Concludiamo, dopo quattordici puntate, il nostro viaggio alla scoperta dei settimanali locali della provincia di Cuneo. E lo facciamo forti di qualche certezza in più, come quella che riguarda la longevità del giornalismo territoriale.
Come hanno praticamente evidenziato tutti i direttori con cui abbiamo colloquiato, i nostri media, fortemente legati alla propria edizione cartacea, continueranno a svolgere il loro compito pure nel prossimo futuro, nonostante il dilagare di Internet e dei social network. È la gente che lo chiede. Sono le comunità della nostra Granda che desiderano continuare a sapere ciò che succede nel “cortile di casa” attingendo da fonti autorevoli, come i settimanali cuneesi appunto, capaci peraltro, oltre che di smascherare le tanto temute “fake news”, figlie dell’era digitale, anche di offrire un approfondimento di qualità.
Lo dimostra, ad esempio, La Bisalta, settimanale che racconta i fatti del capoluogo e dell’area circostante da una prospettiva differente, ovvero legge la realtà con gli occhi critici di chi si sente un cittadino (responsabile) del mondo. Ne abbiamo parlato con la direttrice, Rosaria Ravasio.
Qual è la filosofia che guida il vostro progetto editoriale?
«Ogni settimana, a guidarci nella realizzazione del giornale è la nostra sensibilità nei confronti di alcune tematiche. Penso, in particolare, alle problematiche del mondo femminile e, in generale, dei soggetti più fragili che possono essere vittime di violenze. Tra questi ci sono sicuramente bambini e giovani, esposti ai pericoli del web e dei social network. Rispettare gli altri significa rispettare sé stessi e, in senso lato, rendere il mondo un luogo migliore».
Quali sono le altre vostre sensibilità?
«Quella nei confronti dell’ambiente. Non lo facciamo per essere “alla moda”, è una nostra prerogativa da sempre. La Terra è la nostra “mamma” e, in quanto tale, va rispettata in ogni momento. Dobbiamo tenere bene a mente il fatto che noi siamo degli ospiti. Troppo spesso, però, ce ne dimentichiamo».
Altri “cavalli di battaglia”?
«Ci piace approfondire e mettere in risalto tutto ciò che è “impresa” o, comunque, non è “passività”. Perseguire gli obiettivi con perseveranza è fondamentale, specie nel mondo del lavoro, dove questa attitudine risulta fondamentale per procedere con la giusta motivazione verso i traguardi prefissati. In questo senso, la provincia di Cuneo offre tanti esempi positivi».
Queste sensibilità come si traducono in concreto?
«Con inchieste e dossier. Non sempre, purtroppo, è possibile realizzarli, ma i servizi ampi e approfonditi sono i migliori strumenti per poter andare per davvero al centro delle questioni. C’è poi lo spazio offerto dall’editoriale, in cui, puntando su chiarezza e sinteticità, cerco di illustrare la nostra visione, i nostri ideali, il nostro desiderio di fare qualcosa di utile per la società in cui viviamo».
Alcuni esempi di reportage?
«Abbiamo curato un approfondimento sui problemi psicologici e neurologici causati dal “lockdown” nei più giovani, partendo dal progetto interregionale che ha come capofila l’Azienda Sanitaria Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo. Ancora più di recente, in occasione della Giornata Mondiale per l’Ambiente, abbiamo provato a fotografare la Granda dal punto di vista… ambientale».
Cosa è emerso?
«Che, pur vivendo in una realtà caratterizzata da tante importanti industrie, il contesto è restato prettamente rurale e attento all’ambiente. Il direttore generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto ha poi riferito che, proprio nel Cuneese, verrà sviluppato un progetto pilota che mira a studiare il benessere ambientale attraverso lo stato di salute delle api».
La squadra è con lei? In sostanza, remate nella stessa direzione?
«Sì, assolutamente. Siamo allineati, viaggiamo con le stesse… sensibilità. Era particolarmente attenta a questi aspetti anche la storica vicedirettrice della testata, Alessandra Witzel, scomparsa pochi mesi fa. Tra noi c’era un rapporto speciale: io mi fidavo ciecamente di lei, Alessandra, a sua volta, si fidava di me. Io ero la più anziana e, forse per questo, mi vedeva come un punto di riferimento con il quale confidarsi. Ha lasciato un grande vuoto, ma anche un bellissimo segno del suo passaggio. Ora possiamo contare, oltre che sulla storica e affiatata squadra di collaboratori, anche su due giovani stagiste che hanno iniziato con il piglio giusto».
L’innovazione tecnologia sarà di aiuto?
«Ho fiducia nell’innovazione: senza il progresso scientifico, ci illumineremmo ancora con le candele. Detto questo, non deve mai venire meno il buonsenso e, in un periodo di trasformazioni epocali come questo, occorre agire con responsabilità».
I lettori apprezzano la linea? Comprendono lo sforzo?
«Il nostro primo, timido, approdo sul web, avvenuto durante il “lockdown” con la pagina Facebook, ha fatto conoscere La Bisalta a un pubblico ancora più ampio. In generale, ci confermiamo come una sorta di “confessore laico”, una realtà con cui i cittadini amano confrontarsi e anche confessarsi. Siamo convinti, nel nostro piccolo, di poter fare qualcosa di utile, come le formiche. No, anzi, come le api, per restare in tema…».
Dove andranno queste api?
«Come dicevo, le nuove leve su cui abbiamo investito stanno dimostrando un grande potenziale. Intorno a loro e a questa nuova fase c’è ottimismo: tutto ciò ci porta a immaginare una nuova fase di crescita del giornale. Ovviamente nel segno, e i colleghi uomini non me ne vogliano, della sensibilità femminile».