica? Considerando che per ogni edificio impiegato viene pagato un affitto mensile. Inoltre, gli impianti presenti all’interno del San Lazzaro sono tutt’ora funzionanti ed è un vero proprio spreco lasciarli così a vuoto, prendendo anche atto che le spese sono a carico dei contribuenti. Oltre al nostro lavoro, sceso al 30%, vanno considerati anche gli immobili rimasti vuoti, dal momento in cui non vengono più affittati dalle famiglie in visita ai pazienti. Per concludere: al momento ci si salva, ma il futuro delle nostre attività è dubbio, per questo motivo chiediamo a chi di dovere di agire e realizzare interventi concreti“.