Era il 1983 quando il film “Sudden Impact” (letteralmente “impatto improvviso”) veniva immesso sul mercato cinematografico italiano con un titolo che è frutto di una libera interpretazione, ma che esprime bene il senso dell’opera: «Coraggio… fatti ammazzare». Brutale quanto il soggetto del film: è la storia della vendetta che anima una donna vittima, anni prima, di una violenza da parte di un gruppo di uomini, lei li rintraccia e li punisce uno a uno. L’ispettore Harry Callaghan, intanto, prima di occuparsi del caso, fa in tempo a uccidere circa una decina di persone. E alla fine, dopo altre sparatorie e uccisioni, eviterà alla donna di finire in carcere. Film diretto e interpretato da Clint Eastwood, l’uomo dagli occhi di ghiaccio (come il texano di un altro suo film) e la faccia spigolosa, pistolero implacabile dal western alle periferie americane. Film violento, sulla scia di anni altrettanto difficili, per identificare un personaggio e un genere. Ma non finisce qui il mondo di Eastwood.
Qualche settimana fa l’attore, regista e musicista (ama il jazz), ha festeggiato il suo 91o compleanno. Una clip sui social lo mostrava seduto al tavolo con davanti una torta tutta per lui e con il peso degli anni reso evidente dai movimenti rallentati. La tenerezza di quelle immagini cozza con la leggenda del suo personaggio, duro e spietato interprete di uno stile di vita americano che fonda le sue origini nel “tutti contro tutti” dei primi coloni, nella difesa del proprio territorio, ma anche nell’attenzione spasmodica ai valori autentici della vita, ai buoni sentimenti che si affermano sempre dopo un percorso di espiazione, dopo mille rinascite.
Da un estremo all’altro. Ma in realtà il personaggio è passato da numerose svolte. La più importante è proprio quella che lo lega all’Italia. “Per un pugno di dollari” è il film di Sergio Leone che lanciò definitivamente l’attore californiano nell’Olimpo del cinema internazionale. Il successo arrivò inaspettato. Clint accettò il ruolo e un ingaggio inizialmente al ribasso, non voleva neppure adeguarsi al sigaro previsto dal copione: non ha mai amato fumare. Ma fu la sua fortuna, perché stava nascendo un personaggio che avrebbe fatto epoca e che, dismesso il cappello da cowboy, avrebbe trovato nuova vita nel genere poliziesco con la serie già citata dell’ispettore Callaghan.
Da Leone a un altro regista iconico: Don Siegel. Per Clint fu un’altra illuminazione con piena sintonia anche sui valori. Stesso spirito anarchico, libertario e anticonvenzionale. Certo, una visione molto americana che in Italia è stata sintetizzata spesso politicamente come una posizione di destra.
Ma l’ultima svolta di Clint coincide con una sensibilità d’autore e di regista davvero notevole e non classificabile secondo categorie politiche. O, nel caso, non su quel versante. Merito dei suoi approfondimenti su temi come l’amicizia, il razzismo, l’antimilitarismo, il diritto alla vita, il riscatto, la vecchiaia. Con episodi straordinari come “Mystic River” (sul tema degli abusi sessuali) o “Million Dollar Baby” (l’eutanasia) in cui evidenzia la sua straordinaria e sorprendente delicatezza. Fuori una scorza, dentro un uomo buono.