«Il nostro tempo è sempre incerto perché, essendo caratterizzato dal divenire, è un segno di impermanenza. Ritengo che fosse altrettanto incerto per l’uomo delle caverne, per gli antichi romani e per chi negli anni ha vissuto un qualsiasi momento di benessere e lo ha visto scomparire inghiottito dagli eventi. Dunque il Buddhismo dovrebbe rispondere a ogni tipo di domanda esistenziale perché è nato proprio con lo scopo di insegnare all’uomo il modo per liberarsi dalla sofferenza. E la sofferenza è “una” anche se ognuno la percepisce in relazione alle proprie condizioni: ansia paura, stress, attaccamenti di ogni tipo, gelosia, miseria materiale o morale. Soffre di più un padre che non ha i mezzi per sfamare i figli o un “playboy” che non ha i soldi per comprarsi la Ferrari? Sono tutti e due travagliati e non dormono la notte. Il Buddhismo ha una risposta per entrambi e credo che ne abbiano anche tutte le altre grandi religioni», spiega il Lama Paljin Tulku Rinpoce. «Il Buddhismo è incentrato sull’addestramento della mente. Un buon praticante dovrebbe saper sviluppare una costante vigilanza sui propri pensieri, sulle proprie parole e sulle proprie azioni cercando di orientare la mente verso l’altruismo e la compassione. Essere buddhista nella vita di tutti i giorni vuol dire avere la mente serena e diffondere sempre intorno a sé armonia e gioia. Un buddhista che non ride, non fa la differenza».