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«Il pubblico deve potersi identificare in noi»

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Moglie di. Madre di. Figlia. Ma anche figlia di. Qual è la collocazione delle attrici in Italia? Troppo spesso costola di talento, ma pur sempre costola. E se certo teatro permette loro di accedere degnamente a ruoli maschili, se la scrittura di Shakespeare rende possibile qualunque licenza (si pensi che i ruoli femminili ai suoi tempi erano rivestiti da uomini) non lo stesso vale per il cinema. Dove le costole oltreché costole sono spesso rivedute e corrette e non sempre con l’autorizzazione delle costole stesse. E loro non ci stanno. In questi giorni Roberta Caronia e le sue colleghe ringraziano Kate Winslet che si è appena ribellata alla violenza di Photoshop rivendicando le sue rughe e la sua pancia. «Finiamola di consegnare ai nostri figli storie in cui le donne sono finte», dice Roberta «accessorie o schiacciate nell’angolo della perfezione virtuale. Abbiamo bisogno che il pubblico si possa identificare con noi e, anche se gli eroi piacciono a tutti, cominciamo a raccontare storie di donne vere, con tutti i loro difetti, con le quali le altre donne possano almeno paragonarsi».