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«Per molti sono ancora il cantante dei cartoni»

Il braidese Marco Destro ha interpretato le sigle di alcune delle più celebri serie tv d’animazione

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Nel film del 2004 “Tu la conosci Claudia?”, in una delle scene cult del cinema italiano, Aldo, in pausa caffè con i compagni di una vita Giovanni e Giacomo, si imbatte per caso nella “signorina del navigatore”, ovvero la donna che, secondo lui, aveva dato la voce ai navigatori stradali dell’epoca, ri­co­noscendola proprio dal timbro della voce, mentre ordina la colazione. Ne nasce un si­parietto esilarante, in cui Al­do immagina di viaggiare con la donna e i compagni di av­ventura, tra un’indicazione di tragitto e qualche canzone. Al di là dell’ilarità dell’estratto, con quella scena i comici mi­lanesi hanno descritto la sensazione che molti potrebbero provare chiacchierando con il protagonista di questo articolo. “Conan”, “Power Ran­gers”, “Che campioni Holly e Benji!”, “Action Man”. Chissà quanti italiani nati negli anni Ottanta e Novanta sono stati accompagnati nella loro crescita pro­prio da questi cartoni animati e, soprattutto, dalle loro sigle, cantate sempre dalla stessa voce. In molti, forse, si sono chiesti a chi appartenesse, proprio come nel caso della “signorina del navigatore”. Ebbene, la risposta all’interrogativo conduce a Bra, do­ve vive Marco De­stro, oggi 40enne, storica “voce dei cartoni animati” che hanno se­gnato l’infanzia di molti.

Destro, c’è qualcuno che quando le parla si emoziona ripensando alle sue sigle?
«Sì, e questa cosa mi stupisce sempre tantissimo. Ero un adolescente quando cantavo quelle canzoni per l’allora Fininvest, poi Mediaset, e non mi sarei mai immaginato che, ancora oggi, in molti si sarebbero ricordati di me. Alla fine, avevo solo fatto ciò che mi piaceva, ovvero cantare. Eppure, quando qualche anno fa sono salito sul palco del Lucca Comics per la prima volta, ho percepito un affetto senza pari da parte del pubblico».

Riavvolgiamo il nastro. R­icor­da come nacque la sua passione per il canto?
«Fu qualcosa di naturale. Mi era sempre piaciuto cantare, anche da solo. La mia prima volta su un palco fu a sette anni: cantai “Astro del ciel” ai Salesiani di Bra. Già all’epoca partecipai ad alcuni concorsi locali, ma sempre e solo per passione».

Come arrivò la chiamata da parte della rete fondata da Silvio Berlusconi?

«Nel 1993, quando avevo ap­pena 13 anni, partecipai a “No­ta d’oro”, un concorso rinomato di San Damiano d’Asti, che era spesso condotto da figure storiche di “Bim bum bam” e di altri programmi per bambini prodotti da Fininvest. Mi esibii e alla fine fui chiamato in disparte da Alessandra Valeri Manera, storica autrice di gran parte dei testi cantati da Cristina D’Avena, che mi disse che era­no interessati a me. Da lì è iniziato tutto…».

Quali emozioni provò la prima volta?
«Devo ammettere che, avendo allora appena dodici anni, più che ricordi nitidi ho tanti “flash”. Fu bellissimo: avevo già inciso alcune musicassette come passatempo, ma quel­la non era la stessa cosa. Sapere che la mia voce sarebbe finita su Italia 1 e Canale 5, raggiungendo le case di molti italiani, mi faceva venire i brividi».

Una giornata tipo di registrazione?
«Frequentavo ancora le scuole medie e genericamente uscivo qualche minuto prima del suono della campanella. Ad aspettarmi c’erano i miei genitori: salivo in macchina, un toast al volo e per le 15 ero già negli studi di registrazione a Milano. In genere, mi presentavano per la prima volta il testo della canzone in quel momento: dovevo impararlo in poco tempo e poi si provava, finché non si otteneva il risultato sperato».

La sigla che ha cantato a cui è più affezionato?

«Difficile sceglierne una. Dico quella dei “Power Rangers”, perché fu la prima e perché il programma ottenne un grande successo, consentendo alla mia voce di “girare” ancora di più. Tra le altre, ricordo con piacere “Insuperabili X-Men”, “SuperHuman Sa­mu­rai”, “Action Man” e, ovviamente, “Che campioni Holly e Benji!”, cartone animato che ha fatto sognare molti bambini italiani».

A proposito, in quest’ultima sigla lei canta con Cristina D’Avena…
«In realtà fu un duetto “a distanza” (ride, nda). Io e Cristina ci incontravamo di fatto solo di sfuggita: lei cantava al mattino, io cantavo al pomeriggio e poi la produzione realizzava un “mash-up” tra le due voci, producendo la canzone finale».

Dopo “20.000 leghe nello spazio”, del 1997, il suo percorso finì. Il motivo?

«Così come mi appassionai alla musica in modo spontaneo, an­che il mio percorso con Mediaset cessò per cause… naturali. Attorno ai di­ciotto anni, la mia voce iniziò a “maturare”; tale trasformazione durò circa un anno, più della media. Al tempo ero la prima e unica voce maschile per le sigle dei cartoni animati e la produzione non poté quindi aspettarmi, cercando un sostituto. Non nego che mi spiacque, ma capii che determinate scelte andavano fatte per forza».

Da quel momento, prima di ritrovare la musica sono trascorsi 17 anni…

«Sì, fino al 2014. Fui contattato quasi per caso dai Puff Purple, gruppo marchigiano che rivisitava canzoni per bambini in chiave hard rock e heavy metal. Dopo averci pensato per un po’, accettai la loro proposta: è nata una collaborazione che ci ha portati a girare tutta Italia, tra concerti dal vivo e vere tournée. È stata un’avventura emozionante, che mi ha permesso di capire che il mio nome non era stato affatto dimenticato dagli appassionati. Solo la pandemia ci ha impedito di proseguire questo percorso».

BaNNER
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