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«Per il futuro occorre pianificare concrete azioni di sviluppo»

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In questi giorni Cia Cuneo ha convocato la propria dirigenza per richiamare l’attenzione su alcune questioni di attualità, anche di carattere politico-sindacale, che siano di stimolo per una concreta azione di sviluppo socio-economico.
Condividiamo con i lettori di Idea alcuni passaggi del documento di sintesi.

La presente per porre l’attenzione su alcune questioni che, come Cia Cuneo, riteniamo fondamentali per il futuro. La prima riguarda il recupero dei capannoni e la salvaguardia del suolo e dell’architettura paesaggistica. Certamente sono state fatte molte azioni in questo ambito, tuttavia riteniamo che, anziché incentivare nuove costruzioni talvolta usufruendo di contributi a fondo perduto o tassi agevolati bancari, potrebbe essere molto più proficuo per lo Stato promuovere il recupero di capannoni già esistenti, spesso dismessi o inutilizzati, non soltanto nel mondo agricolo.
In una società per la quale la logica del recupero, sotto ogni forma, è diventata elemento chiave anche di sviluppo economico, è necessario poter disporre di un piano in cui gli incentivi siano orientati alla rivalutazione e riattivazione degli immobili dismessi. Quindi Cia Cuneo chiede la possibilità di poter accedere da un lato a contributi a fondo perduto per ristrutturazioni e adeguamenti di capannoni, dall’altro a totali sgravi per quanto riguarda le tasse locali o immobiliari, per esempio Imu, Tasi…, per almeno 10 anni.
Un altro tema a cui da sempre Cia Cuneo è particolarmente attenta, perché fortemente connesso alla mission dell’Organizzazione, è il delicato problema delle pensioni minime e delle pensioni di invalidità, queste ultime spesso connesse all’indennità di accompagnamento. Come direttore provinciale Cia Cuneo, in totale accordo e sintonia con il presidente provinciale Claudio Conterno, farò attivare una campagna di sensibilizzazione per alzare i limiti minimi di queste categorie di pensioni. Aldilà della responsabilità sociale che dovrebbe orientare le azioni che si attuano nei confronti delle categorie più deboli, siamo rimasti allibiti quando abbiamo appreso che per lo Stato italiano un soggetto disoccupato, perché “non c’è lavoro” o “non lo trova” ma con tutte le potenzialità per poter lavorare, “non possa sopravvivere con meno di 780 euro mensili” mentre per una persona anziana e che ha lavorato tutta la vita, sono sufficienti 520 euro mensili. Eppure questi sono i dati che emergono se si paragona il valore del reddito di cittadinanza a quello di una pensione minima. Lo sconcerto aumenta se si prendono in considerazione coloro che hanno una invalidità riconosciuta al 100%: in questo caso, la persona che non ha capacità per adibire “alle normali azioni quotidiane” dovrebbe sopravvivere con 287,50 euro mensili.
La situazione diventa ancor più imbarazzante […] se si affronta il tema dell’indennità o pensione di accompagnamento: ai già lauti 287,50 euro si vanno ad aggiungere ben 522,10 euro! Con i nuovi bonus si può arrivare, tutto compreso, a 1.000 euro mensili per chi non è in grado di adempiere alle normali azioni quotidiane, cioè per coloro che non possono restare da soli. Ma se per aiutare queste persone nella quotidianità, e sottolineo Persone, che si trovano in condizioni di disagio certamente non per scelta, si assume una badante, il costo da sostenere tra stipendio e contributi supera abbondantemente i 1300 euro (considerando 40 ore settimanali); nel caso ci si avvalga di una struttura i costi cambiano di poco, o addirittura possono lievitare a seconda del livello di assistenza. Sono poi queste le persone che, abbandonate a se stesse e lasciate totalmente a carico della sanità pubblica e delle poche strutture che possano assisterle, ritroveremo in giro per le vie di paesi e città a mendicare sigarette e caffè, in condizioni di totale sporcizia e degrado. Per questi casi, più che per altri, è necessario intervenire.
Le pensioni di invalidità, specie se non ci sono altri redditi, dovrebbero raggiungere non solo i 780 euro ma almeno i 1000 euro, a cui si possa sommare l’assegno di accompagnamento che dovrebbe essere di pari importo”.
La dignità non è quantificabile e non può avere un prezzo. Non sono accettabili giustificazioni come la mancanza di fondi o stanziamenti da parte di uno Stato che sta erogando un reddito di cittadinanza di 780 euro, che elargisce per la terza volta un bonus (800 euro che si sommano ai 500 euro e 600 euro dell’anno passato) ad operai agricoli stagionali che spesso hanno lavorato, usufruito della disoccupazione e che non porteranno a reddito i 1900 euro dei bonus (quindi non ci pagheranno tasse).
Sottolineiamo che questi provvedimenti hanno portato un costo, solo per l’ultima tranche, di oltre 1 miliardo di euro per lo Stato italiano e in totale si supereranno i 2 miliardi di euro.
Cia Cuneo si impegna a fare tutto il possibile per poter cambiare queste situazioni e porterà questi temi all’attenzione della dirigenza Cia a livello regionale e nazionale.