Home Articoli Rivista Idea «È la fine di un’epoca, ma non delle mie foto»

«È la fine di un’epoca, ma non delle mie foto»

Dopo 44 anni passati in via Cavour a Bra, Tino Gerbaldo lascia il negozio, senza però privare dei suoi scatti i tanti estimatori

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«È da 50 anni che mi piace fotografare e più vado avanti e più mi piace». Così si legge nella home del profilo Facebook di Tino Gerbaldo. Una frase che descrive appieno la sua persona e la passione per la professione che svolge da mezzo secolo. Nato il 30 marzo del 1951 a Costa di Cappellazzo di Cherasco, dopo gli studi all’Istituto Salesiano braidese e un primo impiego come disegnatore meccanico alla Rolfo SpA di Bra, Gerbaldo inizia a scattare le prime fotografie proprio per l’industria di corso IV Novembre.

Dal fotografo Tullio Giacosa, nel 1977, rileva il negozio in via Ca­vour 16 (quello che un tempo era l’armeria che Francesco Ri­naudi, alias “Cecu Pocapulpa”, aveva aperto in società con Giovanni Boglione, ndr), portato avanti con la moglie Franca. Negli anni apre lo studio fotografico a San Michele di Bra. Adesso Tino ha passato il testimone del punto vendita, ma prosegue a ritmi elevati nel suo lavoro da affermato fotografo industriale (food and wine, alberghi e B&B, paesaggi, lingerie, sfilate di moda, e tantissima Bra).

Tino, ci spiega il perché dell’avvicendamento con i fratelli Basso?
«Il negozio cominciava a pesarmi, soprattutto per gli orari. Con i tanti lavori da fare in giro, spesso tiravo avanti fino a tardi la sera e lavoravo tutto il sabato. A 70 anni compiuti, non era più uno scherzo! Volevo anche avere più tempo libero, per portare avanti tanti progetti che ho sempre lasciato in sospeso o a cui ho dedicato poco tempo».

Quindi non smette di fare il fotografo?

«Assolutamente non smetto di fotografare, anzi! Ho diversi hobby, come la scultura e la pittura, che comunque voglio continuare a coltivare. Negli ultimi tempi il negozio non era più utilizzato come in passato, avendo cambiato tipo di clientela. Credo sia giusto, data la posizione, che il negozio torni a essere nevralgico. I fratelli Basso usano altre tecnologie, hanno un approccio moderno, talento e grandi possibilità. Sono contento perché l’attività prosegue con due ragazzi che hanno sempre fatto gli stage da me e si sono dati da fare».

44 anni in via Cavour…
«Ci siamo trovati benissimo e logicamente ci è dispiaciuto compiere questo passo, ma era doveroso farlo. Dentro a questi locali ho passato la maggior parte della mia vita! Bra mi è sempre piaciuta e l’ho fotografata da ogni angolazione. Con i clienti abbiamo avuto un ottimo rapporto. Ho un sacco di foto in archivio da sviluppare e scannerizzare, per poi essere messe a disposizione della città».

È tempo di passaggi di testimoni importanti sotto la Zizzola (come Irma Lerda, titolare dello storico pub ceduto nei mesi scorsi, ndr)…
«Vero. È fisiologico quando ci si rende conto di non riuscire più a tenere testa ai giovani. Loro hanno una mentalità diversa e un altro approccio. Dietro all’obiettivo so cavarmela, ma la tecnologia ha fatto passi da gigante e in questo i giovani sanno il fatto loro. Il nostro campo, poi, è cambiato tantissimo, in positivo. Giusto lasciare spazio a chi è più al passo con i tempi».

La soddisfazione più grande da fotografo?
«Sono tantissime; mi viene difficile sceglierne una. Tutti i “grazie” dei clienti soddisfatti allargano il cuore e poi non posso non pensare alle sfilate e ai grossi lavori aziendali. Ma il cosiddetto “piccolo cliente” che sorride e si commuove vedendo le foto che gli ho fatto regala un’emozione che non si può spiegare a parole».